Quella Francia macroniana che aspira ad essere “Impero”.

Ad osservare bene la politica estera di questi ultimi anni, sembra quasi che la Francia non abbia mai smesso di vedere e di percepire se stessa come “Impero bonapartista”. Il suo forte interventismo in Africa e nel Mediterraneo ne sono la conferma. Piaccia o no, Parigi sta agendo come attore globale. La Francia è oggi un Paese ascoltato e capito nella nuova realtà internazionale. Si propone propagandisticamente come portavoce dei popoli, delle loro aspirazioni ad un avvenire più giusto e più sicuro. Almeno, questo è il messaggio che abilmente è riuscita a far passare. Così come abilmente utilizza la propria lingua nelle sue ex colonie come strumento di assimilazione ed identificazione culturale. 

La Francia viene rispettata e riconosciuta come unica potenza nucleare presente nel Continente europeo. Essa infatti pensa all’Europa più come a se  stessa che non come a uno spazio comunitario. Quando Macron fu eletto, occorre ricordare che alle nostre latitudini, con un sentimento europeista un po’ ingenuo, si vedeva questo avvenimento come una grande speranza di rilancio verso l’integrazione europea. Questo bel “sogno” europeista ha dovuto fare i conti con la realpolitik francese, la quale più che ad un’ integrazione ha sempre puntato ad un’ assimilazione francese dell’Europa.

Da diverso tempo, già con i precedenti governi, la Francia ha assunto un atteggiamento di Politica Estera neogollista. All’interno dell’ “Impero egemonico Americano” è riuscita a ritagliarsi un suo spazio d’intervento nell’area sub-sahariana e ora persino nelle aree del mediterraneo che un tempo erano di nostra influenza(Libia fra tutte).

Non è solo da questo ultimo esecutivo che la Francia persegue un disegno geopolitico volto alla grandezza; basti ricordare che già ai tempi della Terza e della Quarta Repubblica l’estensione territoriale francese era ben più ampia del Secondo Impero. Tuttavia, a Macron, va dato il merito di aver risollevato una Francia a pezzi, ereditata dall’ultimo governo socialista e ridotta ai minimi termini, depressa, incerta sul suo futuro.

Ora, invece, abbiamo un paese fortemente competitivo con l’Italia, sia in Europa che nel mediterraneo. Dopo avere indebolito la nostra influenza a seguito delle primavere arabe; la Francia di Macron sembra voler perseguire la strategia anti-italiana di Sarkozy, volta persino a sottrarci vette alpine lungo i nostri confini.

Non solo! Gli eredi dello “schiaffo di Tunisi” si rendono partecipi di una politica a tratti aggressiva nel vicino oriente, in particolar modo in Libano ed in Siria; dove risultano essere persino più interventisti degli stessi Stati Uniti. Dinanzi ad un’Italia ed una Germania impotenti e conniventi verso la Turchia; Parigi, svincolata da tutto, si pone come unica potenza europea e mediterranea in grado di “zittire” Ankara.

La Francia macroniana, pur essendo ancora una potenza di medio raggio sotto l’influenza USA, vuole “interpretare” se stessa come attore protagonista di uno scenario che va ben oltre l’Europa. Dopo aver consolidato l’asse franco-tedesco ed aver ritrovato sua centralità interna, svincolata, già dal 2002, dal vecchio limite della coabitazione; ora, gli eredi di Napoleone non hanno più limiti, avendo un semipresidenzialismo sempre più sbilanciato verso la Presidenza della République.

Uno dei fattori di successo francese è anche la totale assenza internazionale dell’Italia in questi ultimi anni. La Francia sta portando avanti la politica internazionale che avremmo dovuto fare noi. Si fa valere durante la stipula dei trattati europei, all’occorrenza sfora i vincoli di bilancio per rilanciare la sua economia; dà una linea di politica economica comune alle sue aziende, volta a portare altri stati verso la propria sfera di influenza; porta avanti la visione geopolitica del grande stratega Alexandre Kojève, il quale, prevedeva che la Francia si ergesse a paese guida del Mediterraneo e presso tutti i paesi di lingua neolatina; così da costituire una potenza neolatina egemone erede dell’Impero Romano, in modo tale da risultare alternativa sia alla potenza americana che a quelle asiatiche.

Insomma, fin quando avremo un esecutivo così assente in politica estera il piano egemonico francese non potrà che crescere, dinanzi alla nostra impotenza di spettatori inermi della Storia.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 18/12/2020