Un toccante epitaffio dai motociclisti di Facebook

Omaggio a Luigi A. sconosciuto amico che non sì è spento da solo come pensava di essere

Sovente siamo critici su come i social network ci hanno privato di quel contatto umano che era normalità fino a nemmeno troppo tempo fa. Invece, talvolta si verificano degli accadimenti che cambiano le carte in tavola, imponendoci di riflettere su come il lato migliore della gente si manifesti nel momento e nel luogo più inaspettato, cogliendoci di sorpresa.

 

Pur segnato dalla sfortuna amo le motociclette, soprattutto quelle d’epoca e su Facebook vi sono alcuni gruppi in cui si ritrovano migliaia di sconosciuti che da ogni parte del mondo condividono la stessa passione. Si postano fotografie, si commentano motori, si evocano imprese di vecchi campioni e intanto, sottovoce, qualcosa si insinua in quel lato ignoto della mente che seleziona nuovi amici, volti sconosciuti nascosti in quel chissà dove del mondo, della rete. Nei gruppi di motori, ogni nervosismo e ogni villania si annichilisce da sé, quasi non esiste.

Con gli anni si impara a riconoscersi, ci si intrattiene in brevi chiacchiere meccaniche e poi, accettando anche l'amicizia, alcuni scivolano a dialogare sui propri profili anche di altre cose: di attualità, di politica, del mondo che va, scoprendo affinità di pensiero, mentre si instaura uno strano rapporto confidenziale; un’amicizia ipotetica, quasi metafisica… Metafore del Web.

Luigi A. cittadino di Torino. era uno di loro. Puntuale presenza sui gruppi dedicati alle moto, sapeva scovare rari modelli storici, parlare di meccanica e presentare a noi, eterni fanciulli con due ruote piantate nella testa, vari soggetti motociclistici su cui si intrecciavano plurimi commenti in una sorta di salotto frequentato da gente educata, curiosa e competente, con una passione in comune. Uno svago che col tempo diventa qualcosa di più.

Era quasi un mese che Luigi A. (immagine da pellerossa) non posava più neppure una parola su Facebook, sui frequentati gruppi che fuggendo dai telegiornali si rifugiano in discorsi più solidi: moto, pistoni bulloni….

Mi sono preoccupato, ho indagato. Sapevo che a causa di ingrate traversie della vita, era un uomo colto, ma solo, abbandonato dalla società e della sua ipotetica assistenza, molto deluso dalle menzogne della politica e da certe cattiverie dell'umanità. La motocicletta e Facebook erano il suo baricentro, dove si faceva apprezzare da tantissime persone. 

Luigi è morto il giorno di Capodanno. È morto da solo nella sua casa che non so dov’è. L’ho trovato un fatto tristissimo, ci sono rimasto male. Ero abituato all’appuntamento con questo strano modo di parlarsi schiacciando sui tasti; mi sono accorto che non avevo mai incontrato il suo volto, né il suono della sua voce.

Istintivamente ho dato la notizia in quei gruppi dedicati alle belle moto anteguerra e a quelle degli anni 60,70, 80,90…. gruppi che aveva fondato egli stesso e che contano decine di migliaia di membri.

Sorprendentemente è successo qualcosa di inatteso e toccante. Appena terminato di comunicare la triste dipartita di Luigi dalle pagine di Facebook, la risposta è stata commovente. Hanno cominciato a fioccare sentiti messaggi di cordoglio da parte di tantissima persone sinceramente dispiaciute, molte delle quali, come me, avevano già notato il vuoto dell’assenza e ne sentivano la mancanza.

Sono fioccate centinaia di partecipazioni da parte di persone mai viste tra loro, sovente distanti, provenienti da ogni parte della penisola e anche più in là, dalla Francia a Israele, fino a qualche punto sconosciuto del mondo. Un incredibile coro di cordoglio che mi ha tolto il fiato pur senza sapere per chi.

Facebook è una bizzarra famiglia e quello che è accaduto mi ha dato molto da pensare. Forse siamo meno soli di quel che sembra e anche su un social network raccogliamo quel che abbiamo seminato.

Dunque buon viaggio Luigi, ovunque tu vada spero che ci sia almeno una motocicletta. Non sei morto da solo, sono sicuro che non ti aspettavi di avere un così folto gruppo di amici di penna ad accompagnarti nell'ultimo viaggio, e di aver lasciato un vuoto.

Sui giornali è usanza scrivere un coccodrillo a personaggi dipartiti, ma piuttosto noti. In questo caso Luigi A. è un nome senza volto e poca storia, ma i gruppi da lui formati, continueranno a vivere, piccoli mausolei di immortalità, e Facebook è una strana piazza in cui ci si ritrova in un modo nuovo e forse degno di trattati di sociologia.

Qualche giorno prima se n’era andato in punta di piedi un amico di vecchia data, anch’egli motociclista e di Torino. Un ex pilota anni 70, chiamato all’ultimo giro di pista dall’andar del tempo. Anche in questo caso Facebook si è dimostrato un luogo dove si è celebrata una strana funzione da parte di tantissimi amici sparsi in luoghi disparati, ma tutti riuniti in sincera commozione.

Dunque occorre tirare somme da tutto questo. Forse il social network è un mondo ancora tutto da scoprire, dove i sentimenti scorrono, toccando proprio quelle migliori parti di umanità che credevamo ormai trasformate in cibernetiche. C’è tanto da scrivere su questo nuovo modo di essere lontani e sconosciuti, ma in fondo scelti l’un l’altro e meno soli di quanto pensavamo di essere.

E le motociclette poi, una volta ancora si dimostrano immortali, metallici testimoni dell'ingegno umano e romantici collanti per gente di un certo tipo. Forse antichi cavalieri riesumati in moderni e valorosi appartenenti ad un’unica casta, che si stimano, che si riconoscono, pittoreschi fuorilegge, escursionisti senza tempo, ultimi uomini liberi, e già solo per questo: eroi. 

(se qualche centauro si sente toccato da questa storia, la regali a un amico delle due ruote. Luigi nostro milite ignoto, gradirà)

 

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Articolo pubblicato il 27/01/2022