Poesia ruggente

Possono sembrare cuccioloni, ma i poeti…

“Quando cadde la era della dodicesima era

e il silenzio, alta marea della notte, sommerse le alture,

i tre dei della terra, i Titani signori della vita, apparvero sui monti.

 

Vorticavano fiumi ai loro piedi;

nebbia fluttuante li avvolgeva al petto,

e le teste si ergevano maestose al di sopra del mondo.

 

Poi parlarono, e come un tuono lontano

le voci rombarono di pianura in pianura."

 

                             (Kalil Gibran – Gli dei della terra)

 


 

 

Se esiste una città 

 

Sorridono i campi aridi

brilla il sole pallido

gennaio placido

dolore infermo al petto

tanti festeggiano

brindano al domani

io prego per te che sei lontano

 

Sorridono i campi aridi

il sole è freddo 

come il tuo passo andato

chissà quale città ti accoglie

se esiste città in cui si può 

ancora vivere 

 

E i mesi congelano i sogni 

e noi siamo duri come tronchi

fermi, esposti, risoluti

chissà quale città ti accoglie

i rami nudi ricordano

la miseria di chi ama

 

l'ostinazione della vita.

 

            Giulia Olga Billante

 

 

Coda per tamponarsi 

 

In coda per tamponarsi  

trovo la parte di umanità 

non accecata dalla paura 

inoculata di indifferenza e odio. 

 

Guariti come me 

Pieni di anticorpi  

Privi di libertà: 

 

una signora che ha preso il virus due volte  

una mamma che paga per sé e per la figlia  

fino a che potrà e ha già deciso 

che dopo sarà lei la vittima della sperimentazione  

una ragazza con eyeliner e tacchi a spillo 

che non vuole rischiare di nuovo la morte. 

 

L'extracomunitaria che può lavorare senza contratto, ma non senza greenpass. 

L'insegnante al suo 22esimo tampone, 

dovuto anche solo per una riunione di 2 ore. 

 

La commercialista che deve essere sempre in studio. 

 

La coppia con lo snautzer gigante  

che ha visto poco prima un 

amico accasciarsi in bicicletta  

dopo la seconda dose. 

 

Altri silenziosi con sguardo  

ancora umano 

in fondo al cuore 

sperano di poter sopravvivere. 

 

                      Eleonora Falchi

 

 

Non torneremo in silenzio

(Alle vittime della malasanità 2020)

 

Incurvati dalla storia di questo tempo

e gli occhi inumiditi dal pianto

andiamo via in silenzio.

Chiusi nel silenzio

e nel buio di queste stanze

tristi

colme di dolore

tra i camici e la solitudine.

Miserevoli, voi

ci avete rubato l'anima

ladri di salute e di vita.

Voi, avete oscurato la luce,

rubato le stelle,

insanguinato il cielo.

Voi, amministratori di interessi

giocolieri del profitto e del sistema,

malvagi costruttori del malessere.

Da lassù, trascinati dalla rabbia,

dalla vendetta e dall'amore

inneggeremo canti di rivolta.

Non torneremo in silenzio,

da lassù, risorgeremo facendo miracoli

e con armi e stelle in pugno,

ci trasformeremo in combattenti

per una nuova Resistenza. 

 

                                 Umberto Fazzi

 

 

“Zivilisation!”

 

Riafferro per un fiato

nella cornucopia o nella fronda,

comunque oltre le mura,

la falena che rimbomba 

ma all'Ordine stona,

questo strumento già lacerato 

triangolato aperto

e sfondato 

nel bulbo della testa,

fiorito si se in vermi

sgrammaticato e troppo tardi;

Merda – 

Aveva parlato!

Ma la poesia s’è riavvolta 

La parola storta, il suono troncato

A bruciatura costante,

e nel grande applauso,

quest'essere già chino ha trovato 

come disfarsi.

 

               Eleonora Chiara Giusti 

 

 

Come d'autunno cadono le foglie

così le idee nel mondo cadono

accartocciandosi, già secche,

sì toccando il suolo, vuote di vita.

Esse però non fertilizzan nulla

solo decadono, svuotandosi

d'ogni significato e la speranza

muore con loro... insieme a civiltà

cuori meccanici, intelligenze artificiali.

È il Mostro Pragma che divora il mondo

Sempre le stesse cose andiam dicendo

e nulla cambia e nulla si migliora

Stanchi di scrivere, stanchi di parlare

Solo il silenzio ci conviene, ormai

che almeno quello ci consola.

È Kali yuga è l'epoca di Shiva

sui tabernacoli sieri santificati.

La scienza ci diventa religione

ed il divino stesso si scolora

diventa dogma, regolamento, legge

e si ricostruiscon roghi.

Ancora con le streghe e l'eresia

si accompagna umanità nella follia

 

                        Giandiego Marigo

 


Microonde

Surriscaldati,

micronizzati,

agitati con onde per nulla marine,

costretti allo scontro violento.

Ci difende

il ministro della paura

da mostri 

inventati 

per costringerci

a cambiare e peggiorare.

E noi sballottati

fra una notizia

e un’altra uguale

mentre tutto si riscalda

e guardiamo un piccolo puntino

per conoscere

quello che abbiamo sotto gli occhi.

Senza riserva,

microndizzati.

 

                             Mauro Milani

 

 

"Forza gente, ridete!
Ora che vi stanno dicendo
che il mondo non è più una placenta."

lui disse, aggiungendo ancora
"ora il mondo è sotto attacco
sono gli alieni,  sono gli alieni!"

Lui parlava per metafore
tutti lo attaccavano
"Ehi complottista, la terra è piatta vero?"
Non sapevano, ignoravano,
che lui era un Achille senza tallone.
Li guardava e sorrideva.
Tutte le opinioni lo trapassavano
come meteoriti sgravati dal pianeta.

Lui disse “ora siete liberi!
Le fonti autorevoli
sono pozzi prosciugati
andate per la strada e ballate.”

Loro però lo guardavano
con quello sguardo da Treblinka
guardavano i film
e stavano coi ribelli
salvo poi accettare nella vita reale
tutto ciò che i comandanti
volevano realizzare.

“Forza gente, liberate le catene!
Le foglie cadono e l'anima trascende
scendete per strada e ballate.”

Loro però continuavano a guardarlo
uno lo apostrofò " Tu sei matto
c'è una pandemia in atto
noi amiamo  il prossimo
tu devi fidarti dei sapienti."
Lui già sapeva, non aveva il tallone,
"ricordi quando mi soffiavi dentro
e volavo sopra le teste e le foreste?"
rammentava le parole del padre
lui già sapeva e così disse
"le scimmie ordiscono i tessuti
e trattengono le linee
sanno nulla degli sbilanciamenti"

Uno allora prese coraggio e parlò
"ti prego fratello conducimi ora
nella tua trama, fammi cadere
soffiami dentro la tua leggerezza."
mentre si dissero negli occhi
tutta la bellezza del volo
gli altri discutevano ancora
guardandosi la pancia
ancora piena,  forse per sempre
forse per poco.

 

                Massimiliano Moresco

 

 

Un buio che abbaglia

 

Passi stanchi di catene

rimbombano,

e vocii sgolati da scatole parlanti.

Paesaggi umani 

desolanti!

Il denaro che nobilita tutto:

le frasche, lo sterco

ed anche gli insetti.

Commerci di carni

di uomini interi, piccoli e grandi,

oppure a pezzetti. 

Locuste giganti ornate di scienza

alimentano il nero,

il nulla che avanza

e che ci avvolge 

in un freddo incolore 

che sa di muffa, di pane raffermo, 

di un vuoto profondo

che si dilata e poi si assottiglia 

spegnendo ogni fiamma.

Il muro di gomma

cambia il colore

e pure la forma

ma senza intermezzi

diviene più spesso. 

Adesso

è un groviglio, un intruglio,

infimo travaglio

di popoli inerti, forse già morti,

a volte conviene,

ormai assuefatti e come soggetti

ad un buio che abbaglia.

Anime cupe, impuniti, 

arroganti

i padroni del mondo,

in fondo,

persone perbene.

 

Intanto,

sempre più forti

rimbombano i cori

di passi stanchi 

di catene.

 

                  Alfio Santocono

 

 

Il filosofo abborracciato

Il filosofo abborracciato, col corpo intisichito,

traboccante di negghienza spacciata per sapienza,

salì con tracotanza, la furia degli eroi senza corazza,

sulla rocca, e là con un oracolo di scorta aprì la bocca:

«La vostra libertà finisce dove inizia…». «Che frase sciocca!»

urlò dall’altro capo della piazza il dissidente; e il resto della folla:

«Delinquente!» apostrofò: «Lascia che il sapiente ci condisca

la biada con i resti della crusca! A questo son chiamati i pensatori!

A imprimere la lingua di sapori! A dar la vista a chi non vede un cazzo!

Impostore pazzo! Ascolta chi ha studiato tutti i libri e datti pace!»

«La vostra libertà, grazia verace, finisce dove iniziano i pruriti più romiti

dell’uomo che governa senza macchia. Bene vi sta! la vostra libertà

è chiusa a chiavistello nel culo dell’amato podestà!»

 

                                        Bartolomeo Smaldone

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 08/01/2022