Nella repubblica fondata sul lavoro se il lavoratore non ha 20 anni di contribuzione non ha diritto alla pensione e neppure alla restituzione dei contributi versati che rimangono all’INPS
Dopo gli appelli alle istituzioni, la nostra lettrice si rivolge direttamente ai diretti interessati alla situazione pensionistica ultimamente in bilico e soggetta agli stati dìanimo dei governanti eletti e non eletti, bensì nominati.
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Cari fratelli lavoratori,
sono una mamma e una nonna molto preoccupata per le future pensioni degli scritti all’INPS, (lavoratori dipendenti e “padroni”). Negli ultimi 30 anni le pensioni sono state ridotte di parecchio, e sono aumentate le aliquote contributive ( per lavoratori dipendenti la media é del 33% dello stipendio lordo, per i lavoratori autonomi sono inferiori, ma sempre gravose ) Stranamente nella busta paga dei dipendenti non è indicato né lo stipendio lordo, né l’importo complessivo che il datore di lavoro versa all’INPS.
L’ INPS è nato durante il Regno d’Italia: le aliquote erano un terzo di quelle attuali e i lavoratori avevano diritto alla pensione con 480 settimane, cioè con meno di 10 anni. Invece, nella repubblica, fondata sul lavoro, se il lavoratore non ha 20 VENTI anni di contribuzione, non ha diritto alla pensione e neppure alla restituzione dei contributi, che rimangono all’INPS.
I veri padroni del lavoro in Italia, sono i Sindacati della Triplice, quelli autorizzati a trattare con il Governo, quelli che possono bloccare tutto con uno sciopero. Mi verrebbe da pensare che questa repubblica, non è fondata sul lavoro, ma sullo sciopero.
La triplice sindacale, e “governi sinistri”, hanno varato leggi per sgraffignare ai lavoratori i loro contributi previdenziali, per dare pensioni a chi non ne aveva diritto:
Ricordo la famigerata legge Mosca del 1974, quella dei 40.000 pensionati senza contributi, tra cui, pare ci sia anche un ex Presidente della Repubblica. Ritengo che gli importi delle pensioni INPS dovrebbero essere pubbliche.
Ricordo l’art. 31 dello Statuto dei Lavoratori, base indispensabile di leggi successive che consentono pensioni d’oro ai lavoratori che sono in aspettativa non retribuita per cariche sindacali. Peccato, che l’art.31 dello Statuto dei Lavoratori, sia illegittimo perché modifica l’art. 51 della Costituzione e la Costituzione può essere cambiata solo con leggi costituzionali.
Oltre alle sottrazioni legalizzate della triplice sindacale, ci mancavano quelli del Movimento 5 Stelle che hanno stravinto le elezioni per il reddito di cittadinanza. L’art.4 della Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro, che è anche un dovere. Il diritto al mantenimento spetta agli inabili al lavoro sprovvisti di mezzi necessari per vivere. A proposito del reddito di cittadinanza, sembrerebbe che sia stato elargito prima di avere controllato i requisiti. Se così fosse si tratterebbe di abuso d’ufficio contemplato dall’art. 323 c.p..
E’ triste sentire che ci sono tanti morti sul lavoro perché non vengono rispettate le leggi. Trascrivo parte di una vecchia canzone di Anna Identici dal titolo "Era bello il mio ragazzo" che purtroppo è ancora attuale.
“Era bravo il mio ragazzo, morì il babbo che era bimbo, ma mi disse: non temere, vado io ora in cantiere….
Era stanco il mio ragazzo in quel letto di ospedale, ma mi disse non fa niente, solo un piccolo incidente….
Era bello il mio ragazzo col vestito della festa, l’ho sentito tutto mio mentre gli dicevo addio.”
Fratelli lavoratori, non basta aver conquistato i diritti, bisogna saperli difendere.
Giuliana Tofani Rossi
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Articolo pubblicato il 22/09/2021