La legione perduta di Marco Licinio Crasso

Un mistero ancora irrisolto

La legione perduta di Marco Licinio Crasso

Il trentanovenne Song Guorong vive in una località chiamata Lijian nella provincia orientale del Gansu, in Cina. È alto 1,82 metri ed ha un naso aquilino, occhi grandi e profondi come pure capelli biondi e ricci fino alle spalle. Dice che nel distretto ci sono almeno cento individui che gli somigliano. Un suo parente è più alto di lui ed ha occhi azzurri. Alcuni bambini del villaggio hanno pelle bianca e somigliano a bambini europei. Anche gli usi e costumi tipici di queste zone rimandano ad antiche abitudini in uso nell’Impero Romano. Il più interessante è il sacrificio dei buoi.

Ma facciamo un passo indietro.

Anno 53 a.C. nei pressi di Carre, l’odierna Harran in Turchia, Marco Licinio Crasso, che fu triumviro insieme a Pompeo e Giulio Cesare, incorse in una disastrosa disfatta in una delle battaglie contro i Parti. Egli stesso venne ucciso. Nonostante la superiorità romana i Parti ebbero la meglio: la legione di Crasso venne sbaragliata dagli arcieri e dalla cavalleria dell’esercito orientale. Quando 33 anni dopo i Romani tornarono da vincitori nel territorio dei Parti, chiesero la restituzione dei prigionieri ancora in vita dell’esercito di Crasso. Ma soltanto pochi di essi furono ritrovati, degli altri nessuno seppe dire quale ne fu la fine, diverse migliaia mancavano all’appello.

Nella “Storia della dinastia occidentale Han” scritta da Ban Gu, storico della dinastia orientale Han, si accenna ad una spedizione di Gan Yanshou e Chen Fang, due generali delle truppe della dinastia occidentale Han stanziate nelle regioni occidentali cinesi nel 36 a.C. Secondo queste fonti i due generali con oltre 40.000 soldati, guidarono una spedizione contro Zhizhi (oggi Dušanbe in Kazakistan).

Lì scoprirono una città circondata da enormi blocchi di legno ed un forte esercito che si dispose, con scudi circolari, in formazione a “scaglia di pesce”. Nel suo studio “A Roman City in Ancient China”, lo statunitense Homer H. Dubs affermò che soltanto le truppe romane costruivano fortezze con grossi blocchi di legno e combattevano “ a testuggine”, cioè in formazione a scaglie. L’esercito Han assalì la città e conseguì la vittoria. Catturò oltre 1.500 soldati e li deportò in Cina. L’imperatore Yuandi ordinò di condurli nel distretto di Fanmu e di costruire un distretto separato col nome di Lijian, e Lijian era il nome con cui i cinesi antichi denominavano l’Impero Romano.

Alcuni rilievi confermarono la presunta origine romana dei villaggi del distretto di Lijian, sia per i rilievi archeologici stessi, sia perchè riferiti all’aspetto particolare degli abitanti della zona. Gli archeologi infatti, con grande sorpresa, scoprirono che molte persone mostravano tratti somatici mediterranei, come ad esempio naso adunco, orbite profonde, capelli biondi e ricci e statura alta e imponente. All’esame del Dna è stata riscontrata la loro origine caucasica per il 58%.

Tutto sembrerebbe coincidere con la misteriosa scomparsa di migliaia di legionari romani dopo la disfatta di Carre del 53 a.C con i soldati che, vistasi irrimediabilmente sbarrata la strada del ritorno, finirono per riparare in Cina e per fondersi poi con le popolazioni locali. Tesi affascinante ma ancora lontana dall’essere provata. Certo però che gli indizi in tal senso non mancano.

 

 

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Articolo pubblicato il 07/02/2017