Olimpiadi di Rio, la macchina organizzativa č un disastro completo

Dalle acque inquinate di Rio agli atleti sospesi per doping, passando per i problemi di politica interna brasiliani. E la domanda sorge spontanea: era veramente il caso di disputarle?

Tra pochissimi giorni prenderanno il via i Giochi della XXXI Olimpiade dell'era moderna, che si terranno a Rio De Janeiro dal 5 al 26 agosto. E se prima di un evento sportivo di questa portata il cosiddetto spirito olimpico dovrebbe accompagnarci nell'atmosfera della manifestazione, di sicuro ricorderemo questa edizione per il lungo strascico di polemiche che in questi giorni stanno assumendo connotati sempre più grotteschi.

Qualche settimana fa, all'arrivo delle varie delegazioni nelle strutture del Villaggio Olimpico, la situazione era abastanza drammatica. Gli appartamenti degli atleti non erano ancora pronti e il comitato organizzatore dei Giochi, ammettendo il disservizio, ha promesso che avrebbe fatto lavorare i propri operai 24/24 h per cercare di risolvere il problema.

Tramutando il tutto in situazioni di lavoro insostenibili. E mentre l'Australia si è rifiutata di far sogiornare i propri atleti in una struttura che presenta gravi problemi dal punto di vista idraulico, elettrico e del gas il Coni si è visto costretto ad appaltare lavori dell'ultimo minuto ad idraulici, eletticisti e muratori.

E c'è anche preoccupazione per la salute degli atleti. Un recentissimo studio condotto dall'agenzia di stampa Associated Press ha rilevato che le acque di scolo di Rio contengono una quantità di virus e batteri tali da risultare un serio pericolo per la salute di atleti e turisti.

Le acque del lago Rodrigo Freitas e Gloria Marina sono quelle in cui dovrebbero competere i canottieri e nelle quali sono stati rilevati allarmanti livelli di inquinamento, dovuto alla presenza di liquami e feci stagnanti.

Se prendiamo anche in considerazione la diffusione del virus Zika, i problemi sanitari si prospettano anche per i numerosi turisti che si apprestano ad invadere Rio per seguire i giochi e affollare le paradisiache spiagge di Copacabana e Ipanema.

Da non dimenticare è anche la polemica che ha visto coinvolto il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, dapprima fermamente convinto nella decisione di impedire agli atleti russi ritenuti positivi ai controlli antidoping di gareggiare alle olimpiadi brasiliane. Salvo poi tornare sui suoi passi, probabilmente per evitare di far fronte ad una crisi diplomatica dalla portata storica.

In tutto questo non bisogna dimenticare anche il ruolo della discussa presidentessa brasiliana Dilma Rousseff. La Camera dei Deputati brasiliana ha intrapreso nei confronti della Rousseff il procedimento di messa in stato di accusa poichè ritenuta responsabile di aver truccato di dati sul deficit di bilancio annuale.

Attualmente è stata sospesa dal suo incarico ed ha dichiarato che non sarà presente alla cerimonia di apertura dei Giochi in quanto non vuole partecipare alla cerimonia in veste di un ruolo secondario.

E non avranno voce in capitolo neanche le persone che vivono in situazioni di degrado nelle favelas di Rio, nei quartieri martoriati dalla povertà e dalla criminalità. Il tutto verrà suddiviso da un muro per cercare di impedire al mondo di vedere con i propri occhi una situazione che stride di molto con il presunto spirito umanitario dei Giochi Olimpici, in cui tutti dovrebbero essere uguali ed uniti nello sport.

Perchè il CIO e gli sponsor che stanno dietro alla manifestazione non fanno qualcosa per cercare di portare un segnale concreto anche in quelle realtà assai distanti da quel mondo che starà sotto i riflettori per tutta la durata delle Olimpiadi?

E mentre gli occhi del mondo sono puntati sul Brasile e sui suoi problemi politici interni non sarà di certo lo sport a prevalere su tutta questa lunga lista di polemiche e scandali. Era dunque necessario disputare le Olimpiadi in questo clima di caos che nulla ha che fare con lo spirito olimpico?

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Articolo pubblicato il 03/08/2016