L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : Immani manie (e mannaie)

L’ossessione del controllo, mediante app, col pretesto pandemico, ci tramuta tutti in morti-viventi e servi della globale dittatura digitale neomedievale, peggio che in un orribile film distopico di Halloween?

L’avvocato Giuseppe Conte (o Corte) è un personaggio immaginario. È noto. Creato dalla penna magica di Dino Buzzati, è il protagonista di un racconto in cui egli scende di piano in piano (fin qui tutto bene”, avrebbe commentato il tizio di La Heine) in una clinica nella quale viene ricoverato al settimo e ultimo, per un’insignificante febbricola, e in seguito, man mano che si aggrava, è trasferito sempre più in giù, appunto, per arrivare al primo, riservato agli incurabili, e colà concludere la propria vita. Sottoterra.

Resuscitato in una sorta di spin-off cinematografico tragicomico – minestrone di citazioni da Todo Modo (1976) di Elio Petri (ispirato allo scritto di Sciascia) e The Day After (1983) di Nicholas Meyer, da Orwell 1984 (Nineteen Eighty-Four) di Michael Radford e dal mostruso meccanicistico metallico Tetsuo, the Iron Man (1989) di Shinya Tsukamoto (giuro che il cognome non è inventato!), dagli episodi Fuji in rosso e Il demone che piange del film Sogni (o incubi?) ossia Yume (1990) di Kurosawa, nonché L'Esercito delle Dodici Scimmie (12 Monkeys, 1995) di Terry GilliamContagion (2011) di Steven Soderbergh –, il nostro eroe romanzesco, nel ruolo di Presidente del Consiglio in regime di emergenza, è tornato interprete comprimario di un grottesco, strampalato b-movie distopico catastrofico apocalittico, un po’ trash o splatter, uscito in anteprima nelle sale (serrate) in Italia dallo scorso marzo, ma ri-proiettato quest’autunno in versione rimasterizzata, aggiornata e implementata di contenuti inediti.

La trama o sinossi, assai prolissa, dell’interminabile lungometraggio di produzione cinese, girato all’inizio (probabilmente ad ottobre-novembre 2019) nella regione dell’Hubei e poi ai quattro angoli della sfera planetaria, si sviluppa sugli schemi narrativi classici del genere: in un’iniqua società piramidale simil-massonica futuristica, tipo Metropolis (1927) di Fritz Lang, irretita da un’avanzata tecnologia digitale di capillare sorveglianza, col pretesto di una dilagante misteriosa epidemia da malattia polmonare, non si sa se d’insorgenza naturale o artificiale, durante l’aperitivo d’una preannunciata grande abbuffata in una specie di pluriennale delirante sabba della notte d’Ognissanti, dove si balla all’algoritmo virtuale di una frenetica Danse macabre di Halloween e, mascherati, ci si saluta a gomitate o con il pugno al petto (come le truppe imperiali di Star Wars o i Militi del Fuoco in Fahrenheit 451 di Truffaut), mentre si rischia di ritrovarsi allegramente de/capitati o sgoz/zati tramite mannaia islamica in una cattedrale gotica (sovente magari incendiata), i pescecanini vertici governativi o dispotici e gli sciacalleschi megamagnati economici ultrarricchiti dei vari Stati del porco-mondo, insieme ai loro ligi lacchè, nell’ambito di un gigantesco esperimento internazionale di immane condizionamento collettivo, costringono la bovina base popolare zombizzata, illusa desinataria delle bri-cio-le del banchetto e ormai resa serva della globale dittatura disinformatica neomedievale, ad accettare pacificamente straordinarie limitazioni delle libertà fondamentali – da quella di movimento, col lockdown sigillante in casa-bara, a quella di pensarla differentemente dalle autorità amministrative e scientifiche ufficiali –, con minuziosi, ossessivi controlli e pesanti intrusioni nell'intimità dei singoli individui e delle famiglie, e, almeno nella fiabesca area nordafricana eufemisticamente chiamata Belpaese, pure con l’auspicato utilizzo di un kafkiano sistema di tracciamento dei contagi, con app apposita, Immuni ovvero Inani, completamente inefficace e inefficiente, dunque causa di caos da tamponamenti, d’inestricabili incolonnamenti, intasamenti, assembramenti e inauditi spac/ca/menti di ze/be/dei per i sudditi, cui si somma il concreto pericolo di divulgazione e sfruttamento commerciale, fraudolento o spionistico dei dati sensibili dei cittadini (tanto, già adesso OK-Google vi registra senza permesso le telefonate dal cellulare, no? chevvefrèga?!). Amaro scherzetto mortale. Da lasciarci la pellicola.

Per fortuna, si tratta – per parafrasare la canzonetta – della peterpanica Penisola che non c’è: è una favola, pura fantasia, non può esistere nella realtà.

Seconda stella a destra.

Ammattiamo.

 

Enrico S. Laterza

 

 

 

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Articolo pubblicato il 01/11/2020