Torino - La pifferaia di Svezia e gli scolari che le vanno dietro

Per salvare la terra dal baratro in cui sta per cadere

Felici di trovarsi tutti insieme nelle strade, a cantare ballare e saltare, anche a Torino, (immagine Toro.it) molti ragazzi, venerdì scorso, hanno marinato la scuola (immagine teleambiente.it) e sono corsi, come i topi del pifferaio di Hamelin, dietro l’espressione ottusa del volto di una fanciulla svedese, che si chiama Greta Thunberg (immagine Corriere), portatrice di  una sindrome autistica.

Ma indicata dai giornali di sinistra, come Repubblica, Corriere e La Stampa, e dagli euroburocrati di Bruxelles, come una illuminata veggente, addetta alla salvezza del globo terrestre. Una specie di “santa degli impossibili” quindi, visto che il globo terracqueo, secondo questa giovane Greta, sembra minacciato da un aumento della temperatura di 1,5 gradi.

 

Ed anche, avverte qualche altro scienziato, allevato, come la Boldrini, negli uffici dell’ONU, ma di una veggenza e di un’acuzie mentale non certo comparabile a quello della fanciulla svedese, di una crescita dei livelli oceanici di almeno venti cm..  Il che comporterebbe, senza ombra di dubbio, dei gravissimi stravolgimenti ambientali.

Anche nel giro di pochi anni.

 

Come la sommersione e la salificazione della pianura padana e delle terre contigue, provocate dallo scioglimento dei ghiacci polari e la scomparsa, oggi meno sicura, degli orsi polari, stanchi di nuotare nell’acqua calda.

 

Non risulta per ora che l’ONU ed i singoli governi abbiano preso provvedimenti. Solo affollate conferenze sull’ambiente, come quella recente di Davos.

 

L’ideologia della Thunberg ha avuto qualche riscontro in alcune piazze del mondo, dove si sono radunati studenti delle scuole inferiori, insieme a madamine esagitate, ma tutte munite di quelle infernali bottigliette di plastica contro le quali erano scese in piazza.

 

Non ha affatto sorpreso, dato il livello culturale dei partecipanti ai cortei, che la responsabilità del cambiamento climatico venisse attribuita alle oscillazioni dello spread monetario.

 

Sarebbe stato meglio, molto meglio, se quei poveri scolari, anziché riversarsi nelle strade, travestiti da “gretini”, per correre dietro all’immagine trasognata della bambinotta svedese, fossero rimasti al venerdì nelle loro aule a documentarsi sui cambiamenti climatici.

 

Come?

 

Leggendo con attenzione per esempio, gli atti del V° Convegno sul Canavese che si è tenuto pochi anni or sono. Avrebbero potuto apprendere quale è stata nei secoli l’evoluzione del più grande ghiacciaio di Europa, quello che discende dalle Alpi nella Valle di Aosta e che si è allargato, millenni or sono, invadendo il Canavese e sfociando infine nella pianura padana.

 

Gli studiosi moderni distinguono almeno tre importanti periodi di espansione glaciale:

                 il MINDELL, da 700.000 a 500.000 anni fa;

                 il RISS, da  250.000 a 150.000 anni fa;

                 il WURM da 75.000 a 10.000 anni fa;

 

Questo non significa che, tra le più importanti epoche di espansione dei ghiacci, come testimoniano i depositi morenici (vedi la Serra di Ivrea), non si siano verificati altri periodi di glaciazione meno importanti e duraturi, con fasi alterne di espansione e di ritiro dei ghiacciai.

 

In quelle epoche, la calotta polare, ora limitata al circolo artico ed alla Groenlandia, aveva come margine inferiore le coste della Germania e ricopriva la Scandinavia, la Danimarca, il mar Baltico, la Russia e l’Inghilterra. In America i ghiacci ricoprivano tutta l’Alaska (immagine La Repubblica), ed il Canada, dove hanno lasciato al loro ritiro i grandi laghi di oggi.

 

Il ritiro dei ghiacciai e la riduzione dello spessore delle calotte polari, non può pertanto essere considerato come un fenomeno odierno ed irreversibile.

 

In quelle epoche lontane, i cambiamenti climatici c’erano e forse era già presente l’essere umano, rappresentato da poche migliaia di cavernicoli.

 

Le cicliche espansioni od i ritiri delle masse glaciali con i conseguenti periodi intermedi di siccità, pertanto, non potevano nei trascorsi millenni e non possono essere oggi, come sostengono la Greta ed i suoi adoratori, venire addebitati alla presenza dell’essere umano.

 

E’ poco credibile che il costume di viaggiare in automobile, in aereo e sulle navi, l’abitudine, per alcuni nefasta, di vivere in case riscaldate, lo sfizio di allevare animali per nutrirsi di carne, la deforestazione e la cementificazione dei territori, la presenza di fonti radioattive funzionanti ed indovate nel suolo, possano da sole produrre quel surriscaldamento (sic !) dell’ambiente di 1,5°, sbandierato per le strade  dai “gretini” e tale, da portare nel giro di pochi anni ad una catastrofe senza eguali e non immaginabile.

 

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Articolo pubblicato il 22/03/2019