Che cos'è il Trimarium

Mosca concentra truppe e mezzi militari al confine con il Donbass, mentre Washington provoca il Cremlino e consolida il Trimarium. Ma che cos'è il Trimarium? Scopriamolo insieme.

Durante una conferenza sulla politica internazionale tenuta a Chicago, lo stimato politologo George Friedman esordì così:

 

“L’interesse principale della politica estera americana nell’ultimo secolo, durante la prima e la seconda guerra mondiale e durante la guerra fredda, sta nella relazione tra la Germania e la Russia. In effetti, questi due Paesi uniti sono il solo potere che possa minacciarci. Il nostro principale interesse è di assicurarci che questo non accada”.

 

Il tema principale della sua dissertazione era la situazione ucraina e quanto l’Amministrazione americana aveva fatto per favorire il colpo di stato contro il Governo in carica. Dal conflitto interno derivarono, come sappiamo, le sanzioni (e le contro-sanzioni) contro la Russia, che vedono tuttora parteciparvi tutti gli Stati europei, Germania compresa.

Ma, oltre all’idea di scongiurare il “sogno di Haushofer” e “l’incubo di Mackinder” (ovvero il dominio russo-germanico nell’est Europa); la più grande preoccupazione americana rimane quella di spingere il pericolo russo oltre gli Urali, e sopratutto lontano dal potenziale alleato germanico.

 

In realtà Berlino, nonostante sia stata parte in causa nelle manifestazioni che rovesciarono il precedente regime di Kiev, sta giocando sin dall’inizio una partita su due tavoli: con una mano spinge per il proseguimento delle sanzioni, mentre con l’altra continua a investire in Russia attraverso le consociate delle sue aziende residenti in quel Paese. Come non bastasse, ha sottoscritto l’accordo che prevede il raddoppio del gasdotto North Stream II, infrastruttura che consentirà di dirottare sul nord del continente la maggior parte del gas che attualmente transita attraverso l’Ucraina.

 

Vista questa situazione alquanto ambigua, Washington da tempo ha “rispolverato” il vecchio sogno del Trimarium, tanto caro ai polacchi.

 

Ma che cos’è il Trimarium? E quando nacque quest’idea nel cuore degli slavi filo-occidentali?

 

Dal 2015, su iniziativa del primo ministro polacco Duda e della presidente croata Grabar-Kitarovic, un gruppo di Nazioni dell’est Europa ha cominciato a incontrarsi per portare avanti una comune politica economica e strategica. Il loro fine è il rafforzamento dell’Unione Europea e l’aumento dei contatti con gli Stati Uniti. Il loro progetto è chiamato “Trimarium” poiché collega tre mari: il Baltico, l’Adriatico e il Mar Nero.

 

Attualmente, l’iniziativa dei “tre mari” coinvolge dodici Paesi dell’Europa centrale e orientale, in un progetto di investimenti in termini di sviluppo economico, energetico e infrastrutturale.

Con la fine della Guerra Fredda gli stessi stati del TRIMARIUM riconquistarono la propria indipendenza e intrapresero un cammino di democratizzazione e liberalizzazione (sicuramente economica, forse meno politica) nel solco delle organizzazioni occidentali, prime fra tutte NATO e UE.

 

Dall’Unione Europea queste nazioni traggono un notevole beneficio economico, sotto forma di fondi strutturali, ma soprattutto grazie alla profonda interconnessione col sistema produttivo tedesco, di cui, se considerati complessivamente, sono il maggiore cliente.

 

Dalla NATO invece traggono la propria sicurezza: con la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Patto Atlantico ha inglobato i paesi del Trimarium fino a lambire il territorio russo direttamente (l’exclave di Kaliningrad confina con Polonia e Lituania) e indirettamente (attraverso i bastioni di Bielorussia e Ucraina).

 

Rappresentando il confine col nemico, gli stati di questa regione ospitano numerose basi statunitensi, un discreto numero di soldati, e sistemi missilistici antirussi in Polonia e Romania. La regione gode infatti di una certa rilevanza strategica nei calcoli del Pentagono: gli Stati Uniti devono evitare che una potenza continentale domini l’intero continente o, come già è accaduto, che due potenze se lo spartiscano.

 

Ma per comprendere “il Patto dei Tre mari” occorre fare un passo in dietro lungo l’asse temporale della Storia.

 

Questo progetto geopolitico ha origini nel periodo della costituzione degli Stati Nazionali. Infatti nella prima parte del 1800 il principe polacco Czartoryski cercò di favorire la nascita di una federazione panslava che comprendeva la Polonia, i Paesi baltici, la Romania, l’Ungheria e gli Slavi del sud. Il progetto del principe fallì, ma non definitivamente. Appena riottenuta l’indipendenza la Polonia mostrò nuovamente le sue velleità da potenza regionale.

 

Negli anni 20’ la Polonia portò avanti l’idea, e sognò di realizzare un Progetto denominato “Intermarium” (cioè, fra i mari - “Miedzymorze” in polacco).

Il generale Józef Pilsudski propose una federazione tra Polonia, Lituania, Bielorussia e Ucraina, che sarebbe dovuta nascere dall'eredità storica dell’antico stato polacco-lituano (la Confederazione esistita tra il XIV e il XVIII secolo nell'Europa orientale), la quale si sarebbe estesa, appunto, su Tre mari (come sopra detto: Mar Baltico, Mar Adriatico e Mar Nero).

 

Ma dietro il fascino e il romanticismo di un “revival” storico della Confederazione Polacco-Lituana, c’è tutto il cinismo e la Realpolitik di Washington, la quale fa leva sulle paure anti-russe e anti-tedesche dei polacchi e degli slavi dell’Europa orientale.

Gli americani vogliono riconfermare una presenza occidentale in quelle aree che facevano parte del blocco sovietico o che hanno un rapporto storico-conflittuale con la Russia. Nel fare ciò, puntano sul senso di insicurezza degli Stati del Trimarium che si sentono minacciati dalla vicina Federazione russa.

 

Ma dietro alla deterrenza antirussa, il coinvolgimento americano è pensato soprattutto in chiave anti-cinese. La Cina, infatti, era interessata all’iniziativa del Trimarium perché sarebbe potuta rientrare all’interno del progetto della sua Nuova via della seta, ma la presenza degli Stati Uniti ha limitato l’avanzata cinese nell’Europa orientale.

 

Il rischio di provocare una reazione della Russia è molto alto, ma anche questa ipotesi sembra inserirsi nella manovra di accerchiamento portata avanti dalla NATO. Un rinnovato Patto Atlantico che sta ottenendo sempre più importanza in Polonia e nei Paesi Baltici, due zone pienamente coinvolte nel progetto Trimarium.

 

A Bruxelles invece vedono con favore il contenimento dei Russi e la spinta filo europeista che sta portando avanti il governo rumeno in un momento in cui l’UE sembra essere in affanno. Ma il Trimarium ha anche un’anima polacca, la quale, a differenza di quella romena, non ama molto l’Ue né desidera finire sotto l’influenza tedesca. Il ricordo passato di una morsa russo-tedesca per spartirsi la Polonia è ancora vivido a Varsavia. L’obbiettivo da parte polacca rimane quello di concorrere con l’asse franco-tedesco in funzione antirussa, facendo vedere a Washington che il Trimarium è ben più affidabile dell’alleato tedesco. In questo modo Varsavia punta ad essere indipendente sia dalla Federazione russa che dallo strapotere della Germania nell’UE.

 

 

Se guardiamo la cartina geografica, è facile notare come si tratti di una striscia di territori che separa esattamente in due l’attuale Unione Europea e si frappone tra l’Europa Occidentale e la Russia. Ergo, il progetto del Trimarium consiste nel costituire una cintura di Paesi strettamente alleati allo scopo di separare fisicamente la Russia dalla Germania. Iniziativa che coincide perfettamente con l’interesse geostrategico degli Stati Uniti nell’area.

 

Ma se Washington vede di buon occhio questo progetto, Roma dovrebbe farlo molto meno.

 

In primis perché rischia di alzare la tensione con la Russia, che si sentirebbe in pericolo essendo accerchiata. Ciò porterebbe Putin a diventare più aggressivo anche in altre zone del globo. E poi noi italiani dovremmo sentirci minacciati poiché il progetto comprende l’Adriatico, mare in cui siamo molto presenti e che è decisivo per le nostre manovre geostrategiche, essendo la nostra prima linea di difesa. In un momento in cui la politica estera italiana sembra trovarsi dinanzi ad una crisi senza precedenti, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è affrontare un espansionismo slavo vicino ai nostri confini.

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Articolo pubblicato il 17/08/2021