L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Barcellona (Spagna) Si censura Rossini per non turbare i mussulmani.

La decadenza dell’Europa si alimenta di ulteriori vergognosi esempi.

Quest’estate il terrorismo e i disturbati mentali d’origine islamica, in gruppo o come solisti, hanno creato panico e morte in quest’Europa inetta e ormai rinunciataria.

A Barcellona, in particolare l’oltraggio alla città ed il disprezzo per coloro che in quel momento soggiornavano, sono ancora evidenti.

I feriti ricoverati in ospedali ed i parenti piangono le vittime dell’efferatezza, nel rimpallo di responsabilità tra lo Stato accentratore, e il desiderio di autonomia e d’indipendenza da parte del fiero popolo Catalano.

Ebbene, proprio da quella città martoriata ed offesa, emerge un fatto incredibile che la dice lunga sulla vittoria psicologica dagli assassini, alla faccia dei disgustosi sermoni grondanti di retorica che i governanti di ogni latitudine vanno ripetendo in concomitanza con le circostanze tragiche che ormai insanguinano le nostre giornate.

Rossini censurato è la novità del giorno. Da non crederci!

E’ questo ciò che accadrà dal 13 al 20 settembre al teatro di Barcellona El Liceu, che si affaccia proprio su quella Rambla teatro invece di uno degli attentati terroristici più efferati avvenuti di recente, dove andrà in scena “Il viaggio a Reims”..

Per timore di altre stragi e volendo lisciare nel giusto verso il pelo dei lupi dell’Isis, la direzione o lo sceneggiatore, non si sa bene, hanno deciso di eliminare da un’aria del soprano la parola “croce” e mettere al suo posto il termine “amore”, assai più inclusivo e meno spigoloso.

Per valutare la scellerataggine della scelta, rileggiamo il libretto dell’autore, Luigi Balocchi, dal quale è stata tratta l’opera di Rossini.; «Come sul Tebbro e a Solima, foriera di vittoria, simbolo di pace e gloria la croce splenderà» e il nuovo libretto Isis-friendly invece impone la seguente versione meno spinosa: «Come sul Tebbro e a Solima, foriera di vittoria, simbolo di pace e gloria l'amore splenderà». 

Ha manifestato disappunto, ma si è poi supinamente adeguata, la soprano Irina Lungu, che ha voluto ricordare come il teatro El Liceu sia stato anche uno dei luoghi dove i passanti il giorno dell’attentato hanno trovato rifugio, e su un social ha scritto, con malcelata ironia: «È stata levata la frase “la croce splenderà” dalla mia aria per motivi di correttezza religiosa, a questo punto al mio prossimo debutto nei Pescatori mi aspetto al posto di “O Dieu Brahma” di cantare qualcosa del tipo “pace e gioia sia con voi. “O Brahma non infastidisce nessuno per il momento?”.

Molti hanno espresso solidarietà alla Lungu, molti altri assai meno e la cantante ha preferito cancellare tutti i suoi post.

Il teatro catalano ha motivato così la decisione di manipolare il testo rossiniano: “Opportunità religiosa”. Motivazione che si potrebbe interpretare anche così: ottima opportunità per i militanti dell’Isis per confermare che la strategia del terrore funziona. Più ammazzi e più le tue vittime saranno pavide e con te ossequiose. Più la vittima si comporta da vittima più il carnefice sarà portato ad infierire.

E’ solo la ribellione del debole che potrà far cessare la persecuzione.

E dunque l’Isis ha in odio il cristianesimo e quelli del teatro El Liceu cosa fanno? Li assecondano e danno loro una mano a cancellare ogni accenno alla religione cristiana. La croce, simbolo sotto cui un tempo si adunavano legioni pronte a rimandare a casa il feroce saladino, è diventata  - e non è la prima volta che capita – oggetto di scandalo, simbolo da nascondere. Non si fa più appello al suo potere salvifico, ma la si teme perché pericolosa. 

Nulla di nuovo sotto il sole. In moltissime scuole della repubblica italiana, ormai priva di dignità, sin dagli anni scorsi, c’é stata la gara alla scempiaggine tra capi d’istituto pavidi e rinunciatari ed assessori all’istruzione islamisti e cialtroni che, nonostante le proteste dei genitori, hanno cancellato i simboli, le coreografie ed i momenti di raccoglimento in concomitanza con Natale e altre ricorrenze religiose, radicate nelle tradizioni locali, per non creare difficoltà (ma quali!) agli allievi mussulmani, potenziali piccoli terroristi lautamente ospitati sul nostro suolo.

La storia è sempre quella: è imperativo nascondere le proprie radici cristiane (perché oramai il tronco e i rami li hanno tagliati da un pezzo) per evitare guai. Spogliarsi da ogni identità imbarazzante, rimanere nudi sperando che nessun camion ci investa.

Ma in realtà, ed anche questo è un dato non certo nuovo, più si neutralizza il portato cristiano e più ci si annichilisce, maggiore sarà il potere dell’islam che non troverà in Europa nessun anticorpo per frenare la sua avanzata.

L’occidentale medio, già di suo, è stato bravissimo a tagliare la gola al cristianesimo, abbandonando in massa la pratica religiosa e dandosi, tra le altre facezia ai “matrimoni” gay.

Quel che resta del cristianesimo, anche in un innocuo testo d’opera, deve essere estirpato senza pietà. Potremmo così concludere che i signori del teatro catalano hanno ultimato culturalmente l’opera sanguinaria iniziata dagli uomini dell’Isis il 17 agosto scorso.

Per tornare a Rossini, l’esegesi islamofila a cui è stato sottoposto il Viaggio a Reims quali forme assumerà quando andrà in scena il suo “Mosè in Egitto”?

O per essere maggiormente realisti, le opere immortali dei nostri compositori che orgogliosamente arricchiscono i cartelloni dei principali santuari della lirica, corrono il rischio di essere barbaramente mutilate?

Che amarezza! 

Francesco Rossa
Direttore Editoriale
Civico20News.it

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Articolo pubblicato il 03/09/2017