
Le parole dei poeti
“Ogni poesia è misteriosa; nessuno sa interamente ciò che gli è stato concesso di scrivere.”
Jorge Luis Borges
“Poeti contro il green-pass”, una comitiva di giovani leoni, entusiasti combattenti per la libertà che ha deciso di sfoderar la penna ed esprimere il proprio disappunto attraverso la poesia: non ancora “vati” ma sicuramente interpreti del malessere che ci tiene prigionieri da troppo tempo.
“Vates”, indovino e profeta nel mondo latino, oggi intende celebrare i valori perduti in presenza di una torre di Babele dove ogni giorno arrivano notizie contrastanti, dpcm tramutati in leggi, in cui è chiaro quanto sia stata perduta la logica, oltre che il rispetto per la Costituzione.
I nostri bisnonni, nonni e genitori hanno versato sangue chi per costituire l’Italia, chi per difendere i confini, chi per promulgare leggi che tutelassero OGNI cittadino.
A noi non è richiesta un’azione cruenta; noi siamo semplicemente pregati di conservare con dignità quanto ci è stato dato alla nascita sul suolo italiano.
Il sei dicembre (del ventuno) ho detto:
«Siccome son questi tempi bui, mi spiace,
La mia partecipazione all’essere sospendo;
Sin d’ora dunque giorni migliori attendo».
Mi sente una borghesotta dabbene,
Capisce e non capisce, che glie frega?
Dice: «Sei sempre simpaticissimo!»,
Ma «smetti di dire cazzate» intende.
Paolo Pera
Il folle no-vax
Un giorno un medico senza virtute
Così disse a Basilio folle in Cristo:
“L’ho capito appena ti ho visto
Non credi allo strumento di salute!”
“Giammai non potrei osarmi io
- Egli rispose non appena udito-
Se credessi ad altro fuor che Dio
Sarei scomunicato e derelitto!”
Giuseppe Costanzo
A un amico disertore
Perché, amico, ti volgi e non guardi
le angherie e la violenza dei potenti?
Perché taci, amico, se ancora
con questo nome posso chiamarti?
Eppur fino a ieri lottavi al mio fianco
contro il barbaro costume.
Ora il tuo posto è vuoto nella trincea,
hai aderito all’ovina inoculazione
in cambio di pochi mesi di libera circolazione,
sguarnito, giacché non c’è reazione correlata,
e ricattato: ma con la tessera puoi lavorare.
Caro amico inoculato, non è qui il problema,
ma nel potere che freddo divide
il figlio dal padre, e chiunque dagli amici.
Anche tu affidi a una tessera verde
una parvenza di libertà,
ma senza garanzia di sanità.
Ora tu sei responsabile e immune,
abbonato a un dosaggio infinito,
ma a qual prezzo vendi ogni diritto?
Accetterai che sia emarginato
chi s’è spaventato per l’adorare
questo siero sperimentale?
Con che occhi potrai
un giorno i tuoi figli guardare?
Paolo Ricciardi
Se ci si ammala
Si guarisce oppure no
(stupefacente!)
Gualtiero Via
Sospesi
La vita è sospesa
come panni al sole
come l'impiccato
come il Tempo nello Spazio
come il fiato dopo uno spavento
L'identità è sospesa
come un carcerato, un profugo,
un drogato, un trans, un intubato
Morsichiamo questa mela
ce lo dice il serpente
Oroboro, sospeso nel Cosmo
Arriviamo al torsolo
ai semi velenosi
col picciolo in mano
sospesi all'Albero della Conoscenza
sbigottiti, sazi
Mentre rivivo il gusto
dell'attesa
della bontà
del cuore di un carciofo.
Paola Gandini
La mia poesia più grande, la semplice
dura da due anni, due ere, due vite
è la poesia del rifiuto, del corpo e del sangue
del corpo come un bosco, sacro intoccabile
io urlo e dico che è mio, solamente
oh la solitudine di spegnere e accendere, continuamente
la luce, accanto al sogno, sopra al portone nella notte buia
in cucina (nel cuore) esile filo arancione acceso, acceso corpo
cosa fate amici, avete voglia di guardare, sulla vostra soglia verde
questa luminosità all'orizzonte, dove credo di essere io, bruciata.
Violante Vibora
Quel che resta
Quel che resta
della notte
vorrei farlo
scivolare lieve
sopra il rumore
martellante
delle mie paure.
Nel buio spegnere
le parole insane
e sfilare uno ad uno
quegli aghi di bile
spinti in fondo al cuore
da chi, inquieto, fiuta
ormai nel proprio corpo
violato l’odore lento
di un estraneo
inconscio
presentimento.
Curare le ferite
con stracci e lacrime
di memorie lontane e,
mentre si sente
la nave sollevarsi in alto
per poi vertiginosamente
precipitare,
adagiare l’anima
nel sottocoperta
su un fraterno ricordo
di un raggio di sole,
e correre, correre
impavida al timone a virare
per tornare libera
a solcare il mare.
Paola Massoni
Immagine in copertina:
Wall Street International Magazine
Marten van Valkenborch, e Hendrick van Cleve, La torre di Babele, 1580 ca.
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Articolo pubblicato il 15/01/2022