Il futuro della sanità italiana nella visione onirica del giovane Cassese

Ritornare a Roma

Per Urbano Cairo gli uomini del futuro, i personaggi invidiati da tutti, anche all’estero, sono soprattutto due: Sabino Cassese, ed oggi Moreno Longo, il successore del glorioso Walter Mazzarri, lo storico, indimenticabile allenatore del Torino FC.

All’oracolo Cassese, un uomo che vede lontano ed  è pertanto l’intellettuale di riferimento di Urbano Cairo, è stato affidato il ruolo di rifondatore della sanità nazionale.

Importante istituzione che, secondo il suo illuminato parere e la profonda esperienza maturata, nonostante la sua giovane età, in ruoli amministrativi e ministeriali, sarebbe da strappare ai governatori delle regioni e da affidare in toto a politici dell’ambiente romano.

Zaia, Fontana, Cirio, Bonaccini, Toti, De Luca dovrebbero secondo Sabino Cassese essere rottamati (termine desueto tirato in ballo da uno che si è autorottamato) ed a loro dovrebbero essere affidati tutt’al più solo comuni sotto i diecimila abitanti.

La sanita nazionale, tutta la sanità italiana, dovrebbe essere strappata alle regioni ed unificata nelle mani esperte di uomini come l’autorevole ministro Roberto Speranza di LEU. Qualcuno, sui soliti social, ha ironizzato su di una certa empatia che legherebbe il buon Cassese  al ministro Speranza, l’uomo dalla possente capigliatura stratificata. Un’ipotesi subito smentita dall’oracolo di Cairo che attribuisce invece il merito di questa voluttà di accentramento alla Costituzione Italiana.

Una costituzione davvero “magnifica” come afferma con lui la possente conduttrice di “L’aria che tira”.  Si chiama Myrta Merlino e conduce il talk show con la stessa delicatezza che potrebbe avere un caporale di giornata con le reclute.

Nella città eterna sarebbero a disposizione nobili personaggi che si sono sacrificati per decine di anni al servizio della Patria, anche esponendosi a saltellare da un partito all’altro, come quel Casini, spesso ospitato nei talk show della Sette.

Tutti gli opinionisti del Corriere esultano insieme al Cassese e concordano con la sua proposta, ben sapendo che se osassero esprimere un parere contrario, l’editore li licenzierebbe.

Sabino Cassese è ancora forse troppo giovane per ricordare come stavano in passato le cose.

Dai tempi del fascismo e fino all’anno 1978 la gestione della sanità, detta anche Sistema Sanitario Nazionale, era proprio come lui vorrebbe ripristinarla. Tutta romanocentrica, nelle mani di personaggi dell’ambiente di Roma Capitale, come Cirino Pomicino (da adulto Ciro Pomice) o Duilio Poggiolini od ancora Francesco De Lorenzo detto, non a caso, “sua sanità “.

Era stato proprio questo tipo di gestione, fondato sulle tangenti e sulla corruzione, ad indurre, dopo la riforma dell’articolo V° della costituzione, il governo prodiano a porre il sistema sanitario nazionale tra le materie riservate alle competenze delle regioni.

Ma il Sabino Cassese, che a quei tempi frequentava ancora locali allegri e non poteva sapere (era nato nel 1935), non ne era stato informato. Ed ora lui, seguito dal coro degli opinionisti schierati da Urbano Cairo nel Corriere, vorrebbe tornare indietro, a prima del 1978.

E’ possibile che tra qualche decennio, dopo avere approfondito lo studio della storia patria, possa tornare sui suoi passi.

Un breve commento sulle vicende del Torino F.C. la squadra di calcio condotto con mano ferma e parsimoniosa da Urbano Cairo.

Oggi i suoi tifosi si dicono finalmente soddisfatti. Sono ormai ben cinque i turni di campionato in cui la squadra non perde e non incassa reti.

 

 

               

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Articolo pubblicato il 09/04/2020