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Mai dimenticare i molti morti, vittime dirette ed indirette della pandemia
Dalle colonne informatiche di questo virtuale editoriale domenicale quaresimale avevo intenzione di scagliar strali d’indignazione contro burattini e burattinai del dannato teatrino pandemico del Belpaese dello Stivaletto nostro e dello stra-Vecchio in-Continente: dallo sciocco sceicco rignano-saudita neorinascimentale, che azzerò il Conte raddoppiato per favorire l’approdo presidenziale del gattopardiano Dragone, ai troppi sciacalli profittatori che si sono arricchiti a dismisura – e proseguono – con l’“intermediazione” su mascherine mandarine farlocche o coll’inoculazione dei costosi vaccini al bovino popolino, per zeneca ad astra, senza nemmen riuscire a riveder le stellette (del prodigo generale Figliuolo). In tempo di guerra, chi frugava fra le macerie per rubare veniva fucilato sul posto…
Poi è squillato il cellulare. È arrivata una di quelle telefonate cui non vorremmo mai dover rispondere. La diagnosi del medico non lascia scampo: per una persona cara, magari proprio colei che ti ha tenuto in grembo per nove mesi, si avvicina inesorabilmente la stazione conclusiva del calvario nella lacrimarum valle; il fioco lumino di speranza in fondo al tunnel del notturno pellegrinaggio terminale dell’umana esistenza si affievolisce per spegnersi, ovvero – se hai fede nella resurrezione pasquale – per risplendere nell’eterno Sole divino, nel qual non dee creder che s’invii / per creatura l’occhio tanto chiaro (Dante, Paradiso, XXXIII, 44-45). Volo all’al-di-là.
Così, nell’ennesimo annus horribilis, infernale, giustamente dedicato all’Alighieri, e durante un mese in cui s’intrecciano ricorrenze fauste e funeste, dal 160° dell’Unità d’Italia (il lettore sceglierà a che categoria attribuirlo) alla celebrazione bisecolare dell’ode Marzo 1821 di Alessandro Manzoni, dalla Solennità di San Giuseppe, Festa del Papà, al decimo ammonimento della catastrofe naturale-nucleare di Fukushima, nel Giappone di Hiroshima e delle prossime Olimpiadi 2020 posticipate, nonché le Giornate della Lotta alla Mafia, della Felicità (ehm…), della Poesia e la prima intitolata alla memoria delle vittime del covid, il pensiero – con in testa le toccanti immagini delle bare di Bergamo – si rivolge appunto ai molti martiri, diretti ed indiretti, del tremendo conflitto coronavirale e alle rispettive famiglie. Assai spesso, agli anziani ricoverati in rsa, case-di-riposo od ospedali, ombre tra le ombre, e mancati a causa del maledetto microbo cinese o di differenti patologie, non è stato possibile ricevere il contatto e il conforto vicendevole di figli e nipoti. Si aggiunge solitudine al dolore.
(James Joyce, The Dead, in Dubliners, 1914)
Non dimentichiamo.
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Articolo pubblicato il 21/03/2021