Trump ha iniziato la seconda deregulation della regolamentazione bancaria USA.

Trump ha iniziato la seconda deregulation della regolamentazione bancaria USA.

Saranno sostituiti i responsabili delle agenzie che si occupano della regolamentazione finanziaria.

La scorsa settimana il presidente americano ha firmato un documento per chiedere la revisione del Dodd-Frank Act, la normativa post crisi finanziaria, che ha guidato le azioni della Banca Centrale Americana (FED).

Quella normativa fu fermamente voluta dal past presidente Obama, onde promuovere una stretta e completa regolazione della finanza affinché non si avverassero più in futuro crisi  finanziarie distruttive e allo stesso tempo, aumentare la tutela del sistema economico nazionale e quindi dei consumatori.

Bisogna però sottolineare che i requisiti patrimoniali delle banche americane non sono stabiliti dal Dodd-Frank Act, ma sono definiti da altri regolatori, con al primo posto la FED, e sono anche vincolati da accordi bancari a livello internazionale; l’amministrazione Trump può però influenzare in via indiretta alcuni requisiti attraverso le nomine degli organismi di regolamentazione.

Sotto un altro aspetto, un ammorbidimento della normativa potrebbe essere positivo per il settore bancario in termini di efficienza  di capitale e di gestione dei costi e la possibilità di remunerare il capitale è sempre stata fondamentale per le decisioni di investimento. Sbloccare il capitale sarebbe un vero regalo per le banche americane che potrebbero remunerare gran parte del capitale attraverso un aumento dei dividendi utilizzando il Buy-back ( riacquisto di azioni proprie), incrementando così gli utili per azione.

Questo intervento potrebbe quindi rappresentare una buona notizia per i mercati finanziari che guardano all’aumento dei profitti del settore, ma allo stesso tempo potremmo assistere all’aumento dei rischi presi dagli istituti bancari ,come avvenuto nei mesi precedenti allo scoppio della crisi attuale.

Sicuramente, se Trump approfondirà la sua azione di deregolamentazione, salteranno tutte le azioni e gli accordi in corso per attuare una comune normativa bancaria tra USA e UE e assisteremo ad una liberalizzazione finanziaria che favorirà il sistema americano a scapito di quello europeo.

Non secondario il fatto che le banche americane hanno bilanci decisamente più solidi di quelle europee che scontano ancora i problemi creati dalla crisi in corso ma anche da problematiche endogene; per fare un esempio, a deregulation completata, le sei più importanti banche americane,  potrebbero distribuire agli azionisti, circa 100 miliardi di dollari nel corso del tempo, con dividendi e buy back; inoltre questo gruppo vanta un eccesso di capitale rispetto alle normative di oltre 100 miliardi di dollari.

Le prossime settimane saranno decisive: se il presidente americano  andrà fino in fondo con una pesante revisione del sistema dovrà poi avere il consenso del Congresso, che nonostante la maggioranza repubblicana, corre comunque dei rischi tecnici che dovranno essere aggirati sull’esempio dell’approvazione della storica riforma sanitaria di Obama.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 14/02/2017