L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Torino Il G7 Innovation si conclude tra bombe carta e frasi fatte

La piazza ha oscurato i risultati del summit. L’impegno dei ministri “sul lavoro non lasciare indietro nessuno”

Non è ancora chiaramente emerso, se il Governo o la Sindaca  abbiano contribuito a confinare i ministri e le delegazioni del G7 alla Reggia di Venaria, impedendo ai partecipanti ogni contatto con le realtà  produttive e culturali della città, dando invece spazio ed enfasi alla teppaglia e agli antagonisti che hanno potuto soggiornare ed invadere il centro di Torino, prono alla guerriglia scatenata praticamente ogni giorno.

A bocce ferme, sarebbe il caso di esaminare l’influenza che la sindaca Appendino ha avuto nell’impostazione della settimana. Risulta che, dopo la  figuraccia di piazza san Carlo, abbia cercato d’imporsi la massima prudenza, limitando gli spazi ai ministri, conquistati però dai facinorosi.

Questa decisione ampiamente rinunciataria e deliberatamente voluta costituisce un atto lesivo alla dignità della città.  

Non c’entra la sicurezza e lo dimostra quanto è successo a partire da giovedì sino alla conclusione di sabato sera, quando la guerriglia ha spadroneggiato a Torino come a Venaria.

Ci sarebbe molto da dire sul ritardo culturale dei “grandi del Mondo”, rispetto all’automazione, alle innovazione tecnologiche ed alla globalizzazione che non hanno saputo prevenire o cavalcare. Fattori  che invece hanno contribuito ad indebolire le attività produttive dei Paesi industrializzati, creando divari sociali, emarginazioni e disoccupazione.

Però, dagli enunciati degli antagonisti riuniti nel Festival Proxima, snobbato invero dai Torinesi, non abbiamo certo appreso principi idonei alla tutela dei meno abbienti, o i rimedi alla disoccupazione giovanile, se non la teoria di sussidi  continuativi alimentati da tassazioni progressive, nel contesto di un becero statalismo. Tutti principi, secondo gli ideologi del Reset, “ignorati dai tecnocrati del mondo” riuniti a Venaria.

Torino ha scortato ed ospitato quali relatori dell’anti G7, coloro che a livello internazionale e nazionale, si sono negli anni distinti con ricette che hanno favorito  stravolgimenti sociali e non certo progresso od estensione del benessere vero il basso, ad iniziare dall’ex ministro greco  Varoufakis.

Non possiamo dimenticare quali conseguenze le sue teorie, dopo l’infausta permanenza al Governo, hanno causato al popolo greco in tassazione elevata e perdita di posti di lavoro.

Per non parlare delle boutade estrapolate dal programma elettorale recitate da un lunare Pippo Civati o dall’obsoleta Susanna Camusso che con le sue prese di posizione ideologiche, nel corso della sua attività, non ha certo affrontato con pragmatismo molte vertenze sindacali e difeso gli effettivi interessi dei lavoratori

Ai Murazzi  si è dissertato su “mettete dei fiori sui vostri cannoni” o sono state divulgate teorie economiche basate sullo sviluppo e sul benessere degli abitanti?

Niente di tutto ciò ed il parto di questi pseudo intellettuali è sfociato nella violenza gratuita da parte di centinaia di facinorosi, nei conforti delle Forze dell’Ordine, che invece avevano ricevuto disposizione di trattare con riguardo gli antagonisti. Senza contare i danni al patrimonio della città che è dei cittadini e vandalismi a beni di proprietà, oltre l’occupazione di una sede  universitaria e il blocco del traffico.

Il tutto nell’assoluta certezza che la città di Torino, degnamente rappresentata dalla sindaca e da alcuni suoi collaboratori solidali con gli antagonisti, mai penserebbe di rivalersi sugli organizzatori.

Poi, considerata l’inazione della sua amministrazione, ci sarà ancor più necessità di capire e sapere, se nell’indifferibile risanamento dei conti del Comune e nell’impostazione della  soluzione alle tante problematiche delle periferie,  farà suo il pensiero ed il programma dell’ala movimentista del suo gruppo consigliare e con quali intenti si proporrà di ridare ossigeno a Torino.

Il ricordo di questo G7, ideato per Torino, ma blindato tra Venaria e un albergo nel centro città, non pare abbia prodotto un successo per il nostro Paese.

Il G7 Innovation Week di Torino, era concentrato su tre tematiche: Industria e ICT, Scienza e Lavoro.  Il summit è iniziato lunedì 25 settembre con un approfondimento sui temi legati alla tecnologia, per poi affrontare argomenti legati alle scienze e chiudersi con una due giorni sul tema del lavoro. 

L’Italia era rappresentata dai ministri Carlo Calenda, Valeria Fedeli e Giuliano Poletti. Quando si è trattato il tema della ricerca scientifica, avremo voluto capire quali  reazioni le loro affermazioni rassicuranti abbiano prodotto, tra gli altri 6 Paesi.

L’Italia è agli ultimi posti per gli investimenti in ricerca e sviluppo: secondo i dati Ocse la percentuale di spesa sul Pil è infatti pari all’1,3%, a fronte di una media europea del 2,4%. I tedeschi nel 2015 hanno investito in ricerca e sviluppo tre volte quello che ha stanziato l’Italia, nel Regno Unito, ci sono quasi 500mila ricercatori, mentre nel nostro paese se ne contano meno di 170mila. Per non parlare della Francia, dove il numero di addetti alla ricerca è oltre il doppio di quello italiano.

I Gentiloni’s boys non hanno invece spiegato ai loro colleghi come mai si dedicano così poche risorse all’università pubblica in un paese che è ultimo nell’Unione Europea per la percentuale di laureati nella fascia 25-34 anni e che ha il più alto tasso di Neet (giovani che non studiano e non lavorano), con un trend in crescita in modo preoccupante.

Non servono analisi sofisticate per capire che, se c’è una cosa di cui il nostro Paese ha bisogno oggi è investire in formazione e in ricerca. Come giustificare allora agli ospiti del G7 che negli ultimi dieci anni le risorse disponibili per l’università sono diminuite del 20%?

Come spiegare che, in un paese che dovrebbe incentivare i suoi giovani a proseguire nel loro percorso di formazione, le tasse universitarie sono tra le più alte d’Europa e gli atenei, non riuscendo a garantire un’offerta didattica adeguata a causa del numero insufficiente di docenti, e per vistose disorganizzazioni, non trovano di meglio da fare che provare a reintrodurre i corsi a numero chiuso?

Con quali argomenti si possono sostenere le ragioni di un sistema che si regge sul lavoro quotidiano di un’intera generazione di ricercatrici e ricercatori precari, senza prospettive di stabilizzazione?

Una bella fatica. Forse meglio continuare a dire che all’università italiana le risorse non mancano e che molto si è fatto, e si sta facendo, nel solco della miglior tradizione.

Merita segnalare anche un evento organizzato da Alleanza Cooperative sul tema  “La cooperazione nella trasformazione digitale del lavoro: tra innovazione e resilienza”. Il Presidente dell’associazione che rappresenta il mondo delle cooperative, Maurizio Gardini, ha parlato delle tematiche legate a Industria 4.0, il piano del governo per stimolare l’innovazione, ed ai suoi riflessi sul lavoro. “In Italia, come nel mondo, la digitalizzazione dei processi produttivi non è solo Industria 4.0, ma anche Cooperazione 4.0”, ha affermato.

Il tema della digitalizzazione del lavoro è spinoso. L’appello raccolto e condiviso dai ministri mira a guidare un processo importante che non deve arrestarsi, ma dovrà anche prevedere misure idonee a non determinare ulteriori esclusioni sociali.

Ne ha parlato anche il ministro Poletti.” Non si possono sacrificare le persone sull’altare del profitto nel nome della digitalizzazione”.

 Nel documento finale si prevede il “Forum G7 del futuro del lavoro”.

"Una piattaforma per condividere le strategie, scambiare buone pratiche ed esperienze" che sarà sviluppato e gestito dall'Ocse in collaborazione con l'Oil e "coinvolgerà i responsabili politici, le parti sociali e altri attori importanti".

Torna quindi al primo posto il livello e la qualità della formazione e qui l’Italia è posizionata al fanalino di coda. Ma agli antagonisti questi argomenti non interessano.

E al nostro Governo? 

Francesco Rossa
Direttore Editoriale
Civico20News.it

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Articolo pubblicato il 01/10/2017