Torino. Festa Nazionale dell’Indipendenza della Polonia

L’anelito alla Libertà e l’orgoglio dell’appartenenza contraddistinguono le celebrazioni della sentita ricorrenza

Torino e Chivasso sono state scelte, nel fine settimane, dalla Comunità Polacca di Torino-Ognisko Polskie w Turynie, in collaborazione con il Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano, quali località cariche di ricordi che si snodano sin dal Risorgimento, per celebrare la Festa Nazionale della repubblica di Polonia, che cade l’11 novembre.  

Sabato 28 ottobre alle 18 al Teatro Orpheus di corso Trento 13 a Torino Il Console Generale di Polona a Milano, ha tratteggiato con significativi cenni storici la rinascita dello stato polacco avvenuta l’11 novembre 1918, dopo secoli di dominazione straniera, sino alla tragedia del ‘900, con sei anni d’invasione nazista, seguiti da 45 anni di dominazione comunista.

Nonostante il totalitarismo imperante, le deportazioni in Siberia ed il diktat sovietico di cancellare la cultura nazionale, annientare il sentimento religioso e le tradizioni artistiche e culturali, i polacchi hanno mantenuto vivo l’anelito alla libertà e l’orgoglio di sentirsi cittadini di uno stato libero alieno dalla tirannide. Desiderio avveratosi dopo il 1989, con il ritorno della democrazia e di governi che hanno saputo sempre coinvolgere il popolo fiero e paladino della libertà contro le barbarie.

E seguita l’esecuzione di canti polacchi di Fryderyk Chopin, Stanislaw Moniuszko e Karol Kurpi?ski e in forma di concerto l’opera di Wolfgang Amadeus Mozart “Bastiano e Bastiana”. Con la partecipazione della soprano Dominika Zamara, il tenore Maurizio De Valerio, il basso Fulvio Bussano, il pianista Andrea Musso, il direttore Robert W. Butts e l’orchestra “Quarta Corda”.

Il concerto, come premesso, è stato organizzato nell’ambito delle celebrazioni della Festa Nazionale dell’Indipendenza della Polonia,   

La vera star della serata, nonostante la bravura egli altri musicisti, è stata la soprano polacca Dominika Zamara. Giovane cantante lirica con alle spalle una brillante carriera che l’ha potata nei teatri più qualificati del mondo. Nel suo repertorio si possono riscontrare i più significati autori dalla musica barocca, alla musica sacra, al contemporaneo con una predilezione per i mostri sacri della lirica italiana del’sette - ottocento, da Albinoni a Puccini.

La Zamara si è distinta in modo particolare nella parte di Bastiana, dell’ opera mozartiana “Bastiano e Bastiana”. La voce modulata per le tonalità inconfondibili dei capolavori del Salisburghese, ci fanno propendere per il  raffronto vincente, rispetto ad altre autorevoli e applauditi solisti.

Il mistero è stato presto risolto. Interpellata in proposti la giovane e regale Dominika, ha affermato che da sempre ha percepito Mozart nel profondo dell’animo ed ha così saputo e potuto percepire al meglio, gli slanci innovativi ed  i virtuosismi insiti nello spartito e divenir interprete fedele dell’armonia cromatica.

Anche  dalla sua magistrale esecuzione concertistica, preceduta dal canto dell’Inno nazionale, appariva evidente il coinvolgimento emotivo della fierezza per la libertà ritrovata, dopo anni di barbarie e di domino accecato dalle ideologie negatrici dell’essere umano.

Tralasciando il ricco programma, carico di significati e di storia che ha coinvolto la comunità polacca nella giornata di domenica in ricordo dei caduti polacchi di cui Torino e Chivasso e Ivrea, serbano il ricordo, proponiamo ai lettori la narrazione degli eventi storici che esaltano la ricorrenza dell’11 novembre.

La Festa nazionale dell’11 novembre fu istituita per ricordare la rinascita dello Stato polacco nel 1918, dopo oltre un secolo di dominazione straniera. Pochi sanno che alla difesa dei suoi confini orientali contribuirono anche i soldati dell’Armata Polacca creata in Piemonte nel dicembre del 1918. Confluirono in essa ventiduemila volontari polacchi, ex prigionieri di guerra dell’esercito austro-ungarico, i quali, in base agli accordi tra il Governo italiano e il Comitato nazionale polacco furono concentrati alla Mandria di Chivasso per l’addestramento, prima del trasferimento al centro di raccolta in Francia e del successivo ritorno in Polonia.

I soldati giunsero al campo di Chivasso stremati dagli anni di prigionia e molti dovettero essere ricoverati negli ospedali della zona. Oltre quattrocento furono i deceduti, che trovarono sepoltura nei cimiteri alla Mandria, a Chivasso, ad Ivrea e a Torino.

Presto però le condizioni di vita nel campo migliorarono. Il comando militare organizzò per loro corsi di istruzione primaria e professionale, attività culturali e sportive. L’Armata polacca usufruì anche dell’assistenza delle autorità italiane, del Comitato Pro-Polonia presieduto dall’avvocato Attilio Begey (che nel dopoguerra fu nominato Console onorario di Polonia a Torino) e della benevolenza della popolazione locale.

Prima di lasciare La Mandria di Chivasso, nel giugno del 1919, i soldati scrissero sul loro periodico “?o?nierz Polski we W?oszech”: “Addio ospitale terra d’Italia. Ti salutiamo senza rimpianti, ma con un sentimento di riconoscenza nei cuori. Qui [...] abbiamo gettato la pelle di schiavo che ci aveva ricoperto e siamo divenuti liberi cittadini di una patria libera e indipendente. Qui abbiamo raccolto i frutti della semina di sangue e di 125 anni di martirio dell’intera nazione. Qui ci ha colto l’immensa gioia della riconquista dell’indipendenza. Per questa ragione serberemo sempre un caro ricordo di Te, terra italiana”.

La gioia dei polacchi però non durò a lungo. Nel settembre del 1939 il Paese fu nuovamente invaso e spartito, a seguito dello scellerato Patto Molotov-Ribbentropp tra l’Unione Sovietica e la Germania nazista.

Nel secondo dopoguerra, nonostante la Polonia figurasse tra i vincitori, in quanto paese alleato, fu di fatto privata dell’indipendenza e posta sotto il dominio sovietico, in base all’accordo siglato a Jalta tra le grandi potenze. La festa dell’11 novembre fu vietata e sostituita dalla ricorrenza del 22 luglio, data fittizia della formazione del governo filosovietico a Lublino: in realtà tale governo era stato formato a Mosca il giorno precedente.

L’11 novembre continuò ad essere celebrato tra gli esuli. Anche la Comunità Polacca di Torino rimase fedele a questa ricorrenza, essendo costituita da ex ufficiali del 2° Corpo d’armata polacco del generale Anders, che avevano combattuto a fianco degli alleati per la Liberazione d’Italia e che, data l’occupazione della Polonia, decisero di restare nel nostro Paese.

Per molti anni celebrare l’11 novembre fu un modo per manifestare la propria fede nel fatto che la Polonia avrebbe riacquistato un giorno la piena indipendenza; una fede espressa nelle parole dell’inno nazionale “La Polonia non è morta finché noi viviamo”, composto a Reggio Emilia nel 1797, ma anche nei versi dell’inno religioso che si era soliti cantare alla fine delle celebrazioni eucaristiche, “La Patria libera rendici o Signore”. La speranza si avverò nel 1989. Tra i primi atti del processo di democratizzazione del Paese vi fu, non a caso, la reintroduzione della celebrazione dell’11 novembre quale festa nazionale.

Nel 2016 a Chivasso la celebrazione della Festa Nazionale dell’Indipendenza della Polonia era stata particolarmente sentita perché vi aveva partecipato il Sindaco della Città di Przemysl, giunto a Chivasso per iniziare il percorso che avrebbe poi portato alla firma dell’accordo di gemellaggio tra le due città.

Le due amministrazioni comunali hanno avviato l’anno scorso le ricerche per conoscere i nomi dei soldati italiani prigionieri dei tedeschi dopo l’8 settembre 1943, morti nel campo di prigionia tedesco di Pikulice, sobborgo di Pszemysl e sepolti in fosse comuni.

Chissà se in vista del centenario dell’indipendenza polacca che cadrà l’11 novembre 2018, Torino tornerà protagonista, aprendo le sale musicali alla musica immortale di Fryderyk Chopin, compositore polacco e grande maestro della musica romantica che tanto sofferse per non poter tornare nella sua patria ?

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Articolo pubblicato il 30/10/2017