Il punto sullo storico piano Junker per la ripresa in Europa.

Il 2017 dovrebbe essere l'anno dell'attuazione dell'Unione dell'energia. Per centrare gli obiettivi 2030 servono investimenti per 379 miliardi.

 

Quando nella seconda metà del 2014 venne annunciato, l’Investment Plan for Europe o Piano Juncker si caratterizzava per un insieme di interessanti novità rispetto alle politiche fino a quel momento adottate in Europa.

Innanzitutto si spostava lo sguardo dal breve al lungo periodo,  si intendeva intervenire poi sulla componente degli investimenti, largamente colpita dalla crisi finanziaria e  infine rappresentava l’unica iniziativa interessata ad una politica fiscale aggregata, come il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi aveva sottolineato.

Per riuscire a movimentare l’ammontare programmato si è creato un Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS), ovvero un fondo di garanzia di 21 miliardi finanziato per 16 miliardi dalla Commissione UE e per 5 miliardi dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Il successo del piano non dipenderà quindi dalla quantità di risorse, piuttosto limitata, ma dalla qualità della finanza offerta.

Attraverso una serie di prestiti e di garanzie per progetti con un profilo di rischio più alto la Commissione spera di attuare un effetto moltiplicatore 1:15, trasformando quindi ogni euro prestato o posto a garanzia in quindici euro spesi in investimenti. In questo modo il FEIS, grazie a capitali privati, punta a finanziare sia piccole e medie imprese sia progetti nel campo delle infrastrutture, in particolare la banda larga, le reti energetiche, il trasporto, nell’istruzione e nella ricerca.  

L'accordo raggiunto  a Cipro nello scorso mese di dicembre, sancisce l'impiego del FEIS a favore degli investimenti in tutta l'Unione europea.

La Commissione europea ha raccolto  con favore l'accordo di Cipro, in base al quale il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) sostiene  gli investimenti, l'occupazione e la crescita in tutti e 28 gli Stati membri dell'Unione.

Jyrki, Vicepresidente della Commissione Europea e Commissario responsabile per l'occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha dichiarato: "Il FEIS si è già rivelato in passato uno strumento fondamentale per favorire la ripresa degli investimenti in maniera sostenibile nel lungo periodo. L'accordo di Cipro pone un maggiore accento sul miglioramento della copertura geografica del FEIS, che rimane una priorità. Ci auguriamo che altri accordi seguano, in modo da favorire l'accesso delle PMI cipriote ai finanziamenti. Ora siamo dunque chiamati, insieme alla BEI, a raddoppiare gli sforzi già profusi per consolidare il successo del FEIS nel favorire l'occupazione e la crescita".

Il presidente della Banca europea per gli investimenti, Werner Hoyer, ha dichiarato: "La firma dell'accordo di Cipro rappresenta un pietra miliare per il Gruppo BEI. L'uso innovativo della garanzia di bilancio BEI-UE sta producendo risultati in tutti gli Stati membri dell'UE. Il FEIS si basa sul forte impegno del gruppo BEI in un'ampia gamma di settori e si avvale di una serie di prodotti finanziari in tutta l'Unione europea. Il FEIS continuerà a guidare la nostra ambizione di aprirci a nuovi partner finanziari per raggiungere nuovi progetti e PMI che hanno bisogno di finanziamenti." 

Molte belle parole, ma dal 2014 fatti risibili; a breve avremo però un importante riscontro perché il 2017 dovrebbe essere l'anno dell'attuazione dell'Unione Energetica entro la primavera; per centrare gli obiettivi 2030 servono 379 miliardi di euro: vediamo come va a finire.

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 08/02/2017