L’EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Un sindaco per Torino

L’uscita di scena di Chiara Appendino e la smania per il “civismo” elettorale

L’annuncio di Chiara Appendino di non presentarsi candidata alle prossime elezioni amministrative, ha ridato fiato ad un dibattito nato fiacco soprattutto all’interno della sinistra e finalizzato alla ricerca della candidatura su cui puntare.

La sindacatura della grillina, a detta di molti osservatori ha ancor più accentuato il degrado di Torino, ed il divario nei confronti delle principali città italiane. Il Piemonte secondo le ultime stime nel 2020 perderà 10,1 punti di PIL contro 9,5 della media Italiana. Alla carenza di infrastrutture viarie, alla mancanza a di una politica dei trasporto aereo, si è aggiunto il ripudio per ogni iniziativa volta a creare occupazione ed a toglierci dall’isolamento. Dal rifiuto delle Olimpiadi, alla fuga del salone dell’auto, alla mancata attrazione di attività manifatturiere che potessero ridar fiato alla competitività della città.

Questo è il risultato eclatante dell’operato della giunta Appendino, oltre alle controproducenti limitazioni stradali ed illogiche chiusure al traffico, di zona ampiamente  dedite al commercio. In poche parola, un oltraggio alla Città ed uno schiaffo ai torinesi. Il caso Torino, in questi mesi è stato analizzato da autorevoli economisti ad iniziare dal Rapporto Rota di un anno or sono. Il loro contributo è stato approfondito ed a tratti allarmante. Il contrario del pressapochismo manifestato dai politici ed alla prevalente volontà di occupare militarmente Palazzo Civico con lottizzazioni fino all’ultima seggiola.

I sindaci storci del passato, da Amedeo Peyron a Giovanni Picco sino a Giovanni Porcellana  hanno dovuto ricostruire la città dalle macerie della seconda guerra mondiale o fronteggiare l’arrivo di migliaia di nuovi cittadini dal sud, con la costruzione di scuole, case e altre infrastrutture, mentre la grande industria provvedeva a creare migliaia di occasioni di lavoro stabile. Il sindaco del 2021 dovrà invece mettere in atto ogni iniziativa per far ripartire il manifatturiero e creare nuova occupazione, con scelte lungimiranti volte a far convergere capitali ed attività industriali garantendo, quale impegno della sua amministrazione, il superamento della carenza di infrastrutture, con limiti tassativi all’invadenza della burocrazia comunale.

Parimenti dovrà sostenere e promuovere, guardando al futuro, le ricerche ed i programmi che stanno maturando nelle Facoltà Universitarie e nelle Alte Scuole, ormai consolidate in Città, ove già si sperimentano tecnologie innovative. Progredisce il piano” Impresa 4.0” con il coinvolgimento, oltre alle Camere di Commercio di atenei e di ben 24 grandi aziende. E’ il business degli anni a venire. Ma, mentre il risanamento delle periferie appare ormai indifferibile, il primo cittadino non dovrà ritagliarsi il ruolo limitato a “sindaco del ballatoio”, ma neppure l’astrattezza di un professore del Politecnico proiettano su progetti ancora teorici di sviluppo, seppur necessari. Dovrà sentirsi coinvolto ed aperto per comprendere le domande di sicurezza, solidarietà e modernizzazione provenienti da ampi strati della società.

Purtroppo i politici di ogni schieramento, seguendo le dichiarazioni ed i molteplici confronti, si sono concentrati più su un disegno spartitorio o di somma degli addendi per totalizzare il risultato, a prescindere dalle incongruenze dovute alla somma delle differenze, che impedirebbe alle coalizioni di marciare compatte nel perseguimento di obiettivi strategici. E’ indubbio che le ali estreme di schieramenti raffazzonati per includere tutto e tutti, sono restie allo sviluppo di politiche industriali, di innovazioni e di relazioni internazionali, indispensabili per cercare di annullare l’emarginazione di Torino.

La capitolazione della sindaca farà riemergere coloro che ricalcando l’alleanza di governo, vorrebbero trasferire l’analogo fallimentare modello romano su Torino, perpetrando nella nostra città, la colpevole inazione del Governo nazionale. Frenano questa deriva gli esponenti del PD che si sono maggiormente spesi nell’opposizione a Chiara Appendino e non sono d’accordo di confluire nell’ammucchiata con i grillini. Il professor Stefano Lo Russo, capogruppo del PD in consiglio comunale,  nei giorni scorsi ha presentato la sua candidatura, senza peraltro esporsi con un progetto di rottura con il passato. Ma la sua potrà essere la linea che prevale?

Il centro sinistra con tutti gli allargamenti spendibili, cerca al momento, di ricavare il nominativo del candidato sindaco, da elezioni primarie che, con tutte le modalità ancora in discussione, si terranno ad inizio del 2021.Troppo tardi per  consentire l’immersione del candidato nelle problematiche della città. Si attiverebbe così l’uomo della provvidenza, scaturito da trame già abbastanza evidenti, che in un soffio dovrebbe essere in grado di occuparsi con padronanza di ogni aspetto della nuova amministrazione.

Il centro destra è al momento ancora abbottonato. La scelta spartitoria scaturirà da un tavolo romano, con decisioni che coinvolgeranno anche Roma, Milano ed altre città, al rinnovo dell’amministrazione civica nel 2021. Ma, la novità del momento, forse dovuta ai recenti successi riscontrati a Venezia e in altre città nella recente tornata elettorale, pare orientarsi a destra come a sinistra, sul sindaco civico, cercando ovviamente di occultare le generalità del “manovratore effettivo” che domina e condiziona tale scelta.

Niente da dire sulle liste portanti candidati sindaci civici. Anzi, se non ci fossero state, il naufragio dei partiti “tradizionali” sarebbe stato ancor più evidente. Eppure c’è qualcosa che non torna in questa ricerca ansiosa del candidato da offrire alle masse per portare a casa un sindaco designato.

Come se i partiti, i movimenti già collaudati da verifiche elettorali nei due schieramenti o quel che resta di loro, non fossero ormai più in grado non dico di selezionare la classa dirigente, ma neppure di scegliere nelle proprie fila un profilo men che accettabile di amministratore in grado di governare la macchina amministrativa di una città. Un tempo andava di moda nelle grandi città il city manager: una figura tecnica, esperta per lo più di conti e organizzazione aziendale.

L’idea che la politica mancasse di basi e competenze tecnico organizzative era purtroppo acclarata e, di conseguenza, il sindaco si  dotava di tale figura di supporto alla sua azione. Poi, per imperscrutabili motivi, quella figura andò sbiadendosi, fino a scomparire nelle pieghe di una burocrazia sempre più invasiva.

L’idea poggiava, comunque, su un valido fondamento. Nella combinazione Sindaco-City manager la politica, nella sua funzione di indirizzo, preservava valore e forza. Non abdicava. Scriveva lo spartito, lo consegnava al manager e questi, come si conviene al direttore d’orchestra, lo trasmetteva agli orchestrali per rendere armoniosa la melodia.

In questo modo un pezzo di società, quella tecnico-aziendalista, per intenderci, varcava le porte del Comune. Senza ambire ad occuparlo né a sostituire il politico di turno.

Ora, tutto è cambiato. Per le grandi come per le piccole città, si cercano candidati sindaci nella società civile, per lo più tra imprenditori, personaggi televisivi, professionisti di Covid-19. Si punta al nome di prestigio, o più ancora al grado di popolarità nei talk show. Con il rischio di individuare altri giullari od arruffapopoli come Giletti, o carrieriste sfrenate che già si sono spese in ogni direzione con esiti deleteri, che con Torino o semplicemente con l’amministrazione di una città, avrebbero nulla a che spartire. Politica? Macché! I partiti si nascondono. E le liste civiche, quelle che si basano sul nulla, crescono come funghi.

Più cala la passione per la politica, più i partiti, da destra a sinistra, si mimetizzano. Mostrano vergogna di sé stessi. Avvolti in un mito incapacitante. Vittime della loro resa.

Speriamo che, almeno a Torino, questo scenario si allontani. Conosciamo esponenti politici validi e competenti in entrambi gli schieramenti, ma che a causa di veti correntizi, vengono rigorosamente confinati. E dire che basterebbe il buon senso, fa prevalere la mission per il conseguimento del  Bene comune.

Ne parliamo con Mauro Carmagnola, indiscusso leader della rinata Democrazia Cristiana regionale, reduce da recenti successi elettorali a Rivoli ed a Venaria, per citare  quelli più vicini a noi. Carmagnola nella sua analisi parla di “Metodo”. Cioè definizione di un programma coerente con la realità e le finalità da perseguire e non infarcito da frasi fatte e ambigue, formalmente valide per ogni circostanza. Carmagnola ribadisce la priorità della scelta di un candidato in grado di fronteggiare, con una squadra coesa e competente, la sfida non facile che attenderà il sindaco 2021.

In questa competizione, si presenta anche Mino Giachino, a capo della già collaudata lista” SI TAV SI LAVORO per Torino”. Punta il dito sulla realtà  e cita  la DOXA che sostiene che Il 58% delle famiglie non c’è la fa ad arrivare a fine mese.

“Torino non è mai stata così male ....la metà della Città che stava male prima oggi sta ancora  più male, esordisce Giachino. 

Le Elezioni 2021 sono l’ultima occasione per il rilancio della Città”.

“Per farcela, prosegue Giachino, occorre avere conoscenza dei problemi di tutta la Città, occorre capire come sta male Torino, danneggiata dal declino prima e dal Covid oggi, occorre avere competenza, passione, determinazione”.  Rifacendosi al ruolo sostenuto con il suo movimento contro la scelta  della sindaca Appendino di cancellare la TAV, portando in piazza in tre occasioni oltre 90000 cittadini, Giachino riafferma che a  Torino per rilanciarsi occorre un candidato con esperienza di Governo ed espone in sintesi le linee di azione del suo programma.

“Rilanciare lo sviluppo puntando sulla Manifattura rinnovata, sul Competence Center e sul Manufacturing Center.

Puntare a mettere in Rete Torino con Genova e Milano. 

Insieme queste Tre Città tra 2 anni saranno collegate tra loro con Treno in un’ora.

Si potranno mettere insieme Università , Politecnici, Centri di Ricerche, logistica. 

Diventeremo la Prima Area Metropolitana d’Europa collegata a 1 ora da Lione e con tutta l’Europa.”

I  partiti dominanti del centro destra sapranno seguire questo percorso? Il cittadino con le sue aspirazioni e necessità tornerà dopo anni al centro degli obiettivi per il governo della città? Ci auguriamo , per il bene di Torino che questo via maestra venga seguita nella sua interezza ed alla luce del sole, da ambedue gli schieramenti.

Altrimenti se tutto diventa un calcolo o un commercio per mettere le mani sulla città, con buona dose di cinismo, a quale scenario dovremo ancora assistere?

Al paradosso di una politica che non c’è, e di partiti che non sanno fare politica e di valori etici ormai scomparsi. Un vero naufragio.

 

Francesco Rossa - Condirettore responsabile e Direttore editoriale

 

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Articolo pubblicato il 18/10/2020