L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Carlo Mariano Sartoris: c’era una volta il servizio militare di leva

Riflessioni di un periodo forse formativo, scaturite in questo drammatico momento per la pace nel mondo

Giocano a pallone gli studenti che protestano, che non si riconoscono in un ritorno a scuola, mentre a Kiev, l’esercito russo sta scrivendo una pagina buia del genere umano. In questa vecchia Europa nessuno vuole un’altra guerra, ma di colpo il futuro si è fatto incerto. Giocano e protestano i nostri giovani,  ma lontani da un obbligo sociale che questo terribile vento di guerra ricorda che è ancora in vigore.

L'origine del servizio militare di leva risale al 1861, con la nascita del Regno d'Italia. Inserito nell'articolo 52 della Costituzione, ha scortato la storia della Repubblica italiana sino al 1º gennaio 2005, con la fine delle chiamate emanata dal governo Berlusconi (legge N°226\8\2004), anche se ancora vigente in caso di necessità.

Sembra trascorsa un’eternità da quando a casa arrivava la "cartolina". La naja non era ambita e si partiva a malincuore, salutando amici, famiglia e fidanzate. Ma quando si tornava si era un po’ più uomini e la gioia del rincasare, sovente era scortata da ricordi e durature nostalgie rievocate nel tempo.

Di colpo ci si trovava in un luogo dove non v’era posto per vizi e capricci, né per divari di classi sociali. La caserma era la casa di tutti, dove s’imparava a convivere con il minimo dell'essere e dell'avere: piemontesi, sardi, pugliesi, liguri e campani; stessa uniforme, tutti in fila battendo il passo.

Il cibo era quel che era, si pulivano cessi e pentoloni, si montava di guardia nelle notti gelide fumando furtivi e ogni tanto: 20 km di marcia, zaino sulle spalle, fucile a tracolla. Fatica, improperi, e qualcosa che nasceva nell'intimo dei vent’anni, stimolando anzitutto la cognizione di sé.

Lentamente si percepiva l’appartenenza a uno Stato, i più venivano contagiati dall'essere soldati, dal fascino ferroso e crudele delle armi, dalle abilità acquisite che infondevano una sicurezza nuova. Qualcuno soffriva l’impatto con quella scuola dello stare insieme, del "tutti per uno", talvolta sporcato da ruvidi codici di nonnismo quasi perorati da ufficiali poco intelligenti. Qualcun altro imparava un mestiere da proseguire nella vita civile.

Durante la "naja" nascevano amicizie destinate a durare e spesso, i più deboli trovavano chi dava loro una mano ad andare avanti. C’era chi aveva perso la fidanzata e chi le scriveva una lettera al giorno, chi leggeva un libro e molti, un giornalino porno, poi la sera si usciva a gruppetti in cerca di qualche ragazza del posto, qualcun altro pagava, e si era ben persuasi d’essere maschi, come previsto dal processo naturale del mondo animale e non da una effimera moda.

Non era ancora in voga ostentare indecisione sulla propria identità di genere.

Febbraio 2022, il mondo si è svegliato capovolto: Pandemia, emergenza climatica, emergenza energetica, e poi di colpo, a est dell’Europa è scoppiata un’altra guerra per un triangolo di terra, la Cina osserva… e i giovani italiani?

Giovani figli di un “villaggio globale” pigiato in un iPhone, vagano in un tempo “vuoto” dove tutto è dovuto, concesso e assolto, incluso il coma etilico. Giovani confusi da un futuro incerto, da una scuola in ritardo e da una famiglia spesso divisa, sfogano gli impulsi dell’età in bullismo on-line e Rave party, in mini gang che imperversano nelle città, in rendez-vous per gruppi chiamati a risse e coltelli, in anarchia priva di ideologie, e ancor peggio, di storia e filosofia.

Ragazzi “segnati” da lochdown e da lavoro insicuro, scendono in piazza contro un esame scritto perorato dalla UE e valutato dalla commissione interna!? Quindi, si picchiano con la polizia per la sventurata morte di due adolescenti incappati in funesti incidenti mentre saggiavano l’esperienza scuola-lavoro. Solidarietà alle famiglie, ma non è colpa della scuola, né dello Stato. Mentre altri mali del mondo vanno avanti, ignorati in complice silenzio.

C’è cattiveria, nervosismo, individualismo, poca sicurezza e poco amore in giro. I professori sono oggetto di minacce e di scarso rispetto, pure le ragazze menano le mani, ultimo atto di una parità poco creativa. Nessuno accetta lavori umili, meglio stare a casa di mamma e papà o a chattare in un centro commerciale. Non si prega, non ci si sposa più, ma per colpa di che?

C'era molta umanità tra quelle verdi divise, ma anche d'altro.

Era una scuola d’arme e di buone regole di convivenza, quanto una valvola di sfogo per la natura bellicosa legata a chissà quale reminiscenza del genere umano. Sparare un colpo di fucile fa uno strano effetto, è un atto di forza e di paura che rende consapevoli. Lo sapevano certi ufficiali: burberi plasmatori di giovani, ma taluni umani e di sani principi, se incontrati per caso in un bar.

Oggi manca quel qualcosa d’ancestrale ed epico che ristagna nella memoria. Per i bellicosi giovani e le feroci fanciulle, 10 mesi a dire “Signorsì” in un severo servizio militare-civile, forse sarebbe un elisir per la nostra nervosa società.

Sono in molti a pensare che il "militare" fosse più d’una scuola di vita, ma l'abolizione del servizio di leva fu vista di buon occhio. Nasceva l’esercito di professionisti, soldati e soldatesse addestrati a uccidere e non farsi uccidere durante le missioni di pace, ottimi elementi a guardia del mondo, speriamo che per loro non si stia delineando un pessimo momento.

Quei camion verdi hanno lasciato un vuoto nelle città, ampliato dalle scarse risorse delle Forze dell’Ordine. Balordi, bande e spacciatori sono i padroni di parchi e periferie. Beninteso, anche senza il “permesso dei genitori”, ci sarebbe molto da fare per questa vecchia Patria in dismissione.

Che si rincuori ogni lettore, non succederà! Questo è solo un amarcord volto all’indietro, dopo aver guardato troppe volte davanti, è un’opinione fugace causata dal vento di guerra che spira dall’oriente. Speriamo che i rampolli delle Baby gang non siano chiamati all’arme veramente.

    

     Civico20News

Carlo Mariano Sartoris

         Redattore

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Articolo pubblicato il 27/02/2022