Salone del Libro di Torino, i giovani del Bookstock Village dialogano con il giornalista italo siriano Shady Hamadi.

Come vede la questione siriana un italo siriano di cultura araba.

Con il suo libro “Esilio dalla Siria- Una lotta contro l’indifferenza”, il giornalista italo siriano Shady Hamadi ha cercato di dare una spiegazione, specialmente per i giovani, del perché esiste la guerra in Siria; una guerra che potrebbe scardinare in modo devastante  l’equilibrio politico internazionale e che ha costretto all’esilio oltre 11 milione di persone.

Shady che oggi è un giornalista del “Fatto Quotidiano”, nato a Milano nel 1988 da padre siriano e madre italiana e che  è stato condannato all’esilio politico dal suo Paese, parla dell’incomprensione internazionale che si concentra soltanto sugli attacchi dell’Isis mentre invece si dovrebbe chiedere il perché in Siria sia ancora in corso da molti anni una guerra civile.

Ricordiamo che la guerra civile siriana ha avuto origine nell’ambito delle primavere arabe con gli scontri tra gli oppositori e le forze governative; le proteste iniziali avevano l’obiettivo di costringere alle dimissioni  il presidente Bassar Al-Asad, che rappresentava la struttura istituzionale monopartitica del partito Ba’th.

Nato da una origine politica, il conflitto interno al Paese ha visto l’inserimento di una forte componente estremista di stampo salafita, mentre i dirigenti del partito Ba’th appartengono alla comunità  religiosa alawita:  siamo quindi in presenza di un conflitto politico religioso. 

Nell’incontro con i giovani dell’Arena Bookstock, nel primo giorno del Salone di Torino, Shady ha lanciato un  appello ai visitatori della kermesse torinese, ma esteso a tutti gli europei, affinché si rendano conto del tremendo dolore del popolo siriano, un popolo che è oggi convinto di essere stato abbandonato, che vede gli interventi internazionali più improntati al salvataggio della parte culturale del Paese e delle sue ricchezze a partire da Palmira, ma che  dovrebbe invece prendere in considerazione il fatto che sono già morti oltre mezzo milione di siriani.

Dice Shady: non so imbracciare un kalashnikov, ma so imbracciare bene la penna e quella per la Siria è una battaglia culturale.

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Articolo pubblicato il 13/05/2016