Io non sono cattivo. Me lo dice Mattia Feltri

Ma non è vero

Secondo Mattia Feltri, il figlio di Vittorio, che scrive su “La Stampa” io sono cattivo, molto cattivo. In un suo articolo il giornalista lo ha deciso e me lo comunica senza tanti scrupoli.

Sono un cattivo perché io che esterno la mia opinione a Civico20news faccio parte di un circolo mediatico giudiziario da far rabbrividire.

Il Feltri figlio scrive infatti “che voi che scrivete siete i cannibali”, che “la volete voi la carne umana, lo spettacolo sanguinolento con contorno di indignazione gratis” (SIC).  E’siamo noi che scriviamo –prosegue- “gli chef stellati di questo osceno pasto”.

Perché questa sequela di frasi roboanti?

Solo perché il gip di Reggio Emilia, Luca Ramponi ha deciso di revocare le misure cautelari a due protagonisti dell’inchiesta ANGELI E DEMONI, ossia a Federica Anghinolfi ed a Francesco Monopoli. E perché, per chiarire questa sua decisione definita da molti come avventata, per opposte interpretazioni, ha scritto: “concordemente con il PM, deve ritenersi che allo stato, proprio in ragione della distruzione dell’immagine pubblica degli indagati, tanto che essi devono temere per la loro incolumità” non ci sia il pericolo di inquinamento probatorio”. Il che vuol dire che sono liberi perchè non c’è più il rischio che inquinino le prove.

La grande indignazione dell’opinione pubblica non può essere indirizzata, scrive Mattia Feltri, solo su chi è accusato di fatti vergognosi, come quelli denunciati dall’inchiesta “Angeli e Demoni”.

Perché, secondo lui, ci sarebbe in ballo il garantismo. Quel garantismo che, secondo me, ha dei  confini piuttosto incerti e resi labili, (proprio come i confini dello stato italiano) quando fa comodo.

Un garantismo che talvolta deborda, od almeno intreccia sfumature confuse, con quell’ enunciato   “nessuno tocchi Caino”,  e che, nel caso in questione,  funge da paravento per chi, in vista di vicine elezioni, vorrebbe far calare sulla vicenda un silenzio di tomba.

L’attenzione del Feltri e de “La Stampa”, avvolta nel mantello del garantismo, sembra essere rivolta solo a di chi si è reso colpevole di misfatti che, con il rinvio a giudizio di 27 individui, sono stati resi noti a tutti dagli inquirenti.

Nessuna indignazione deve essere invece riservata alla sorte delle vittime.

Io, che sono un cannibale che consuma osceni pasti, secondo il buon Feltri, la mia indignazione preferisco invece riservarla per intero a chi ha dovuto subire gli atti di cui gli accusati devono rispondere davanti ai giudici.

Come la vicenda esemplare, ricordata da Francesco Borgonovo su La Verità, di quella bimba, che era “al centro di un sistema che l’ha affidata a una coppia arcobaleno, dopo averla tolta ai genitori con accuse farlocche”. Di questa coppia Lght, una era un’ex fidanzata della Anghinolfi, mentre l’altra si è poi distinta per avere fatto scendere dalla macchina, in malo modo, la piccina, insultandola e abbandonandola sul ciglio della strada, perché si rifiutava di accusare di maltrattamenti il padre.

E c’è anche un’altra storia, oggi condannata all’oblio, ma infinitamente più tragica, avvenuta in un piccolo paese del biellese, Sagliano Micca, in cui avrei potuto andare ad abitare nel dopoguerra perché mio padre aveva vinto una condotta medica in quei luoghi.

Una tragedia che risale al 1996 e che aveva portato al suicidio collettivo una famiglia composta dai genitori di due bambini e dai relativi nonni. I quattro, stravolti dall’incriminazione di atti osceni ed infamanti sui loro bambini, non avevano retto alle accuse e si erano chiusi tutti insieme in un auto saturata dai gas di scarico. 

Guarda caso, le accuse erano state avanzate, e con lo stesso identico metodo inquisitorio, da quei membri dell’associazione Hansel e Gretel che aveva sede in Moncalieri e che ritroveremo, con a capo il sedicente psicoterapeuta Claudio Foti, nelle turpi e vergognose vicende di Bibbiano val d’Enza.

 Sono gli stessi individui che, con un animo battagliero degno di miglior causa, vengono ora difesi dagli opinionisti dal quotidiano che per poco tempo sarà ancora nelle mani della famiglia De Benedetti.

(immagini Eco di Bergamo - leggilo.org - La7 - thewisemagazine.it)

 

  

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Articolo pubblicato il 16/01/2020