Recenti studi fanno sperare che si potrà disporre, forse in tempi brevi, di un vaccino per l'infezione da Covid 19

Dopo la reclusione forzata di milioni di europei, in Italia è stata fissata per il 4 Maggio la graduale riapertura di numerose attività, con modalità rigorose e ben codificate, che faranno perdere numerose della abitudini cui eravamo da sempre assuefatti. Non più assembramenti, rigoroso mantenimento delle distanze, anche e soprattutto nei locali pubblici quali ristoranti e pizzerie, che fino al I giugno non potranno riaprire. Il piacere di una cena ad una tavola ben imbandita in compagnia di numerosi amici, al momento è ancor improponibile. Lo stesso dicasi per l'uso dei mezzi pubblici, l'andare al cinema o a teatro, tutti momenti piacevoli a cui, dovremo rinunciare, si spera ancora per poco. Terremo dunque le distanze e circoleremo con guanti e mascherina per difenderci da un nemico che, pur invisibile, abbiamo imparato a conoscere bene. Di lui ormai sappiamo tutto, ne conosciamo l'aspetto, le sue modalità di azione,  siamo coscienti che si diffonde facilmente e la maggior parte della popolazione mondiale è ancora vulnerabile. Siamo a conoscenza della sua pericolosità, in grado di uccidere ma, almeno per il momento, non ne conosciamo la cura.

E' certo che un vaccino fornirebbe una buona protezione, poiché potrebbe sensibilizzare il sistema immunitario dei contagiati, permettendo al nostro organismo di  distruggere  il virus e di non ammalarsi.

Solo in questo modo ci sarebbe concesso di revocare l'isolamento in modo più sicuro e di allentare la distanza sociale. Nella fase in cui attualmente ci troviamo, nei laboratori di tutto il mondo i ricercatori lavorano a ritmo serrato alla sperimentazione clinica, con la speranza di poter realizzare il vaccino da somministrare agli abitanti del pianeta, al fine di  ritrovare  una libertà che ormai sembra lontana, rappresentata al momento dalla possibilità di movimento all'esterno solo con modalità rigidamente regolamentate e solo se autocertificate per comprovate necessità.

E' stato divulgato che, per la prima volta, un presidio terapeutico sviluppato in via sperimentale  è stato in grado di fornire una adeguata protezione ad un animale, il rhesus macachi, dall'infezione da coronavirus.Alcuni giorni orsono, da "Science Magazine" a  "Nature", diverse riviste scientifiche di alto livello hanno riportato la notizia della scoperta di un vaccino realizzato in Cina, tutt'ora in via di sperimentazione sui macachi. Il laboratorio Sinovac Biotech in cui è stata raggiunta questa importante tappa, si trova a  Pechino, ed è attualmente stato autorizzato ad effettuare studi clinici sull'uomo dal 16 aprile. "Questi risultati fanno ben sperare che il vaccino possa funzionare anche sull'uomo", dice Meng Weining, responsabile del Sinovac

Per la prima volta i ricercatori hanno somministrato tre dosi di un vaccino contenente particelle di SARS-CoV-2 a varie scimmie rhesus; successivamente, otto di queste sono state esposte al coronavirus. Sette giorni dopo, le scimmie che hanno ricevuto la dose più elevata  del vaccino non hanno mostrato alcuna evidenza di presenza del virus, mentre quelle a cui è stata somministrata una dose decisamente più bassa, hanno mostrato molte meno prove di infezione rispetto alle scimmie che non erano state affatto vaccinate.Il team di ricerca ha dimostrato che il vaccino si è rivelato efficace nei macachi Rhesus. Dodici scimmie hanno ricevuto un trattamento con placebo, una dose media di vaccino o una dose elevata di vaccino; tutte le iniezioni sono state somministrate in tre dosi nell'arco di due settimane 

Otto giorni dopo aver somministrato la dose finale, i ricercatori hanno introdotto il virus SARS-CoV-2 nei polmoni della scimmia attraverso unacannula tracheale. L'esperimento ha dimostrato che  il virus si è ampiamente riprodotto  nel gruppo placebo,  determinando l'insorgenza di sintomi della polmonite. Al contrario,  le scimmie cui era stato somministrato il vaccino sono state ampiamente protette contro l'infezione da SARS-CoV-2Gli anticorpi generati dal vaccino sono stati in grado di neutralizzare i vari ceppi, suggerendo che il vaccino potrebbe "mostrare una potente attività di neutralizzazione contro i ceppi di SARS-CoV-2 in circolazione in tutto il mondo", ha scritto il team di ricerca. La scoperta che gli anticorpi potrebbero neutralizzare i diversi ceppi fornirebbe  una possibile prova che il virus non sta mutando in modo tale da renderlo resistente al vaccino attualmente allo studio.

Le notizie sono ancora frammentarie, ma si direbbe che la strada è segnata e che si stia viaggiando assai velocemente verso una auspicabile soluzione. Si tratterebbe di  un'impresa scientifica enorme, che garantirebbe la protezione di milioni di persone anche se conviene ricordare  che, al momento mancano ancora le prove definitive della sua funzionalità. In attesa di ulteriori conferma, sperando che gli studi in corso non vengano smentiti da altre sperimentazioni , si può forse cominciare a vedere una via d'uscita dal tunnel in cui dall'inizio la popolazione mondiale si è venuta a trovare.

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Articolo pubblicato il 30/04/2020