Olimpiadi di Rio: ritratto dell'Italia sportiva che non vive di solo calcio

Le varie medaglie ottenute dagli atleti azzurri dimostra che è vivo nel Belpaese uno spirito sportivo in fermento. E non tutto ruota attorno al Dio Pallone.

C'era una volta l'Italia in cui la seconda religione pagana veniva professata non da preti e sacerdoti ma da strapagati calciatori e i luoghi di culto erano gli stadi. Per carità, è una realtà ancora ben salda e consolidata.

Ma dando uno sguardo alla XXXI edizione delle Olimpiadi dell'era moderna che si andrà ad archiviare nel corso della prossima settimana lo sport azzurro ne esce davvero a testa alta.

Nonostante tutte le critiche che hanno accompagnato l'inizio di questi giochi olimpici e un'organizzazione che ha scricchiolato sotto tutti i punti di vista almeno lo spirito sportivo ha portato a casa dei risultati che fanno ben sperare per l'Italia sportiva.

Arrivano dunque segnali positivi in quello che tradizionalmente era considerato un Paese che ha fatto del calcio la sua seconda religione, additando i giocatori come i nuovi profeti di questo secondo culto di massa.

Ma il tutto ha vita breve: con il campionato di Serie A che prende il via il 20 agosto l'attenzione dello sportivo italiano medio tornerà sulla squadra del cuore e su quanto sia realmente stata efficacia la campagna acquisti fatta durante il periodo estivo.

Le vittorie e le varie medaglie conquistate nel Judo, nella scherma, nel nuoto, nel tiro, nel ciclismo su pista diventeranno un fulgido ricordo di gloriosi fermi immagini passati sugli schermi delle televisioni nei bar dei lidi estivi in cerca di qualcosa di rinfrescante per migliorare la calura pomeridiana.

Però un segnale positivo rimane: la voglia di una parte di italiani di uscire da quello che uno degli steriotipi li rilega sportivamente e tradizionalmente legati al Dio Pallone e ai suoi loschi retroscena.

Quasi un desiderio collettivo di spingersi a conoscere nuove discipline dove il vero lavoro e il sacrificio vengono realmente premiati e non dove si ricevono delle cifre astronomiche per calciare una sfera di cuoio e aria.

E chi lo sa che proprio quel bambino che magari a settembre si ritroverà a scegliere una disciplina sportiva diversa dal calcio non sia un futuro medagliato olimpico in uno di quegli sport definiti (erroneamente) minori?


Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 21/08/2016