Le scelte difficili per la UE

Dalla Brexit all’euroscetticismo: il difficile rapporto tra Istituzioni e cittadini europei

Continua ormai inesorabile da molti anni la sfilza di problemi che minano il rapporto tra Unione Europea e cittadini, con molte questioni irrisolte e poche risposte convincenti.

Il 23 giugno, i cittadini britannici dovranno scegliere se restare o meno all’interno della UE, un dilemma che riempie le pagine dei giornali da diversi mesi.
Una eventuale vittoria dei “sì” potrebbe portare a implicazioni economiche importanti e non solo per la Gran Bretagna, ma per tutta l’Unione Europea.

Sarebbe, infatti, la prima volta in cui un Paese dell’Unione decide di abbandonare la nave, con la conseguenza che per ben due anni (tempo necessario per l’uscita ufficiale) il Regno Unito si troverebbe nella condizione di dover definire il nuovo status così come prevede l’articolo 50 del Trattato.

L’uscita della Gran Bretagna darebbe un segnale negativo a livello internazionale, dal momento che chi si fiderebbe di eventuali eurobond di un’area in cui disoccupazione e uscite anticipate di Paesi rappresenterebbero l’insuccesso dell’Unione Europea?

Infatti, oltre alla Gran Bretagna, anche la Grecia è a forte rischio uscita. Per il momento il suo abbandono forzato è stato scongiurato grazie quando i creditori (UE e Fondo Monetario Internazionale) si sono messi d’accordo per un nuovo prestito, purché il Paese dimostri di portare avanti le giuste riforme.

Pochi giorni dopo il referendum inglese, vi saranno le elezioni in Spagna. Se dovesse uscire vincente il partito Podemos, di sinistra ma fortemente critico nei confronti delle Istituzioni Europee per via delle politiche di austerità, i suoi rappresentanti potrebbero portare avanti politiche per la creazione di un fronte costituito da quei Paesi debitori rispetto agli altri.

C’è poi da non dimenticare il traballante accordo di Schengen, quello che prevede l’abolizione del controllo alle frontiere, che, a causa della forte immigrazione dai Paesi del Nord Africa, ha visto la sua temporanea sospensione ad opera di Austria, Danimarca, Svezia e Slovenia, facendo venir meno uno dei presupposti fondamentali per l’Unione Europea, ossia la libera circolazione di merci e cittadini.

Tra i problemi ancora in discussione, anzi diremmo irrisolto, c’è quello sulla unione bancaria, che ad oggi risulta più che mai incompiuta, dal momento che manca uno dei tasselli fondamentali, ossia il sistema unico di garanzia sui depositi per tutelare i correntisti in caso di crisi bancarie (basta vedere cosa è accaduto in Italia per il caso Etruria).

Tra una Gran Bretagna che potrebbe lasciare l’Unione Europea e una Germania che, senza proporsi nel ruolo, diventerebbe più che mai egemone contro il volere degli altri Stati membri, il vecchio continente si avvia verso un nuovo periodo di indecisionismo, proprio in un momento in cui tra immigrazione, attentati islamici e crisi occupazionale, ci sarebbe bisogno di grande coesione all’interno dell’Occidente.

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Articolo pubblicato il 19/06/2016