Le derive autoritarie della democrazia

Da Trump a Orban, dalla Polonia al Brasile: la destra non è più quella di un tempo

C'era un tempo, quello degli anni '80 e '90, in cui in circolazione si vedevano uomini e donne di destra di stile e anche fautori di politiche di un certo spessore, sempre garanti della democrazia.

Tra questi possiamo ricordarne almeno tre, che in fatto di stile e di contenuti erano di tutto rispetto: Margaret Thatcher in Gran Bratagna, Ronald Reagan negli Stati Uniti e Gianfranco Fini in Italia.

Margaret Thatcher propugnò quella riforma neoliberista che nei primi decenni portò prosperità in tutta Europa, introducendo una serie di iniziative politiche ed economiche mirate ad invertire l'elevato grado di disoccupazione del Regno Unito.

La politica economica di Ronald Reagan, basata sull'offerta, si caratterizzò per il taglio del 25% dell'imposta sul reddito, dalla riduzione dei tassi d'interesse e della contrazione del debito pubblico, tanto che, dopo una recessione tra il 1981 e il 1982, l'economia statunitense iniziò una rapida ripresa negli anni successivi.

Gianfranco Fini operò quella memorabile svolta dall'MSI ad Alleanza Nazionale portando la destra a diventare più liberale, più europea, meno estremista, soprattutto sul piano etico, arrivando alla proposta di concedere il diritto di voto alle elezioni amministrative agli immigrati regolari, esprimendosi più volte in difesa della laicità dello Stato, dichiarando che avrebbe fatto il possibile per modificare alla Camera il testo di legge sul biotestamento, mostrandosi a favore di un intervento legislativo per garantire uguali diritti alle coppie di fatto, tra cui anche quelle omosessuali.

Qual è oggi la situazione della destra internazionale? Purtoppo i segnali non sono confortanti. In Ungheria, per via dei pieni poteri che si è assegnato il Presidente Orban, il Paese sta diventando una sorta di democratura; la Polonia, con un governo conservatore, è intenzionata ad effettuare le prossime votazioni con voti per corrispondenza (con tutti i possibili brogli del caso); la Gran Bretagna ha rasentato il ridicolo con un Boris Johnson capace di sperare in una immunizzazione di gregge contro il virus salvo poi beffardamente rischiare egli stesso di restare vittima del covid-19; Bolsonaro non ha preso molti provvedimenti contro la pandemia arrivando ad affermare che intanto il Brasile non è un Paese di vecchi e anziani come l'Italia, salvo poi constatate il dilagare del virus nella propria Nazione; e per finire negli USA Donald Trump è personaggio su cui credo tutti si abbia avuto modo di capire di chi si tratti, un Presidente che scimmiotta un giornalista portatore di handicap, che innalza muri novecenteschi contro il Messico, che si improvvisa medico proponendo di iniettarsi disinfettante nelle vene per combattere la pandemia.

Sarebbe interessante e auspicalbile vedere nuovamente una destra in grado di proporre politici con idee condivisibili, con un certo stile, con un approccio liberal-democratico, conservatore ma non ancronistico, in contrapposizione alla sinistra ma pur sempre nella dialettica e nel rispetto per le persone.

Purtroppo assistiamo a figure di poco spessore, spesso autoritarie e poco competenti e tutto ciò non fa bene alla politica, con la conseguenza che il tutto sfocia in forme di conservatorismo non di valori ma di autarchie territoriali quando, invece, ci sarebbe bisogno di politiche espansionistiche e di sviluppo ma sempre all'insegna dell'apertura tra Nazioni e continenti in questo scorcio di millenio in cui la coesione e la sinergia internazionali dovrebbero guidare qualsiasi colore politico.

 

 

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Articolo pubblicato il 09/05/2020