Sotto Torino esistono ancora decine di rifugi antiaerei
rifugio di piazza del Risorgimento a Torino

La follia della guerra si espande e non aspetta. Due motivi estemporanei per anticipare prudenza e riesumare memoria storica

Nel corso della II Guerra Mondiale, Torino è stata la città italiana più bombardata dagli anglo-americani. In tempo di guerra ci si muove in fretta, quindi, la difesa passiva della popolazione, dopo i primi shock del 1940 e la fuga negli scantinati, si è evoluta in modo più efficace, nel 1944 i rifugi antiaerei erano circa 900, 21 dei quali, pubblici e di grandi dimensioni. 

Uno studio di alcuni studenti della Facoltà di Architettura di Torino, pubblicato nel 2018, grazie anche ai Vigili del Fuoco, ha rievocato la difesa delle opere d’arte durante le incursioni aeree. Ne è scaturita l’ubicazione dei vecchi rifugi antiaerei e relativo censimento.

Un’eredità di ricoveri allestiti per un’emergenza vitale, poi dimenticati in quel mondo “underground”, che tra tubi, cavi e fognature esiste invisibile al di sotto della città.

Oggi sussistono due motivi per riportarli all’attenzione. Il primo è storico e nei Paesi d’Europa, che si colpirono l’un l’altro durante la guerra, è stato realizzato, Italia compresa, soprattutto a Milano, Napoli e anche Torino. I rifugi antiaerei sono stati restaurati e resi luoghi di interesse storico al pari di molti musei, per non dimenticare i momenti più bui del secolo scorso.

A Torino, nel 1995 è stato recuperato e restituito al pubblico nel 2014 il grande rifugio di Piazza Del Risorgimento, capace di ospitare fino a 2000 persone. Altrettanto è stato fatto per il bunker di Palazzo Civico, oltre l'interessante dedalo, in parte aperto al pubblico e lungo circa 8 km, delle gallerie di contromina che risalgono all'assedio francese del 1706. Creare un percorso ancora più aggiornato sarebbe un intervento di archeologia militare senza controindicazioni.

Il secondo motivo è legato a quel che accade oggi ad est dell’Europa. L’escalation della guerra sembra non volersi fermare e i velati scenari nucleari esternati da Joe Biden e Vladimir Putin sono terrificanti. Da parte della UE, la risposta al dialogo mai... NATO, è compatta. Si schierano le truppe in Romania, Mario Draghi sbandiera ai quattro venti l’invio di armi italiane sul teatro di guerra, scivolando sull'articolo 11 della Costituzione. I russi non saranno contenti.

Il vento che soffia dall’Ucraina mette i brividi lungo la schiena. Non capiterà il peggio che nessuno vuole neppure immaginare, però…. Ripristinare vecchi rifugi antiaerei, forse non basterebbe, ma chi può dire cosa ci aspetta in futuro? Chi ha tempo non aspetti tempo. Riattivare quei ricoveri a 10 m sotto terra e protetti da una volta in cemento armato, in questo momento, potrebbe essere di interesse per più di un motivo.

E se i tempi neri che si stanno addensando, dovessero schiarirsi alla luce di una saggia diplomazia, la città di Torino si ritroverà con altri rifugi restaurati da visitare e da offrire a un turismo sempre più in divenire.

Certo, questo scenario suscita scongiuri, ma le immagini strazianti della popolazione ucraina disperata e ammassata nei garage, o in fuga verso l'Europa, ha stimolato un lato intimorito e preventivo, nascosto nella fantasia.

Un interessante saggio su quel severo momento per la città di Torino è: "I rifugi antiaerei di Torino" del 2018, edito da Paolo Emilio Persiani.

Altro inventario dei rifugi al di sotto della città è racchiuso in un volume completo ed esaustivo: SALVARE TORINO E L’ARTE, pubblicato nel 2018 edito da Graphot, Torino.

La pagina Facebook relativa al volume è: https://www.facebook.com/salvaretorino . Le autrici e l'autore della ricerca sono a disposizione per ogni approfondimento.

 

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Articolo pubblicato il 03/03/2022