Scontro fra treni in Puglia, cronaca di un'Italia divisa in due

L'alta velocità al nord e collegamenti ferroviari antidiluviani al sud. L'eterna storia di un Paese che vive e viaggia a doppia velocità

La notizia dell'incidente ferroviario avvenuto in Puglia e costato la vita a ventisette persone sta in queste ore monopolizzanto l'attenzione dell'opinione pubblica nazionale ed internazionale. In breve tempo la storia della dinamica dell'incidente ha fatto il giro del mondo, portando alla luce quello che è un problema che attanaglia il nostro Paese da tempo immemore.

Mentre qui al nord ci picchiamo del traguardo raggiunto con l'alta velocità che ci permetterà di viaggiare da Milano a Roma in meno di un'ora, al sud la situazione è quasi da medioevo.

Tra treni dalle carrozze ormai vetuste e binari creati in veri e propri fazzoletti di terra ricavati da spazi assai angusti, pare di essere in un Paese diverso dall'Italia.

Sia chiaro, i disservizi ferroviari ci sono anche qui al nord. Anche in quei servizi che dovrebbero offrire qualcosa di qualità assai diversa, visto il prezzo del biglietto. E nonostante tutto ci si trova a bestemmiare contro il tabellone degli arrivi e delle partenze perchè il treno su cui si deve salire accumula ritardo con la stessa facilità con cui noi respiriamo.

Per non parlare dei servizi ferroviari considerati "normali", materiale assai fertile per storie di tutti i tipi che i pendolari devono (ahiloro) vivere quotidianamente sulla loro pelle. E se il servizio di trasporto ferroviario tradizionale non è dei più eccelsi qui al nord, figuriamoci giù al sud che purtroppo deve combattere ogni giorno con situazioni simili.

Lo schianto che ha visto protagonisti due convogli ferroviari tra le zone di Andria e Corato è proprio l'esempio più lampante di questo eterno disagio. Il disagio di un'Italia che vive e lavora a doppia velocità.

Un'Italia intenta ad andare troppo di fretta perfino per poter guardare in faccia le persone che salgono su un treno e una costretta a proseguire con eccessiva lentezza perchè così gli viene imposto.

Mentre la scuola del giornalismo del dolore trova terreno fertile in questa ennesima tragedia per poter far vendere copie dei giornali nelle edicole o registrare il picco di ascolti nello speciale di questo o quell'altro telegiornale. Mentre decine e decine di vite sono state spezzate nella trama di una quodianità eccessivamente permissiva che ha deciso per loro, senza possibilità di appello.

E via con la grande giostra della demagogia italiana, dove tutti siamo degli esperti tuttologi pronti a sputare sentenze e ad appiccicare etichette a ripetizione giusto per avere qualcosa da dire facendo a gare per dirlo al posto giusto e nel momento giusto.

Si analizzano i secondi prima del grande impatto, si ascoltano i racconti dei supertisti e si piangono i morti. Il tutto in quella che viene definita come la grande era tecnologica, nella quale vogliamo portare l'uomo su Marte e dove facciamo uscire oggetti tecnologi sempre più intelligenti e sofisticati.

Per un banale e crudele scherzo del destino proprio l'intervento un pò più presente e deciso di quella tecnologia che è in grado di salvarci la vita molto probabilmente avrebbe potuto evitare questa sciagura.

Il tutto è avvenuto perchè uno dei due treni si trovava sul binario sbagliato al momento sbagliato, a causa di una mancata comunicazione tra capotreni che sarebbe dovuta avvenire telefonicamente. Vite tragicamente deragliate per una telefonata che non ha avuto luogo e che sarebbe potuta essere provvidenziale.

In tutto ciò le istituzioni sono impegnate, come sempre accade in questi casi, a trarre propaganda da questa tragedia. Con il Ministero dei Trasporti che ha promesso (pensate che non lo avesse fatto!) di inviare un'ispettore sul luogo del disastro. Ovviamente a cose fatte e quando ventisette persone ci hanno rimesso la vita.

L'intera vicenda finirà tristemente incastrata tra gli arruginiti meccanismi della burocrazia, terrà desta l'opinione pubblica per i prossimi giorni a venire fino a quando non ci sarà una nuova tragedia di cui parlare e sulla quale speculare. Come già trsitemente avvenuto per la strage di Viareggio nel 2009. La situazione continuerà ad essere tristemente sempre la solita.

Passeranno gli anni e le mode, cambieranno i governi e il modo di vivere ed intendere la vita ma, purtroppo, il Belpaese continuerà a viaggiare sui binari unici della doppia velocità che continua a farsi grandi beffe dell'Unità d'Italia.

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Articolo pubblicato il 15/07/2016