Trame del tempo: un nuovo manuale di storia

Un modo avvincente di “raccontare la Storia”

La finalità formativa dovrebbe transitare su un testo che informi, formi e si proponga di catturare l’attenzione del giovane studente. Il manuale che presentiamo, ci pare possa soddisfare queste finalità ed esigenze.

Ne parliamo con Martina Merletti, interlocutrice appropriata per entrare nella disamina del testo.

Laureata in Scienze e Tecnologie agrarie e diplomata alla Scuola Holden, è autrice del romanzo “Ciò che nel silenzio non tace” (Einaudi, 2021) e dell'antologia “ La seconda luna, Narrare epica e teatro” (Zanichelli, 2018).

 

Trame del tempo è il nuovo manuale di storia per il triennio della scuola secondaria di secondo grado di Editori Laterza.

Le autrici e gli autori sono Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi e Marco Meotto: quattro giovani storiche e storici affrontano la sfida di “raccontare la storia” in modo avvincente, integrando direttamente nel testo fonti, storiografia, immagini, per mostrare l’intreccio che lega tra loro in trame indissolubili le vicende di re e sudditi, condottieri e vittime delle guerre, persecutori e perseguitati.

 

A raccontare le novità di questo manuale è Martina Merletti  che ne ha, sin dal principio, seguito gli sviluppi attraverso una preziosa attività di editing.

 

“Non c’è nulla di più potente nel determinare chi siamo e chi vogliamo essere delle storie che ci raccontiamo sul chi siamo stati.

Prima di incontrare Carlo Greppi, Marco Meotto, Caterina Ciccopiedi e Valentina Colombi, autori e autrici di Trame del tempo, manuale di storia per il triennio delle scuole superiori edito da Laterza, nessuno mi aveva insegnato che la storia che troviamo nei libri è una delle storie possibili, che c’è un motivo se viene scelta, che le fonti non sono solo quelle politico-diplomatiche e che esistono dei criteri per leggerle – che fare lo storico è un mestiere al di là dell’insegnamento.

 

È a partire da queste riflessioni che si è costituito il gruppo di lavoro che ha dato origine a Trame del tempo, suddiviso in tre volumi: Poteri e territori – dall’anno Mille alla metà del Seicento, Modernità globali – dal Seicento all’Ottocento, Guerra e pace – dal Novecento a oggi.

 

Ed è da quelle stesse riflessioni che nascono i quattro pilastri fondativi del progetto: un alto tasso narrativo capace di avvicinare lettori e lettrici di età diversa, un utilizzo critico e integrato delle fonti all’interno del dettato, la decostruzione dell’eurocentrismo attraverso uno sguardo quanto più possibile globale e l’adozione di una prospettiva non elitaria in cui trovi il giusto spazio la storia dal basso. Pilastri che spesso si intrecciano a rafforzarsi l’uno con l’altro nel restituire la dimensione tridimensionale, emotiva e professionale della storia e del mestiere dello storico, fornendo uno strumento didattico dirompente nel panorama della manualistica italiana.

 

 

Raccontare la storia, intrecciare le fonti.

“Bolton, contea del Lancashire, Inghilterra. Il tessitore all’alba è già in piedi. Oggi, come ieri, più filato riuscirà a trasformare in un buon panno di lana, più denaro riceverà dal mercante”.

 

Inizia così il capitolo del secondo volume Telai e carbone: donne e uomini nella rivoluzione industriale.  Bolton, Lancashire, il tessitore: siamo lì, non c’è distanza. È questo il senso dell’utilizzare un linguaggio capace di restituire intensità, movimento e spessore: far emergere informazioni di base spesso svilite da una piatta concatenazione dei fatti, avvicinare e coinvolgere le studentesse e gli studenti anche attraverso la qualità della scrittura, riportare la storia alla sua dimensione umana, incarnata per ricordare che è qualcosa di cui siamo fatti, da cui veniamo e che continuamente concorriamo a creare.

 

A volte questo effetto è autoriale, altre è la fonte stessa a trascinarci nel vivo degli eventi. È ad esempio attraverso le parole del fotografo Armin T. Wegner che apprendiamo dell’inaudita violenza scatenata dagli ottomani contro il popolo armeno, grazie a quelle del romanziere Romain Gary che respiriamo lo stato d’animo delle cittadine e dei cittadini europei durante l’assedio di Stalingrado, ed è con le parole dello stesso Matteotti che entriamo nella Camera dell’Italia degli anni Venti, all’indomani delle elezioni del maggio del 1924:

 

“Onorevole Presidente, forse ella non m’intende: ma io parlo di elezioni. Esiste una milizia armata… (Interruzioni da destra) la quale ha questo fondamento e dichiarato scopo: di sostenere un determinato Capo del Governo bene indicato e nominato nel Capo del fascismo […] Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo: altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione”.

[Vol. III, U.2, c.5]

 

 

Ci sono anche io: uno sguardo globale e la storia dal basso

 

“Ci sono anche io” è la frase che, con grande commozione, ho sentito ripetere più spesso alle persone a cui ho messo in mano questo manuale nelle ultime settimane. Credo sia il frutto di un enorme lavoro condotto con passione dalle autrici e dagli autori nel decostruire l’impianto eurocentrico e fortemente occidentale con cui, soprattutto in ambito scolastico, si tende a trasmettere la storia.

A partire dal primo volume cartine dei regni europei coesistono accanto a quelle dei regni africani del XIV secolo, ricordandoci che l’Africa non ha cominciato a esistere con il colonialismo europeo – di cui tuttavia nel secondo e terzo volume sono esposti in maniera esaustiva i lati troppo spesso taciuti o minimizzati, a partire dalla tratta degli schiavi fino ai più recenti crimini nazionali e internazionali, con un focus inedito sul colonialismo italiano.

 

Lo stesso vale per le rivoluzioni centroamericane in età moderna o per l’Asia che vede declinato il termine Medioevo seguendo le interpretazioni storiografiche più recenti:

 

“Quando gli storici parlano di Medioevo per la Cina si riferiscono a un periodo molto diverso da quello europeo: il Medioevo cinese è infatti convenzionalmente compreso tra la caduta della dinastia Han (220 d.C.) e la riunificazione imperiale realizzata dalla dinastia Sui (589 d.C.). Anche se può risultare difficile la comparazione tra mondi così lontani, usare il medesimo termine per indicare periodi diversi non è improprio, poiché vi sono alcune analogie tra il Medioevo cinese e quello europeo, anche se il primo fu molto precedente”. [Vol. I, U.5, c.2]

 

Molte altre sono le conseguenze che derivano dal declinare il racconto storico su scala globale: la rivoluzione haitiana guidata da Toussaint Louverture è parte integrante della storia della Rivoluzione francese (nella parte francese dell’isola – oggi nota come Haiti – nella notte tra il 22 e il 23 agosto si sollevano grida di libertà), così come lo sono, nel racconto della Grande guerra, le truppe coloniali e, nel racconto del fascismo italiano, i suoi crimini a partire dalla vergognosa rimozione del massacro di Addis Abeba.

 

Allo stupore di quel “ci sono anche io” contribuisce poi l’emergere di soggettività troppo spesso espunte dal racconto storico. Il manuale è attraversato dalle voci delle popolazioni native americane, della comunità lgbt che insorge a Stonewall, degli attivisti delle Black Panthers fino al recupero delle voci femminili che hanno fatto la storia per poi esserne accuratamente rimosse (da Abigail Smith per arrivare al protagonismo contemporaneo di Naomi Klein, Alexandria Ocasio-Cortez e Greta Thumberg).

 

Seguendo la pluralità di voci di cui è costellato questo manuale arriviamo poi a un ultimo punto fondante: la prospettiva dal basso.

 

Ribaltando la visione elitaria che spesso governa il racconto storico ascoltiamo la voce degli eretici: “Non ho mai praticato con alcuno che fusse heretico ma io ho il cervel sutil, et ho voluto cercar le cose alte et che non sapeva”, dice il mugnaio Menocchio processato e condannato a morte per eresia nel 1599.

Ed è attraverso le lettere dei prigionieri di guerra che ci immergiamo nei traumi lasciati dall’esperienza della Grande guerra, nelle trincee, ma anche nei legami famigliari e nello stato di alfabetizzazione e del bisogno di comunicare di chi quei giorni li abitava, di chi in quei giorni mangiava, pativa il freddo e amava: “Caro figglio”, scrive una madre al figlio al fronte, “non puoi maginarti quando ricevo il tuo foglio dico questo foglio è stato in mano del mio figlio. Eloricopro di bacci e lo scringo fra le mie manni come tanaglie”.

 

Da lettere come queste ai brani di Edith Piaf passando per la lettura critica di fotografie, manifesti, cartoline, diari di scienziati, storie di sport sono innumerevoli i passaggi di Trame del tempo che coinvolgono le lettrici e i lettori mettendo in campo un approccio che ha lo scopo di costruire una cittadinanza plurale, aperta, inclusiva, e allo stesso tempo rappresenta un solido antidoto alle semplificazioni e uno strumento di costruzione, a partire dai ragionamenti propri della storiografia, di uno spirito critico utile ad affrontare le sfide che il futuro porterà con sé.

 

Infine, consapevole della natura provvisoria della conoscenza dei processi più recenti e delle difficoltà di arrivare ai giorni nostri nel corso dell’anno scolastico, Trame del tempo non rinuncia all’ambizione di chiudersi con “ieri”, gettando le basi di una riflessione sulle sfide della contemporaneità, dal mondo digitale al cambiamento climatico”.

 

 Martina Merletti

 

 

 

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Articolo pubblicato il 15/04/2022