Grillo parlante

Traffico di influenze illecite

Dopo la Bibbia e Il Piccolo principe del francese Antoine de Saint-Exupéry, il terzo libro più tradotto al mondo è stato scritto da Caro Collodi, al secolo Lorenzini: Le avventure di Pinocchio. Altro protagonista di questo racconto è il Grillo Parlante, voce della coscienza, che cerca di orientare il burattino verso le giuste scelte.

In senso ironico, si dà del “grillo parlante” a persona che cerca di far proprio l’argomento d’ogni discorso e polemizza con toni da saccente moralizzatore, anche con boria e arroganza.

Beppe Grillo Parlante è il titolo di un libro di Francesco Oggiano. Da lui sappiamo delle tante cose che, per portare in Parlamento il Movimento 5 Stelle, sono state dette, spesso con molta protervia, dall’organizzatore del “Vaffanculo-Day”. Nulla sappiamo invece, di questo comico e cabarettista genovese, poi anche attore, blogger e infine politico, delle cose dette, che lo hanno portato ad essere indagato dalla Procura di Milano come intermediario tra corruttore e corrotti, in una opera di corruzione.

Beppe Grillo è accusato di traffico di influenze illecite, reato previsto dall’art. 346 bis del Codice penale: introdotto nel 2012 dalla legge Severino comportò, tra l’altro, la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione per frode fiscale, di cui tre abbonati per effetto dell'indulto e uno scontato con l'affidamento ai servizi sociali. Pare, dunque, che il fondatore del Movimento 5 Stelle potrebbe essere vittima di una delle norme penali caldeggiata dai grillini per contrastare la corruzione, inasprendone le sanzioni con la così detta “Legge spazza corrotti” promossa dal Ministro della giustizia Alfonso Bonafede. Alta s’è quindi levata qualche voce a sentenziare che “chi di spada ferisce, di spada perisce”, ma i proverbi, che hanno un significato tratto dalla esperienza comune, non sono necessariamente comuni per tutti.

Mentre i grillini stavano scalando il potere politico, la compagnìa di navigazione Moby stava affondando nei debiti. Il suo armatore, Vincenzo Onorato, commissionò allora a Beppe Grillo, per importi anche rilevanti, alcuni servizi eminentemente pubblicitari, con contratti dai contenuti che parrebbero alquanto generici. Parrebbe inoltre che Beppe Grillo, fidando nella sua in fluenza di padre del Movimento 5 Stelle, abbia fatto pressioni sui figli del Movimento, portati in posti di comando istituzionali e politici fino in Parlamento e nel Governo, per promuovere provvedimenti anche legislativi a favore del proprio committente, col quale intratteneva anche rapporti molto amicali da tempo. Parrebbe dunque, che la iscrizione di Beppe Grillo nel registro degli indagati si fondi su queste ipotesi.

Il traffico di fluenze illecite, criticato sin dalla sua introduzione nel nostro Codice penale, è reato complicato, difficile sia da capire che da dimostrare. Ci vorrà tempo, quindi, prima di sapere cosa decideranno i giudici e mentre questi accerteranno comunque la verità processuale, tanti saranno dell’opinione che la verità sostanziale era un’altra.

Chi vivrà, dunque, saprà dell’una e dell’altra verità. Intanto sappiamo, come ha riferito Mattia Feltri su “La Stampa” nel suo Buongiorno del 19 gennaio scorso, che per traffico di influenze illecite dal 2013 al 2016 ci sono stati solo tre processi, con una sola condanna: è un dato statistico? Forse, è anche indice di verità del grande imbarazzo creato da questa norma, che confligge col reato di millantato credito oggi abolito, e che ha confini ampi, incerti e permeabili con i contratti di “influencer marketing” padroni ormai dei social, sui quali si è riversato lo tsunami di Beppe Grillo tanto come politico quanto come “advisor” pubblicitario, orchestrato anche sulla piattaforma Rousseau dei Casaleggio padre e figlio, mentre riempiva teatri e invadeva piazze cittadine, chiamando a raccolta con chioma leonina al vento e occhi spiritati ad incantare.

 

Si vales, vàleo.

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Articolo pubblicato il 29/01/2022