Le diverse ragioni all'origine dell'allarmante tasso di mortalità in Italia per l'infezione da corona virus.

Le città sono deserte, ci si muove in ambienti simili  ai quadri di De Chirico e agli ambienti metafisici che vi sono rappresentati. Quanto sta avvenendo in Italia, tutti giustamente chiusi in casa a causa della guerra senza quartiere all'infezione da corona virus, rappresenta per la nostra società una sfida da affrontare senza tentennamenti; ognuno deve attenersi scrupolosamente alle indicazioni governative per tentare di sgravare l'enorme pressione che il sistema sanitario pubblico deve affrontare e la conseguente pressione derivante dall'eccezionale afflusso ai pronto soccorso di persone che necessitano di cure, in gran parte dei casi molto complesse e di pertinenza anestesiologica.  E' stata ordinata la chiusura delle attività, tranne quelle essenziali fino al 13 aprile e sono stati predisposti severi controlli sulla vita quotidiana per accertare che tutti rimangano a casa in maniera tale da ridurre al minimo la diffusione del virus.

Misura fino ad ora accettata senza riserve dalla maggioranza dei cittadini, pur essendovi le soliti, immancabili eccezioni, alcune delle quali sanzionate in maniera anche pesante dalle forze dell'ordine. La limitazione dei movimenti ha, purtroppo anche effetti collaterali perché i pazienti ospedalizzati, con coronavirus accertato, non possono vedere le loro famiglie ed essendo vietata la cerimonia pubblica del  funerale, succede che gli addii finali avvengano senza l'estremo conforto del saluto alle persone care. E' diventato un  simbolo il filmato, ampiamente condiviso sui social media, dei camion militari italiani che, a Bergamo, trasportano le bare verso i forni crematori di altre regioni perché,  da giorni,  la camera mortuaria locale non era più in grado di far fronte alla celebrazione delle cerimonie dedicate al gran numero di corpi in arrivo. Una tale 'immagine simbolo rappresenta  da sola, in modo drammatico, quanto possano essere tragici gli effetti dell'epidemia La situazione ad oggi, 02.04.2020, secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile, in continuo aggiornamento e pertanto provvisori, continuano ad essere inquietanti, e rappresentano il momento attuale meglio delle parole.

Attualmente vi sono 80.572 positivi al virus, sono decedute 13.155 persone a fronte di 16.847 guariti, per un totale di 110.574 casi, con un tasso di mortalità assai elevato,  di oltre il 9%. Si tratta di dati ormai ben conosciuti anche grazie ai briefing giornalieri, ampiamente diffusi dai media che acuiscono il senso della tragedia di un paese che sembrerebbe  diventato il centro della pandemia. Non si è ancora raggiunto un vero e proprio picco della malattia, ma al momento cominciano a comparire  i primi segnali di un "appiattimento della curva" fornita dall'analisi del numero dei casi, indice di un rallentamento della diffusione della malattia: prodromo, si spera, di un prossimo calo che dovrebbe portare alla ripresa della vita normale.  Al contrario, in Cina, dove ha avuto origine l'epidemia, il tasso di mortalità si attesta al 3,8 per cento e, in  Germania, che ha riportato oltre 24.000 casi e 94 morti, è allo 0,3 per cento.

Le  ragioni cui in Italia  si è verificato un allarmante tasso di mortalità sono differenti e sono state ben illustrate dal professor Massimo Galli, capo dell'unità di malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, la città principale nella regione più colpita della Lombardia dove è stato riportato il 68% delle vittime nazionali totali. Il professor Galli ha spiegato che, poiché la situazione di emergenza si è rapidamente deteriorata nel corso dell'ultimo mese, l'Italia ha concentrato i suoi test solo su persone che manifestano sintomi gravi in aree con un'alta intensità epidemica e  il risultato è che i numeri attualmente disponibili,  producono un artefatto statistico, una distorsione. "Questo provoca un aumento del tasso di mortalità perché si basa sui casi più gravi e non sulla totalità di quelli infetti", ha detto Galli.

Il coronavirus può richiedere fino a 14 giorni, prima che un'infezione si manifesti in sintomi, come febbre e tosse secca e durante quel periodo di incubazione, i pazienti asintomatici possono potenzialmente trasmetterlo. Gli esperti ritengono che questa cosiddetta "trasmissione invisibile" abbia guidato la rapida diffusione dell'epidemia, infettando le comunità che rimangono inconsapevoli fino a quando non sviluppano sintomi e vengono testati.

In Italia, l'85,6 percento di coloro che sono deceduti aveva un'età superiore ai 70 anni, secondo l'ultimo rapporto del National Institute of Health (ISS) . Con il  23 percento degli italiani di età superiore ai 65 anni, il paese mediterraneo ha la seconda popolazione più vecchia del mondo dopo il Giappone  e gli osservatori ritengono che anche la distribuzione per età,  avrebbe potuto avere un ruolo nell'aumentare il tasso di mortalità. "Abbiamo molte persone anziane con numerose patologie che sono state in grado di vivere più a lungo grazie a cure estese, ma queste persone erano comunque più fragili di altre", ha detto il professor Galli, aggiungendo che molti pazienti dell'ospedale Sacco che sono deceduti a causa del coronavirus,  soffrivano già di altre gravi malattie. Secondo l'ultimo rapporto della ISS che traccia il profilo delle vittime della infezione da COVID-19, il 48 percento dei deceduti aveva una media di tre malattie preesistenti.

Gli esperti hanno anche indicato come origine della diffusione della malattia le modalità con cui avvengono i contatti sociali in Italia, individuando in queste altre  possibili ragioni, sia pure indirette, responsabili della più ampia diffusione del coronavirus tra gli ultra sessantacinquenni. "Gli anziani italiani, in confronto ad  altri paesi, non vivono soli,  e la loro vita è caratterizzata da un'interazione molto più intensa con i loro figli e nipoti", ha affermato Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell'Istituto nazionale di statistica italiano.

"Quando si verifica uno shock come l'epidemia da coronavirus, è importante che queste interazioni diminuiscano, quindi isolare gli anziani dovrebbe essere una priorità immediata." Ed è questa l'importanza dell'isolamento a cui noi tutti siamo ora sottoposti e che dobbiamo mantenere rispettando le indicazioni governative, se vogliamo uscire nel minore tempo possibile dal tunnel in cui ci siamo venuti a trovare e di cui, se tutto andrà bene come auspica la maggior parte delle persone,  si può intravedere la flebile luce al fondo di questo percorso accidentato.     

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Articolo pubblicato il 05/04/2020