L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Massimo Calleri: il senso di appartenenza

Un intreccio di sensazioni che si concretizza fra chi vive le stesse emozioni

Il senso di appartenenza ricopre un ruolo fondamentale nella nostra vita di tutti i giorni, un intreccio di sensazioni che si concretizza fra chi vive le stesse emozioni culturali e sociali come pure quelle legate alla professione o al culto professato.

Un legame profondo che si manifesta, o meglio si manifestava, fra gli abitanti della stessa città o paese che fosse, che rendeva inossidabile il rapporto con le istituzioni nell'intento di rispetto e consolidamento del bene comune.

Oggi, purtroppo, mi dolgo nel dover constatare che esso non esiste più nella forma iniziale, quella che non viveva gli impulsi di colore o gli sventolamenti di bandiera. Oggi, purtroppo ancora, il primato elettorale insiste sulla prevaricazione nei confronti dello sconfitto, di chi “colpevolmente” la pensa in maniera diversa.

Ed in alcuni frangenti assume, a parer mio, l’aspetto meno qualificante della rivalsa, quasi di una vendetta che esclude a priori l’onestà del confronto leale e costruttivo. Ed è ciò che da tempo accade nella città che mi ha dato i natali, nella quale ho vissuto i tanti cambiameni che l’hanno trasformata, nel corso degli anni, da città prettamente industriale in centro policulturale di grande richiamo turistico.

Purtroppo mi duole dover constatare come le ultime vicende politiche l’abbiano consegnata in mano a chi pensa di essere depositario della verità assoluta decidendo della sua futura sorte in maniera irreversibile. E così, nell’arco di pochi anni, Torino ha perso alcuni tasselli importanti del pregiato mosaico storico di cui faceva parte, uno per tutti la Fiera del Libro.

Eventi di caratura mondiale che hanno dovuto lasciare spazio a nuove avventure meno costose, a dire degli amministratori, che hanno invece imposto le loro insindacabili proposte culturali. Segnali inconfondibili della volontà di imporre il proprio modo di pensare ponendo così in essere il modello di vita a loro più congeniale.

E l’attuale demonizzazione dell’ambiente così com’è divenuto non per colpa loro, naturalmente, si manifesta nel quotidiano con provvedimenti ed ingiunzioni che colpiscono i cittadini piuttosto che aiutarli a trovare il miglior modus vivendi.

Cadendo, inevitabilmente, nella trappola dell’inesperienza che di fatto si rivela direttamente proporzionale all’incompetenza. E perciò nascono incongruenze fra le disposizioni amministrative comunali e quelle che regolano i codici nazionali validi su tutto il territorio.

Tutto in nome del vivere sano, quello che privilegia le due ruote che non sono soltanto le biciclette, ma ora anche i monopattini elettrici che hanno sollevato un polverone inquinante a livello governativo locale. Ne ha fatte le spese il capo della Polizia Municipale Emiliano Bezzon “costretto” a dimettersi per la grave colpa di aver applicato il codice della strada in assenza di ben precise e concrete disposizioni comunali.

Naturalmente la maggioranza pentastellata si è schierata a favore del Sindaco Appendino e dell’Assessore Maria Lapietra facendo quadrato a difesa di chi aveva caldeggiato l’uso dei monopattini ancor prima di ufficializzare le normative inerenti il loro utilizzo.

Una lotta impari che ha privilegiato l’organo politico favorendo chi ha risolto, nel recente passato, i problemi di Piazza Baldissera chiudendo corso Venezia per poi riaprirlo, dopo studi approfonditi, creando un imbuto con relativo intasamento del traffico.

O ancora non ha verificato se fosse opportuno, sul novello corso Mortara, spostare i cartelli di attraversamento pedonale, posti sul marciapiede, dal centro delle strisce il che potrebbe creare problemi ai disabili ed alle mamme con il passeggino.

Come pure la mancata regolamentazione del flusso che dal controviale di corso Regina Margherita confluisce in corso Principe Oddone, direzione Porta Palazzo, creando spesso code interminabili.

Come ancora la svolta a sinistra proibita in corso Regina Margherita, carreggiata centrale, direzione corso Tassoni, disattesa da automobilisti indisciplinati, è vero, ma che restano impuniti creando caos nel caos.

Problemi che riguardano l’ambiente oltre che la viabilità, ma che a seconda dei comodi vengono colpevolmente trascurati.

In compenso si allunga il chilometraggio delle piste ciclabili, assai pericolose quando prevedono ambedue i sensi marcia, che vengono percorse solo da una parte dei ciclisti mentre molti si mescolano al traffico anche in presenza della pista a loro riservata.

Ma anche qui non esiste una normativa nazionale, dettata dal codice della strada, che obbliga all’uso della pista ciclabile e lascia la libertà di scelta al popolo delle due ruote.

A questo punto ci viene da pensare che anche le biciclette dovrebbero avere targa, libretto e assicurazione essendo, a tutti gli effetti, un veicolo che supera abbondantemente gli ormai famosi “6 km/h”.

“Tutta mia la città , un deserto che conosco” recitava una famosa canzone del Gruppo Equipe ’84: purtroppo oggi faccio fatica a riconoscermi in uno qualsiasi di quei granelli che facevano parte di un fantastico e rimpianto passato e si sono dissolti nel turbine di una ostentata ed altrettanto improbabile ecologia ambientale.

     

 

      

 

 

 

 

Civico20News    

Il Direttore Responsabile                                   

Massimo Calleri     

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Articolo pubblicato il 10/11/2019