Il 2022 e le potenze che verranno

Il mare e il suo dominio come prospettiva di potenza futura

Se dovessimo prevedere le future potenze del pianeta in base al dominio economico, ad oggi, diremmo senza dubbio che queste sono la Cina e il Giappone. Le quali, rispettivamente, hanno un credito verso gli Stati Uniti di oltre 1100 miliardi di dollari. In pratica, questi due Paesi, controllano la maggior parte del debito pubblico americano.

 

Ma, sfortunatamente per Tokyo e per Pechino, non è l’economia a fare la differenza, nonostante alle nostre latitudini si sia convinti di questo.

 

Il dominio fra le nazioni lo detiene ancora chi esercita il potere militare, specie nel controllo delle rotte marittime; dove transita oltre il 90% del commercio mondiale e dove, sott’acqua, passano i cavi atti al funzionamento di Internet; quest’ultimo, ricordiamolo, è derivato da un programma del Pentagono di nome Arpanet. Idem dicasi per la tecnologia Gps.

 

Insomma, chi controlla gli oceani controlla il Mondo.

 

Ma la porta che apre alla talassocrazia è stretta. Solo pochi popoli sono riusciti a varcarla lungo i secoli, spesso stravolgendo ataviche inclinazioni. Ateniesi, romani, inglesi, nipponici e statunitensi.

 

Nel ‘nostro Mare’, tralasciando per un attimo la potenza numero uno del Pianeta (Usa), la situazione è più complicata.

 

In un’ipotetica classifica delle Marine da guerra dei principali attori europei del Mediterraneo, la prima posizione spetta come da tradizione al Regno Unito, dopo un duro testa a testa con la Francia.

 

Benché meno numerose che in passato, e alle prese con cicli finanziari non sempre favorevoli, Royal Navy e Marine Nationale restano due forze navali potenti, versatili e sicuramente capaci; di un altro livello rispetto ai dirimpettai litoranei, vista la disponibilità di assetti strategici come i sottomarini a propulsione nucleare (sia nelle versioni d’attacco che nei lanciamissili balistici). La Francia è anche l’unica al mondo – dopo gli Stati Uniti – a possedere una portaerei a propulsione nucleare (la ‘Charles de Gaulle’); unità che imbarca uno stormo aereo di tutto rispetto, ma che negli anni ha dovuto fare i conti con una lunga sequela di incidenti che ne hanno inficiato l’operatività.

 

Nel prossimo decennio la Royal Navy tornerà avanti in questo campo, grazie all’entrata in servizio di due grandi portaerei a propulsione convenzionale, classe ‘Queen Elizabeth’ (dotate di cacciabombardieri di quinta generazione F-35B), che colmeranno il vuoto apertosi fra il 2005 e il 2014 con la dismissione delle tre portaerei leggere classe ‘Invincible’. Se la Marine Nationale francese schiera una linea di pattugliatori particolarmente estesa, frutto della necessità di mantenere una presenza navale costante in svariati teatri marittimi; la Royal Navy è affiancata da una flotta ausiliaria con capacità di sostegno logistico seconda solo a quelle americane.

 

Tuttavia, spostando lo sguardo dal Mediterraneo al Pacifico, non possiamo non notare altre potenze marittime emergenti.

 

Quando si analizza l’intensità della competizione tra grandi potenze, può essere facile ignorare il Giappone. Avendo disconosciuto la guerra dopo il secondo conflitto mondiale, negli ultimi tre quarti di secolo l’arcipelago si è nettamente concentrato sulla dimensione interna. Tokyo avanza poche richieste politiche alle altre nazioni e nessuna di esse ha natura militare; le sue battaglie oggi sono generalmente confinate nelle sale riunioni della diplomazia; gli unici sconfitti dalla potenza giapponese sono imprese straniere ancorate a metodi di produzione antiquati, incapaci di tenere il passo dell’innovazione nipponica. L’impatto del Giappone sul mondo moderno si esprime principalmente attraverso beni di consumo che nella maggior parte dei casi hanno reso migliore la vita di tutti.

 

Ma il Giappone non è sempre stato così. Il suo ritiro entro un prolungato periodo di pacifismo mercantile è avvenuto solo dopo che, nella prima metà del XX secolo, il paese aveva colonizzato gran parte del Nord-Est asiatico e conquistato quasi metà dei territori affacciati sull’Oceano. La sua ascesa a forza dominante nel Pacifico fu all’epoca il prodotto di pulsioni profonde, sia domestiche sia provenienti dall’estero. Oggi, simili forze sono tornate ad attivarsi per spingere il Giappone a perseguire nuovamente la palma di prima potenza economica e militare dell’Asia orientale.

 

Insomma, il Sol Levante non potrà stare a lungo all’ombra della Cina nè degli Stati Uniti. Tokyo, a differenza degli altri Paesi dell’ex Asse(Italia e Germania), sta riabilitando la propria struttura militare, continua ad essere e a percepirsi come Impero; e presto o tardi l’opinione pubblica si allineerà alla classe dirigente.

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Articolo pubblicato il 14/01/2022