Ucraina: guerra o operazione militare?
MIG 31

Analizziamo insieme le dinamiche e i termini relativi al conflitto in corso.

Ultimamente in Ucraina si sono riunite tutte le condizioni per una guerra fra Nato e Russia, tuttora perfettamente evitabile. L’espansione dell’Alleanza Atlantica è la principale causa dello scontro. L’idealismo liberal, nel frattempo, spinge gli Stati Uniti all’avventura. Specie se è comandato dal suo Presidente, il quale, in preda ad arteriosclerosi, continua imperterrito con le sue irrefrenabili gaffe.  

L’ultima ha rischiato di far saltare ogni possibilità di trattativa verso una soluzione pacifica del conflitto. Conflitto che è inteso in maniera opposta da entrambe le parti in causa. Per l’Ucraina e l’Occidente vi è in corso un’invasione criminale mossa da un terribile autocrate di Leningrado. Da parte russa, non solo non vi è mai stata una “guerra lampo” atta a conquistare facilmente l’Ucraina, ma non vi è nemmeno un conflitto contro gli ucraini; semmai un’operazione militare atta a “denazificare” il governo e la Nazione ucraina.

Per il Cremlino l’Ucraina è ancora una “piccola Russia” da proteggere da possibili sentimenti nazionalisti, armati da occidentali in funzione antirussa. In tal senso e con questa sola accezione è da intendersi il termine “denazificare”; nulla a che vedere con il Battaglione Azov né con improbabili “teste rasate” al servizio di un presidente ebreo. Ergo, il termine “nazista” per un russo implica un nazionalista armato atto a svolgere azioni ostili verso Mosca. Nulla a che vedere con accezioni ideologiche legate al pensiero di Adolf Hitler. Quanto piuttosto ad associare l’operazione militare in corso ad una nuova “guerra patriottica” atta a respingere lo straniero, come avvenne nella Seconda guerra mondiale.

Fino ad ora la premessa è stata inquietante: i maggiori leader mondiali stanno facendo di tutto per creare confusione e insicurezza; e quelli minori ci aggiungono del proprio muovendosi come marionette da una parte all’altra del palcoscenico. Il presidente statunitense Biden ormai si affida alla retorica continuando ad alimentare il già pericoloso fuoco con dichiarazioni apocalittiche e azioni inconsistenti dall’Europa al Pacifico. I suoi figuranti europei e asiatici gli saltellano intorno atteggiandosi a mediatori, portatori di idee brillanti e soluzioni geniali che servono soltanto a riempire i cinque minuti di spazio mediatico riservatogli.

Questo triste teatrino del disagio va in onda da giorni. Trasmesso con retorica incessante. Avallato dai grandi media occidentali con ipocrisia e grandi azioni di ostracismo verso chi non la pensi come loro.

Da un punto di vista geopolitico, l’attuale operazione militare sta ricompattando l’Europa sotto egida americana come non avveniva da anni. In questi ultimi giorni si sta assistendo al risveglio degli animi degni della vecchia Guerra Fredda, con tutti i rancori ideologici ad essa connessi; come se il mondo fosse ancora bipolare.

Sul piano mediatico Mosca sta riscontrando problemi dovuti al fatto che un conflitto in Ucraina costituisce uno scenario ben più complesso rispetto a quello Usa in Medio Oriente. Se le invasioni americane venivano vissute con un certo distacco dalla propria collettività, la guerra in Ucraina significa per la collettività russa una guerra “in casa”, per non dire “in famiglia”. I russi vivono questa guerra come un conflitto interno fra popoli fratelli ed affratellati da matrimoni e da origini reciproche che si uniscono nella cultura quanto nell’identità linguistica. Non solo il comune passato zarista e sovietico, ma anche i legami di parentela fanno si che questi due popoli si percepissero quasi come un unico popolo.

Da qui il motivo per il Cremlino di negare qualsiasi termine associabile ad un’invasione o guerra. Semmai un’operazione militare contro un governo di corrotti, criminali e nemici del popolo russo-ucraino.

Al netto delle grandi strategie, tutti i leader in gioco hanno qualcosa da perdere: Biden e la sua amministrazione, comunque vadano le elezioni di mid-term, perderanno quel poco di autonomia parlamentare che consente di governare i tre ambiti d’interesse nazionale nelle competenze federali: politica estera, intelligence e Forze armate, economia. Non a caso la spinta a un’azione più forte del Congresso nei confronti della Russia e della Cina non punta alla guerra immediata in Europa o nel Pacifico, ma a mettere il presidente in difficoltà di fronte alla nazione e al mondo.

Da parte loro, i russi hanno deciso di avanzare richieste «inaccettabili» contando proprio sulla debolezza di Biden, accusato dagli oppositori di non essere in grado di mantenere alcuna delle promesse fatte in campagna elettorale: uscita dall’epidemia, aumento dell’occupazione, maggiore benessere, difesa della democrazia. Per la maggioranza americana (e non solo) tornare a discutere di clima, consultare gli alleati e terminare le guerre non sono successi ma sconfitte. E comunque lo spettro della guerra in Europa e in Asia, calda o fredda, favorisce le prospettive di ripresa economica interna al momento estremamente necessaria. L’atteggiamento di Biden, apparentemente rivolto al compattamento della Nato e dell’Unione Europea, porta invece alla loro disarticolazione. Alla fine dell’emergenza ucraina, la compattezza delle due organizzazioni si dissolverà tra le macerie della crisi economica, finanziaria e motivazionale che è il solo risultato certo della questione. Washington già da tempo si è resa conto che la Nato è diventata più un peso che un aiuto e che la sua coesione non è scontata, né sentita o facilmente ottenibile. Gli Stati Uniti, con il determinante aiuto della Gran Bretagna, preferiscono l’approccio bilaterale ai paesi europei con i quali da sempre tessono reti di cooperazione e integrazione militare a prescindere dalla Nato.

Per quanto riguarda l’Unione Europea, i paesi della «Vecchia Europa», tra cui l’Italia, stanno subendo i ricatti della «Nuova Europa» di matrice orientale, anche questa sponsorizzata dalla Gran Bretagna, il cui scopo era di entrare nella Ue e nella Nato per assicurarsi la copertura americana in senso antirusso. La crisi ucraina sta dimostrando che il ricatto sta funzionando e l’Europa è diventata il teatro di battaglia militare ed economico nello scontro Usa-Russia, che entrambi non vorrebbero diventasse diretto. Lo scontro è invece fortemente voluto dalla Nuova Europa. Verso questa eventualità si muovono anche gli inglesi che, pur agendo nella sfera degli Usa, tentano di sfasciare l’Europa usando la Nato. Infatti, l’evento più pericoloso della crisi ucraina non è stato lo schieramento militare russo e nemmeno la minaccia americana di sanzioni economiche devastanti per la Russia e l’Europa intera: ma il presunto intervento di mediazione della Gran Bretagna, che storicamente ha sempre innescato e alimentato i conflitti invece di evitarli.

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Articolo pubblicato il 01/04/2022