L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : Memento

Mai dimenticare i molti morti, vittime dirette ed indirette della pandemia

Dalle colonne informatiche di questo virtuale editoriale domenicale quaresimale avevo intenzione di scagliar strali d’indignazione contro burattini e burattinai del dannato teatrino pandemico del Belpaese dello Stivaletto nostro e dello stra-Vecchio in-Continente: dallo sciocco sceicco rignano-saudita neorinascimentale, che azzerò il Conte raddoppiato per favorire l’approdo presidenziale del gattopardiano Dragone, ai troppi sciacalli profittatori che si sono arricchiti a dismisura – e proseguono – con l’“intermediazione” su mascherine mandarine farlocche o coll’inoculazione dei costosi vaccini al bovino popolino, per zeneca ad astra, senza nemmen riuscire a riveder le stellette (del prodigo generale Figliuolo). In tempo di guerra, chi frugava fra le macerie per rubare veniva fucilato sul posto…

 

Poi è squillato il cellulare. È arrivata una di quelle telefonate cui non vorremmo mai dover rispondere. La diagnosi del medico non lascia scampo: per una persona cara, magari proprio colei che ti ha tenuto in grembo per nove mesi, si avvicina inesorabilmente la stazione conclusiva del calvario nella lacrimarum valle; il fioco lumino di speranza in fondo al tunnel del notturno pellegrinaggio terminale dell’umana esistenza si affievolisce per spegnersi, ovvero – se hai fede nella resurrezione pasquale – per risplendere nell’eterno Sole divino, nel qual non dee creder che s’invii / per creatura l’occhio tanto chiaro (Dante, Paradiso, XXXIII, 44-45). Volo all’al-di-là.

 

Così, nell’ennesimo annus horribilis, infernale, giustamente dedicato all’Alighieri, e durante un mese in cui s’intrecciano ricorrenze fauste e funeste, dal 160° dell’Unità d’Italia (il lettore sceglierà a che categoria attribuirlo) alla celebrazione bisecolare dell’ode Marzo 1821 di Alessandro Manzoni, dalla Solennità di San Giuseppe, Festa del Papà, al decimo ammonimento della catastrofe naturale-nucleare di Fukushima, nel Giappone di Hiroshima e delle prossime Olimpiadi 2020 posticipate, nonché le Giornate della Lotta alla Mafia, della Felicità (ehm…), della Poesia e la prima intitolata alla memoria delle vittime del covid, il pensiero – con in testa le toccanti immagini delle bare di Bergamosi rivolge appunto ai molti martiri, diretti ed indiretti, del tremendo conflitto coronavirale e alle rispettive famiglie. Assai spesso, agli anziani ricoverati in rsa, case-di-riposo od ospedali, ombre tra le ombre, e mancati a causa del maledetto microbo cinese o di differenti patologie, non è stato possibile ricevere il contatto e il conforto vicendevole di figli e nipoti. Si aggiunge solitudine al dolore.

 

Un tenue picchiettio sui vetri lo fece girare in direzione della finestra. Aveva ricominciato a nevicare. Osservò assopito i fiocchi, argentei e scuri, cadere obliquamente davanti al lampione. […] Eggià, i quotidiani avevan ragione: nevicava sull’intera Irlanda. La neve cadeva in ogni zona nella bruna pianura centrale, sulle colline brulle, cadeva lieve sulla palude di Allen e, più ad ovest, sulle onde cupe e tumultuose dello Shannon. Cadeva anche su ciascuna parte del remoto cimitero sul poggio dove giaceva sepolto Michael Furey. S’ammucchiava fitta sulle croci contorte e sulle lapidi, sulle punte del cancelletto, sui roveti spogli. La sua anima si dissolse lentamente nel sonno, mentre ascoltava la neve scender leggera su tutto l’universo, scender leggera, come il calare della loro ultima fine, su tutti i vivi e i morti.

(James Joyce, The Dead, in Dubliners, 1914)

 

Non dimentichiamo.

 

 

Enrico S. Laterza

 

 

 

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Articolo pubblicato il 21/03/2021