“Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi”.

Le stragi che arrossano di sangue le città della vecchia Europa chiedono reazioni rapide. Si può fare, ma si farà?

La figura del Messia ci ha lasciato un'eredità concentrata in pochi messaggi nei quali l'amore è la risposta a una pacifica condivisione del vivere. È un manuale di pace e appartenenza, non di sottomissione.

Nel corso dei settant'anni dalla seconda guerra mondiale, onta e negazione delle sue cristiane radici, cosciente della sua crudeltà dormiente, l'Europa ha gradualmente dischiuso le sue frontiere interne e poi, aperto le porte a una illimitata accoglienza. Oggi è una comunità multirazziale dove la presenza musulmana è ben radicata, predica liberamente, raccoglie consensi con ogni benestare. È casuale, tollerato o studiato da tempo? E se è così, dove, come, quando e da chi?

Il risultato è che, al presente, il territorio europeo è condiviso da una collettività islamica in progressiva espansione che ha come compito scritto l'islamizzazione del mondo, secondo i dettami del Profeta. Una realtà dapprima latente che ora ha cambiato le regole della convivenza e che ancora ne cambierà.

La cronaca di stragi eseguite da manipoli jihadisti... quasi disarmati sta diventando raccapricciante quotidianità, esplicita "guerra santa" contro gli infedeli. Adesso è qui ed è inutile dividersi politicamente nel valutarla. Gli attentati di matrice islamica stanno cambiando le nostre abitudini; abbiamo paura, ci sentiamo sguarniti, i nemici paiono essere oscuri fantasmi confusi tra noi. Non è così.

L'antitesi dei popoli affonda le sue radici nella storia. È un confronto da sempre in atto tra le terre al di qua e al di là del Mediterraneo. Storia che ha reclamato massacri perpetrati al nome di "qualche Dio lo vuole!". Nome di Dio sempre "nominato invano".

Ora non è più il tempo di perdersi in dietrologia del perdono cercando le nostre colpe. Il chi e il perché, si è insinuato nella indebolita unità sociopolitica di un'Europa più alla mercé delle proprie, troppe contraddizioni interne, che alle infide astuzie del sedicente Stato Islamico.

È tempo di tornare ad alzare la cresta e l'attenzione, noi comuni cittadini, e compattarsi uniti, noi ancora quasi padroni in casa nostra. È tempo di risvegliare gli occhi appannati da un periodo di pace e di benessere che ci ha reso deboli. Un'illusione che ha cambiato rapidamente le abitudini in molti quartieri di altrettante città. Nemici ipotetici ci sorridono dalla porta accanto, eppure le insegne: "pizza al taglio e kebab" dimostrano che la convivenza tra culture di buona volontà non è difficile, non così tanto come oscuri progetti vogliono far credere.

È altrettanto vero che non si moriva schiacciati da un furgone nel giorno di festa soltanto una manciata di anni fa, non accoltellati per strada da un esaltato martire convertito via Internet. Si viveva in un clima di quotidianità esente da un terrore sanguinario pronto a colpire e che ora "condivide", raccoglie i "mi piace" su facebook,  è in onda su You tube, arruola da un blog impunito che prenota ragazzi disposti alla strage inneggiando ad Allah. Sono sempre di più, si sa da tempo, ma stranamente poco o nulla finora lo ha impedito. 

Religione altro non è che un regolamento di condotta. Il cristianesimo non ha controindicazioni, prevede il perdono per l'umano peccato. Il manuale della mezzaluna ha eliminato la scappatoia. Non v’è perdono per chi sgarra dalla normativa; semplice, sebbene più severa e intransigente. È un credere, obbedire e combattere camuffato dietro un velo e tante, sapienti sfumature sulle quali non c'è niente da ridire.

Altra cosa è la fede, è credere nel mistero, è la parte più intrigante che da sempre accompagna la storia del misticismo, la magia del vivere e l’Oltre che verrà. Con la religione intesa come obblighi da rispettare, la fede, in fondo, non c'entra che marginalmente. È la religione che fa le differenze.

Questa vecchia, litigiosa Europa, stanca di far male a se stessa e altrove, ha perso tempo in autocritica e raccolto i frutti dell'imperialismo che fu, oggi ospita moschee e non taglia gole in diretta tv. Al contrario, la persecuzione dei cristiani ha alzato la testa qua & là sulla pelle del mondo. In questo vagito del nuovo millennio, si sta consumando feroce e silenziosa (90.000 trucidati nel 2016). Un olocausto, una "pulizia mistica" nei confronti di un regolamento di "condominio" che forse è diventato scomodo e superato per piegare le masse alla voce del potere.

Fino a ieri le nostre città "infedeli" vedevano ancora gente serena e giocosa nei loro parchi e nelle piazze aperte a tutti. Da qualche tempo si esce per strada con l'ombra di nuove paure accanto. Paure di morire senza perché, in un come, dove e quando programmato da un chissà chi in agguato dietro l'angolo. La paura confonde, si reagisce sbagliando.

Si comprimono le libertà della gente comune, aumentano le obsolete contromisure delle forze dell'ordine e la popolazione accetta, mentre a ogni nuova strage, la politica farnetica dichiarando: "non ci faremo intimidire, non cambieremo le nostre abitudini, la popolazione deve mostrarsi compatta"! Mentre il Papa, sul tema slitta, inciampa, sonnecchia. C'è qualcosa che non va.

Non sono le frasi ad effetto né le fiaccolate che ci proteggeranno dal prossimo attentato che, in qualche quando, come e dove, già si sta imbastendo e che si bagnerà di lacrime e sangue. Il nostro decadentismo etico, l'incertezza politica, l'informazione standardizzata e l'individualismo rampante generano sconcerto e un sentimento di solitudine; il nostro peggior nemico.

È la frammentazione indifesa, fino a tal punto da sembrare programmata, di ciò che ci teneva uniti; quella croce che, da ogni campanile di ogni piccolo paese di ogni Nazione d’Europa, ancora rammenta da che cosa siamo sempre stati tutti uniti: da un innocuo e terapeutico "Padre nostro" recitato in latino.

Noi, gli infedeli nati e battezzati nel segno della croce, abbiamo fraternamente accolto. Abbiamo aperto le nostre scuole, tolto il Cristo da sopra la lavagna, abbiamo offerto più integrazione di quanta ne abbiamo chiesta e adesso, da fonti certe, in Francia i servizi segreti hanno individuato 20.000 ipotetici martiri che inneggiano alle stragi, che si dichiarano pronti a colpire.

Se i servizi segreti sono in grado di monitorare almeno una fetta di eventuali assassini, che segreti restino, così da scremare il gruppo senza farcelo nemmeno sapere, almeno per ora; nessuno ci troverà da ridire. Sono cambiate le regole del gioco, occorre adeguarsi. E che la guerra al terrorismo indecifrabile, ignorante, subdolo e strisciante si adegui: che segreta sia e non mediatica, televisiva, altrimenti c'è troppo su cui pensare.

Comunque sia e qualsiasi disegno si stia compiendo in qualche dove del mondo per un un misterioso progetto di sottomissione e di potere, io sono cristiano, anche se minimalista.

"Ama il prossimo tuo come te stesso" è una frase chiara, seppur piena di mistero, a me tanto basta per amarmi e perciò amare, facendo attenzione a quanto stanno facendo gli altri, tutti compresi.

Abbiamo offerto l'altra guancia per ben più di una volta, un'altra non più. Noi che un tempo avevamo il crocefisso in classe non dobbiamo avere paura di difendere la nostra assalita cultura; di "liberarla dal male", stanare quello vero, ovunque esso sia, anche se dovesse essere più vicino a noi, ben camuffato, con un volto ben più vasto, diverso e imprevisto; molto più di quanto immaginiamo.

Il Messia è abituato nel veder sconfessare il suo messaggio d'amore dall'umana arroganza, dalla endemica piaga della violenza, dai misteriosi giochi a braccio di ferro per il potere, dal dio denaro e, ancora una volta, forse, ci perdonerà se a vincere saranno i buoni, quelli veri e soprattutto, la verità scremata dalla propaganda!

 

 

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Articolo pubblicato il 23/08/2017