Questa mattina mi son svegliato ed ho trovato…..

Una pratica di risarcimento

Non è solo l’incipit di quella canzone che i piccoli pesci, dopo essersi autonominati sardine ed inquadrati nelle piazze da quattro studentelli fuori corso, cantano in coro, credendolo un inno della resistenza, come ha fatto credere loro l’ANPI.

Anche altri personaggi rivestiti con le toghe, in piena ed affettuosa concordia con quei funzionari che vengono definiti avvocati dello stato, una mattina si sono svegliati e, preso il caffè, si sono guardati intorno. E si sono chiesti: cosa facciamo stamattina?

Sfogliando un grande cumulo di pratiche che erano in attesa, ne hanno estratta una e tutti insieme, dopo averla analizzata con attenzione, hanno deciso di emettere la loro sentenza.

Si trattava di una pratica relativa ad un femminicidio, quello compiuto da una sottospecie di uomo siculo e violento su di una madre con tre figli piccoli che aveva nome Marianna Manduca.

Più volte la donna, maltrattata e picchiata per anni, aveva presentato regolari denunce ai carabinieri.

Ben dodici erano state le denunce pervenute ai buoni magistrati del tribunale di Catania, che troppo oberati dalle loro occupazioni, avevano deciso di ignorarle.

Anche perché ritenevano, e lo hanno ammesso dopo il delitto, che l’uccisione della donna era un fatto ineluttabile e che quindi era inutile prendere provvedimenti seri.

Era scritto nelle stelle che la madre dei tre bambini dovesse essere uccisa, hanno detto.  Ed hanno provveduto a condannare il feroce individuo ad un certo numero di anni di carcere, ben sapendo che la pena, sarebbe stata ridotta prima alla metà e poi ad un terzo ed infine mitigata da quei permessi imposti a furor di digiuni (diurni e non certo notturni) a politicanti sinistrorsi da un guru arruffapopoli,  di nome Marco Giacinto Pannella.

Sembrava tutto finito e lo stato aveva addirittura assegnato ai bambini rimasti doppiamente orfani, perché la madre era stata uccisa ed il padre era stato assicurato dai giudici alle patrie galere, dove il solito pretaccio lo attendeva per riportarlo sulla retta via, un piccolo obolo, 259.200 euro affinchè  potessero sopravvivere.

Sembrava davvero tutto finito, finchè i magistrati della Corte di Appello di Catania e l’avvocatura dello stato, una mattina si si sono di nuovo svegliati ed hanno estratto dal cumulo delle pratiche che avevano sul loro tavolo, la vecchia sentenza di risarcimento che lo stato aveva concesso ai bambini della donna uccisa.

Si sono riuniti in conclave, tutti insieme, ed hanno deciso in pieno e comune accordo: l’obolo, ossia quei poco più di duecentocinquantamila euro, benignamente concessi ai bambini dallo stato non era dovuto.

Hanno sentenziato, in fraterna comunità di pareri, che nessuna colpa poteva essere attribuita ai magistrati che non si erano occupati delle dodici denunce presentate da Marianna Manduca prima di essere uccisa, ed hanno affermato che non vi era stata da parte loro alcuna negligenza perché, (come abbiamo scritto più sopra), qualunque cosa avessero fatto, la donna sarebbe stata uccisa lo stesso.

E pertanto, dulcis in fundo, visto che si trattava di un omicidio non evitabile, gli orfani non solo non dovevano essere risarciti, ma erano tenuti a restituire allo stato l’intera cifra del risarcimento,  compresi i relativi interessi.

Una sentenza piuttosto stravagante e stupisce che nessun organo di stampa o televisivo abbia osato rendere noti i nomi dei tre magistrati coinvolti nella incredibile vicenda.

Non suscita invece alcuna meraviglia che il sedicente “avvocato del popolo”, ossia il premier STB (saltimbanco) Giuseppi Conte, da cui dipendono le azioni della magistratura si sia comportato allo stesso modo delle tre scimmie. Non ha sentito, non ha visto, non ha parlato.

 (Immagini Globalista Syndacation -

 

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Articolo pubblicato il 14/02/2020