L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: L’elogio del libro Cuore

Un rilettura che ci riporta a valori positivi ed al rispetto del prossimo

Il salone del libro di Torino, che in questi giorni sta registrando numeri da record di espositori e visitatori, ci dimostra, purtroppo anche le ristrettezze culturali e gli intendimenti pedagogici contro natura di Chiamparino e della sua accolita assessora alla Cultura.

Nello stand ufficiale della Regione Piemonte viene presentato un libro per bambini che è un’apologia della coppia omogenitoriale.

Nei fumetti, una delle protagoniste ripete che “ha due papà” ma nessuno spiega tutta la verità, che si nasce da un uomo ed una donna e che c’ è sempre una madre ed un padre.

E’ purtroppo evidente che l’ attuale amministrazione della Regione Piemonte abbia dichiarato guerra alla famiglia naturale in ogni ambito, con propaganda subdola sulla pelle di chi, come i bambini, ancora non è in grado di opporre un proprio spirito critico alla propaganda gender .

Il caso non è purtroppo isolato. Dalla scelta sciagurata dei testi scolastici alla volontà di sopprimere anche la festa della Mamma, il malcostume della nostra “Buona scuola” sta dilagando.

Non ci vergogniamo di andare contro corrente nel riscoprire e riflettere sul libro Cuore di Edmondo De Amicis, un testo sapiente e sottile che fu considerato, a ragione, la colonna portante della nostra educazione nazionale tra la fine del secolo XIX ed i primi 7 decenni del secolo XX.

I suoi detrattori, invece di trarre spunto dalle denunce sociali affrontate in quelle pagine, si sono limitati a dileggiare il perbenismo umbertino, l’ipocrisia degli embrassons nous fra ceti sociali, in cui i ricchi restano ricchi, i poveri dormono al freddo e mangiano male, paghi della riconosciuta dignità del lavoro. Dimenticano però che i ricchi, seppur con le stellette da Ufficiali, i poveri da soldati, si fanno ugualmente ammazzare sul campo di battaglia a maggior gloria della Corona.

Uno degli intendimenti dell’autore è stato quello di “inventare” una coscienza comune, per una patria subita dai più e voluta da pochi, costruita faticosamente e imposta a scapito di differenze secolari di costumi, di dialetti e di storia.

L’eredità del risorgimento, almeno per i sentimenti dell’epoca, era quella di una patria sognata, ove alla tradizione, si aggiunse quella dell’unità della famiglia, la borghesia con i valori suoi propri di rispetto del prossimo, operosità e di buone maniere.

Questo manuale dei buoni sentimenti è stato, per oltre mezzo secolo, in gara con Pinocchio, il libro più letto dai bambini. Ha rappresentato un inno alla vita, un’esaltazione dei valori positivi, in antitesi alla cultura della morte, ai disvalori e all’odio che oggi s’intende inculcare anche ai giovani.

Cuore è stato scritto e ambientato a Torino, da Edmondo De Amicis nel 1886. Può essere considerato la somma di tutte le convenzioni del perbenismo, del patriottismo, del rispetto per le Istituzioni e delle effusioni degli animi gentili. Ebbe per filo conduttore l’unificazione dell’Italia in nazione con tutti i suoi piccoli eroi regionali, ma rivela anche aperture attente alla questione sociale (la scuola che ignora le sperequazioni dei ceti, l’esaltazione della nobiltà del lavoro, la solidarietà con gli umili, i drammi degli infortuni, dell’alcolismo e dell’ignoranza).

Nel 1886, De Amicis non è ancora socialista e anche quando con trasporto passionale credette di esserlo diventato, probabilmente non lesse mai “Il Capitale”.

Ma cos’era il socialismo a Torino, allora città in procinto di diventare d’avanguardia industriale, in quegli anni in cui ancora si mescolavano spinte associazioniste e mutualiste, proteste anarchiche e repubblicane, voci isolate di internazionalismo?

Potremo cercare di catalogarli in tentativi, sussulti, proteste, tra rari spunti di radicalismo rivoluzionario e istanze di riforme, cui tanti intellettuali aderirono per senso di giustizia e sentimenti di umanità.

In quegli anni si poteva ancora credere che la questione sociale sarebbe stata risolta in virtù di buoni sentimenti e di una generale riconciliazione, che accomunasse ricchi e poveri, benefattori e beneficiati.

A far comprendere a generazioni di ragazzi che la questione c’era, Cuore contribuì in modo maggiormente efficace, rispetto ai teorici del socialismo scientifico.

La pace sociale, la mutua comprensione, il biondo e bello Derossi che abbraccia il figlio del carcerato redento e quello dell’alcolista pentito. Questo microcosmo della classe che unisce le discordi regioni d’Italia, annulla, ma solo sul piano degli affetti, le sperequazioni sociali, perché tutto concorre a creare l’immagine di un’Italia vagheggiata, ma irreale.

Il libro è ambientato in una classe di quelle scuole che contavano su maestri idealisti, preparati e probi, anche se mal pagati e offrivano ai più poveri le docce tiepide e la refezione scolastica. Anticipando i progetti e le realizzazioni di un grande politico piemontese, Giovanni Giolitti.

Così la stretta di mano del re Umberto I al soldato Coretti, che gli aveva fatto scudo del suo petto contro le lance degli ulani nel quadrilatero di Villafranca, fu trasmessa, ancor tiepida al figlio, per farlo poi palpitare di patria fierezza quando il Nizza Cavalleria ed il glorioso Terzo Bersaglieri sfilavano al suono delle fanfare in corso Duca di Genova (oggi corso Stati Uniti).

La prima di quelle generazioni si batté poi eroicamente nelle trincee dell’Isonzo.

Da qualsiasi angolo visuale, non si può non convenire che Cuore è un documento eloquente della nostra Storia ed il messaggio insito, ancora ritorna in positivo, nella mente di coloro che l’hanno studiato.

Con i testi contorti e dissoluti adottati dalla scuola di oggi, potremo trarre le medesime conclusioni?

Francesco Rossa
Direttore Editoriale
Civico20News.it

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Articolo pubblicato il 13/05/2018