Rubrica " L' Avvocato del diavolo"

Vizi privati e pubbliche virtù italiche

Il libero arbitrio nel caso di morte volontaria del cittadino italiano

In molti Paesi europei, come in Belgio, Olanda e Svizzera l' eutanasia è permessa e riconosciuta dalla legge di quei Paesi. Il caso recente del decesso del DJ Fabo ha riportato a galla la gravosa tematica di questa decisione che, peraltro, dovrebbe essere di pertinenza del singolo individuo e non solo di uno Stato che decide per lui.

Non volendo entrare nelle disquisizioni sulla liceità o meno dell' eutanasia, tuttavia si avverte in generale in Italia un diffuso malessere non appena casi come quest' ultimo vengono riportati sui media, i quali mal sopportano che vi sia un vuoto legislativo non ancora regolamentato - o non voluto regolamentare - su questo argomento.

Che sia lecito e ammissibile che uno Stato non possa permettere, come dice il presidente italiano Mattarella, l' interruzione della vita di un cittadino si può capire. Un medico chiamato a premere il bottone che toglie la vita probabimente non sarebbe accettato in Italia,  troppa la responsabilità morale e il peso da sopportare per un' azione del genere nel caso dell' eutanasia. Sarebbe chiamato il " dottor morte" e quindi detestabile dalla società civile che è venuta a strutturarsi negli anni in Italia. D' altronde lo Stato italiano, attraverso la sua dirigenza ed i suoi funzionari, è tenuto a proteggere la salute e la vita di chiunque. Siamo molto meno d' accordo sul fatto che non vi sia ancora una legge sull' interruzione delle cure terapeutiche e dell' alimentazione forzata nel caso in cui un malato non vi voglia ricorrere, protocollo che va sotto il nome di " Testamento biologico".

E' una questione di libero arbitrio che persino la religione cattolica, così inflessibile attraverso i suoi dogmi, riconosce ad ogni individuo nel caso che egli voglia decidere, sotto la sua sola responsabilità, cosa sia giusto o sbagliato per lui, sopportandone le conseguenze compresa la morte.

Stiamo assistendo cioè all' ennesimo caso in cui lo Stato italiano non è un' entità autonoma, ma è un vero e proprio Stato confessionale, che si conforma ad un' etica permeata di religione cattolica. Come vedremo più avanti, il libero arbitrio però è stato codificato nel Catechismo cattolico, e dà la massima libertà di decidere per sé stesso ad ogni individuo. Quindi non si capisce perchè, almeno nel caso di interruzione delle cure terapeutiche e dell' alimentazione forzata, lo Stato sia ancora più realista del re come conservatore della morale cattolica, e non si sia ancora corretta questa violazione della libertà dell' individuo, sancita dalla Costituzione italiana.

Nei prossimi giorni verrà discussa in Parlamento la legge sul " Testamento biologico". Come al solito, ne vedremo delle belle.

L' associazione Luca Coscioni così scrive sull' argomento:

Il 24 ottobre 2008 è stato approvato dal Comitato nazionale di bioetica il parere su Rifiuto e rinuncia consapevole al trattamento sanitario nella relazione paziente-medico” il quale ha fissato il principio cardine secondo il quale un paziente cosciente, capace di intendere e volere e informato sulle terapie, può chiedere che non siano iniziati o che siano sospesi i trattamenti sanitari, anche se questi possono salvargli la vita.

Il medico, recepita l’istanza del paziente, può astenersi «da comportamenti ritenuti contrari alle proprie concezioni etiche e professionali» ma «il paziente ha in ogni caso il diritto a ottenere altrimenti la realizzazione della propria richiesta all’interruzione delle cure». Il medico deve evitare ogni forma di accanimento clinico (che, si legge nel testo, «si configura come illecita»), e deve garantire sempre le cure palliative. Il diritto alla libertà di scelta del malato cosciente che si determina per il rifiuto o la sospensione delle terapie, sconta – nel nostro ordinamento – la totale assenza di una disciplina legislativa. Di contro esistono nel nostro ordinamento norme che praticamente rendono alquanto difficile l’esercizio del diritto alla libertà di scelta del malato.


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Per quanto riguarda il Libero arbitrio nella religione cattolica si può evincere facilmente, da quanto riportato nel Catechismo cattolico, che all' essere umano viene riconosciuta la libertà di qualsiasi decisione per sé stesso, a meno che non rechi danni ad altri.

In particolare gli art. 1732, 1736, 1738 e 1743 del catechismo spiegano alcuni aspetti del libero arbitrio, che ancora lo Stato italiano non riconosce per legge.

Catechismo cattolico

Articolo 3
La libertà dell' uomo

1730 Dio ha creato l'uomo ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata dell'iniziativa e della padronanza dei suoi atti. « Dio volle, infatti, lasciare l'uomo "in balia del suo proprio volere" (Sir 15,14) perché così esso cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, con l'adesione a lui, alla piena e beata perfezione »:

 « L'uomo è dotato di ragione, e in questo è simile a Dio, creato libero nel suo arbitrio e potere ».

I. Libertà e responsabilità

1731 La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da sé stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine.

1732 Finché non si è definitivamente fissata nel suo bene ultimo che è Dio, la libertà implica la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e conseguentemente quella di avanzare nel cammino di perfezione oppure di venire meno e di peccare. Essa contraddistingue gli atti propriamente umani. Diventa sorgente di lode o di biasimo, di merito o di demerito.

1733 Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato.

1734 La libertà rende l'uomo responsabile dei suoi atti, nella misura in cui sono volontari. Il progresso nella virtù, la conoscenza del bene e l'ascesi accrescono il dominio della volontà sui propri atti.

1735 L'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate dall'ignoranza, dall'inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali.

1736 Ogni atto voluto direttamente è da imputarsi a chi lo compie:

Il Signore infatti chiede ad Adamo dopo il peccato nel giardino: « Che hai fatto? » (Gn 3,13). Così pure a Caino. Altrettanto fa il profeta Natan con il re Davide dopo l'adulterio commesso con la moglie di Uria e l'assassinio di quest'ultimo.

Un'azione può essere indirettamente volontaria quando è conseguenza di una negligenza riguardo a ciò che si sarebbe dovuto conoscere o fare, per esempio un incidente provocato da una ignoranza del codice stradale.

1737 Un effetto può essere tollerato senza che sia voluto da colui che agisce; per esempio lo sfinimento di una madre al capezzale del figlio ammalato. L'effetto dannoso non è imputabile se non è stato voluto né come fine né come mezzo dell'azione, come può essere la morte incontrata nel portare soccorso a una persona in pericolo. Perché l'effetto dannoso sia imputabile, bisogna che sia prevedibile e che colui che agisce abbia la possibilità di evitarlo; è il caso, per esempio, di un omicidio commesso da un conducente in stato di ubriachezza.

1738 La libertà si esercita nei rapporti tra gli esseri umani. Ogni persona umana, creata ad immagine di Dio, ha il diritto naturale di essere riconosciuta come un essere libero e responsabile. Tutti hanno verso ciascuno il dovere di questo rispetto. Il diritto all'esercizio della libertà è un'esigenza inseparabile dalla dignità della persona umana, particolarmente in campo morale e religioso. Tale diritto deve essere civilmente riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e dell'ordine pubblico.

II. La libertà umana nell' economia della salvezza

1739 Libertà e peccato. La libertà dell'uomo è finita e fallibile. Di fatto, l'uomo ha sbagliato. Liberamente ha peccato. Rifiutando il disegno d'amore di Dio, si è ingannato da sé; è divenuto schiavo del peccato. Questa prima alienazione ne ha generate molte altre. La storia dell'umanità, a partire dalle origini, sta a testimoniare le sventure e le oppressioni nate dal cuore dell'uomo, in conseguenza di un cattivo uso della libertà.

1740 Minacce per la libertà. L'esercizio della libertà non implica il diritto di dire e di fare qualsiasi cosa. E' falso pretendere che l'uomo, soggetto della libertà, sia un « individuo sufficiente a se stesso ed avente come fine il soddisfacimento del proprio interesse nel godimento dei beni terrestri ».Peraltro, le condizioni d'ordine economico e sociale, politico e culturale richieste per un retto esercizio della libertà troppo spesso sono misconosciute e violate. Queste situazioni di accecamento e di ingiustizia gravano sulla vita morale ed inducono tanto i forti quanto i deboli nella tentazione di peccare contro la carità. Allontanandosi dalla legge morale, l'uomo attenta alla propria libertà, si fa schiavo di se stesso, spezza la fraternità coi suoi simili e si ribella contro la volontà divina.

1741 Liberazione e salvezza. Con la sua croce gloriosa Cristo ha ottenuto la salvezza di tutti gli uomini. Li ha riscattati dal peccato che li teneva in schiavitù. « Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi » (Gal 5,1). In lui abbiamo comunione con la verità che ci fa liberi. Ci è stato donato lo Spirito Santo e, come insegna l'Apostolo, « dove c' è lo Spirito del Signore c'è libertà » (2 Cor 3,17). Fin d'ora ci gloriamo della libertà dei figli di Dio.

1742 Libertà e grazia. La grazia di Cristo non si pone affatto in concorrenza con la nostra libertà, quando questa è in sintonia con il senso della verità e del bene che Dio ha messo nel cuore dell'uomo. Al contrario, e l'esperienza cristiana lo testimonia specialmente nella preghiera, quanto più siamo docili agli impulsi della grazia, tanto più cresce la nostra libertà interiore e la sicurezza nelle prove come pure di fronte alle pressioni e alle costrizioni del mondo esterno. Con l'azione della grazia, lo Spirito Santo ci educa alla libertà spirituale per fare di noi dei liberi collaboratori della sua opera nella Chiesa e nel mondo:

 « Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio ».

In sintesi

1743 Dio « lasci » l'uomo « in balia del suo proprio volere » (Sir 15,14), perché potesse aderire al suo Creatore liberamente e così giungere alla beata perfezione.

1744 La libertà è il potere di agire o di non agire e di porre così da se stessi azioni libere. Essa raggiunge la perfezione del suo atto quando è ordinata a Dio, Bene supremo.

1745 La libertà caratterizza gli atti propriamente umani. Rende l'essere umano responsabile delle azioni che volontariamente compie. Il suo agire libero gli appartiene in proprio.

1746 L'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate dall'ignoranza, dalla violenza, dal timore e da altri fattori psichici o sociali.

1747 Il diritto all'esercizio della libertà è un'esigenza inseparabile dalla dignità dell'uomo, particolarmente in campo religioso e morale. Ma l'esercizio della libertà non implica il supposto diritto di dire e di fare qualsiasi cosa.

1748 " Cristo ci ha liberati perchè restassimo liberi"  (Gal 5,1).

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Articolo pubblicato il 02/03/2017