La campagna polacca contro gli omosessuali

Le elezioni polacche vedono di nuovo al potere l'uomo di destra Duda che mostra i muscoli verso la comunità LGBT

Che una certa destra a livello mondiale avesse mostrato in questi anni la propria volontà a erigere muri ce n'eravamo accorti da tempo, tanto che i fili spinati di Orban e i muri antimessicani di Trump ci hanno mostrato tutta la durezza e l'anacronismo per un periodo storico che si sperava si fosse lasciato alle spalle quella xenofobia, quella paura dell'altro tipici del primo novecento.

Quello che, però, è accaduto qualche giorno fa con la rielezione del Presidente Duda a capo della Polonia lascia piuttosto sgomenti, soprattutto in un'Europa che, a differenza dell'america trumpiana fatta ancora di odio verso i neri, si stava dimostrando sempre più attenta al rispetto delle minoranze e più in generale contraria a un atteggiamento discriminatorio verso le identità di genere e di etnia.

Il nuovo Governo polacco, appoggiato anche da una ottusa gerarchia cattolica, è salito anche al potere, per una differenza minima di voti, con la complicaità di una campagna elettorale contro la comunità LGBT, tanto che il candidato Duda è arrivato a sostenere che "gli omosessuali non sono un popolo, ma sono una ideologia più distruttiva del comunismo", giungendo a dire che il suo avversario volesse la sessualizzazione dei bambini e la distruzione della famiglia tradizionale.

Ovviamente, dopo essere stata umiliata per decenni sotto il dominio comunista può apparire non così strano che ora buona parte del popolo polacco abbia scommesso su un partito che rivendica ordine e tradizione, tuttavia il poco margine con cui il partito di destra di Duda ha vinto dimostra come un certo tipo di populismo anacronistico vada perdendo la propria presa, così come di fatto sta anche accadendo in Turchia dove, temendo di perdere le prossime elezioni in base ai sondaggi, Erdogan si è inventato la islamizzazione della Basilica di Santa Sofia.

La maggior parte degli esseri umani, soprattutto in un periodo come questo nel quale un certo capitalismo unito alla crisi attuale mettono una certa dose di paura alle persone, necessitano della religione, qualsiasi essa sia, per riconquistare un po' di fiducia e tranquillità per il proprio futuro, ma proprio i dettami della religione cattolica dovrebbero portarci ad avere maggiore rispetto per l'altro, per chi non la pensa come noi, per chi è più povero, anziché essere strumentalizzati da certi leader di destra come Duda, Orban e Trump che di caritatevole hanno ben poco e il cui attegiamento dubito venga accolto e sostenuto da Papa Francesco.

Questa idea assurda secondo cui la difesa dello Stato debba coincidere con una certa e discutibile difesa della tradizione appare quanto mai assurda e ridicola. Difendere i propri interessi nazionali significa difendere i propri concittadini, le proprie aziende, insomma la società che si sta goveranndo, ma se così è, allora qualsiasi cittadino, senza distinzione di razza o di sesso o di altra natura, va difeso nell'ottica di quella tradizione.

Quello a cui invece troppo spesso stiamo assistendo è l'idea secondo cui ciò che deve essere difeso è anche l'atavica e ormai superata visione dell'archetipo della società: solo cattolica, solo di famiglia tradizionale, solo della maggioranza etnica.

D'altra parte, sino a che la stessa Unione Europea non sarà così forte e autorevole da far comprendere ai paesi cosìdetti frugali che siamo prima europei che svedesi o italiani, sarà ben difficile estirpare la politica dell'orticello che rischia di rovinare il progetto europeo.

 

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Articolo pubblicato il 22/07/2020