Torino perde anche il Salone del Libro. Diventerà presto il dormitorio di Milano?

Genesi di un problema storico della nostra città, incapace di tenersi stretta le sue eccellenze

Non è certo una novità: se a Torino si crea un qualcosa che in qualche modo diventa un'eccellenza o motivo di vanto per la città, state pur certi che qualcuno in un modo o nell'altro sarà in grado di portarcelo via.

L'ultimo caso recente ha visto il Salone Internazionale del Libro, manifestazione in grado di catalizzare un afflusso importante di turisti e di investitori nella Torino post Fiat, a favore della più internazionale Milano da bere.

Vuoi un pò per mancanza di mordente delle classi dirigenti che si sono susseguite alla guida del capoluogo piemontese, vuoi un pò per la tradizionale indole da bogia nen che abbiamo noi torinesi da secoli, lentamente sono sparite dalla nostra città alcune delle eccellenze che ci hanno fatto conoscere a livello nazionale ed internazionale.

Di certo non perchè noi torinesi siamo cattive persone, s'intende. Ma neanche così di buon cuore da regalare qualsiasi cosa al primo che passa. Per noi lo fanno politici e sindaci, non in grado di battersi per la città che governano.

Perchè taluni troppo impegnati a fare avanti e indietro da Roma o altri perchè con un'ideologia politica troppo lontana dalle crude regole della realtà dei fatti.

Concedetemi un momento di puro campanilismo per ricordare società nate a Torino e poi esportate altrove, come ad esempio la Rai, nata qui come EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) e poi trasferita a Roma senza troppi complimenti.

Per non parlare dell'allora STIPEL, poi divenuta SIP ed oggi Telecom, nata nel capoluogo sabaudo e poi trapiantata anch'essa nella Capitale.

E l'esempio più eclatante è il trasferimento di quella che una volta era chiama FIAT, oggi FCA Automobiles. Torino perde quindi la sua secolare vocazione di città industriale. E tutt'ora sta ancora cercando la sua nuova e moderna dimensione.

Ma come si può cercare una nuova destinazione d'uso in una città che è oggetto di saccheggio continuo da parte delle altre città? Con una classe dirigente incapace di battersi per il bene della città e del suo futuro?

La vocazione turistica che in questi anni la nostra città ha riscoperto non basta per cercare di risollevare le sorti di una Torino affascinante ed in grado di entrare ben presto nel cuore dei turisti, ma che ancora fatica a trovare il suo giusto posto in Italia e nel mondo.

E in questi anni non sono mancate neanche le voci di corridoio che volevano il Museo Nazionale del Cinema, situato presso la Mole Antonelliana, in procinto di raggiungere altri lidi diversi da quelli torinesi.

Saremo davvero destinati a diventare il dormitorio di Milano? E saremo costretti a fare la fine di Detroit, città americana dell'automobile gemellata con la nostra, caduta in una crisi che ne ha prosciugato le casse fino a ridurla in bancarotta e la cui ripresa è stata sbandierata numerose volte dai profeti della rinascita?

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Articolo pubblicato il 04/08/2016