L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Carlo Mariano Sartoris: l’olocausto dell’anima

L’inutilità di qualsiasi trattato stipulato per “limitare” la crudeltà latente del genere umano

Sessanta giorni di atrocità in terra ucraina. Quando l’orrore finirà, chi avrà vinto scriverà la storia. Non per questo sarà la verità. Però, quel tanto o poco che resterà dell’umanità dovrà rivedere le normative che 193 Stati avevano firmato per limitare i crimini concessi all’animo umano.

Trattati sempre aggiornati dopo conflitti che hanno dato libero sfogo alle più acerrime brutalità. Buoni propositi ispirati dalla presa di coscienza del lato più razionale della mente, quasi pentita delle violenze compiute durante quella che sarebbe sempre dovuta essere… l’ultima guerra.

Siamo fatti così: entità in eterna, biblica contesa tra il bene e il male. Una dualità che gli egizi attribuivano ad opposte divinità, o un dualismo dell’animo umano dove, secondo Socrate, il male sta nell’ignoranza. Di fatto, la nostra peggior natura ha sempre avvicendato momenti di luce ed ombra nel corso della storia, funestando il mondo con alterna continuità.

Dopo le lacrime e il sangue, dopo il tempo della resa dei conti, sconfitti e vincitori si sono sempre seduti al tavolo delle buone maniere, per stabilire i limiti di cattiveria della “prossima volta”. Propositi sempre disattesi da nuovi pretesti per scatenare l’orrore e una nuova arena del “guai ai vinti!”

È così che stanno andando le cose in terra di Ucraina, sperando che la tregua tra vecchie guerre mai concluse per quell’area strategica, arrivi presto, e che non vada oltre. Intanto, mentre gli scontri vanno avanti, dobbiamo prendere atto dei fallimenti di ogni regola internazionale, ignorata da violenze e crudeltà. Uniche e certe verità di quest’altra guerra.

La guerra europea, così inattesa e vicina, ha diviso le opinioni pro e contro le ragioni dei contendenti, alzando i toni dei dibattiti e delle opposte visioni. Per trovare qualche fatua verità, occorre cercarla con imparziale rispetto. Gli strumenti esistono, seppure inutili ormai, ma sono gli unici che abbiamo.

Per valutare con obiettività, non resta che sfogliare i patti internazionali per i diritti, la sicurezza e i rapporti tra gli Stati, stabiliti nel 1945 all’ONU, dove venne introdotta la Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell’Uomo, già stilata dal marchese La Fayette nel 1789. Quindi, le Convenzioni di Ginevra, relative ai civili, ai feriti e ai prigionieri di ogni conflitto. La prima redatta nel 1864, la quinta nel 1951, ogni volta aggiornate ai crimini dell’ultima guerra.

A proposito di crimini, è illuminante la cronologia dei tribunali speciali, da quello di Versailles del 1919, che giudicava il Kaiser Guglielmo responsabile di una guerra d’aggressione, a quelli di Norimberga e Tokio, dopo la Seconda Guerra Mondiale, fino a quello dell’Aia e allo statuto di Roma del 1998, che tra l’altro, il 28 febbraio scorso ha aperto un fascicolo sulla Russia e il crimine d’invasione… Regolamenti sempre poco rispettati dalle superpotenze militari.

L’invasione russa ha annichilito il ruolo dell’ONU, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, la Convenzione di Ginevra e i crimini di guerra verso civili, prigionieri e città, facendo carta straccia del Principio di Autodeterminazione dei Popoli e della Carta delle Nazioni Unite che sancisce: il crimine di aggressione; i principi di sovranità territoriale & politica degli Stati. Hanno scricchiolato: la fragilità dell’UE; la voce grossa della NATO.

Continua e assillante la propaganda di guerra ha riempito le nostre case, i nostri occhi, i nostri cuori e l’anima con immagini e notizie brutali e toccanti. La nostra occidentale vanità è svanita in fretta, insieme alle acquisite normalità, disperse e alterate da macerie al Tg in orario di cena.

Se la verità da consegnare alla storia sarà scritta dal vincitore, oggi è un dovere sforzarci di capire, superando ogni ideologia faziosa e fittizia. I limiti dei crimini erano stati concordati. Non possiamo rinnegarli adesso.

L’aggressore ha un nome, difendersi è logico e Amnesty International ha certificato il crescendo da parte russa di attacchi contro obiettivi protetti (scuole e ospedali), l’uso indiscriminato di missili balistici su bersagli civili e di armi vietate, l’impedimento a popolazioni di ricevere aiuti o fuggire dal conflitto e deportazioni forzate di civili, tra cui molti bambini.

Sono fatti destinati al Tribunale Internazionale dell’Onu e alla Corte Penale Internazionale, non opinioni da discutere al bar. Ma ora ogni tavolo di pace è sospeso e quando la belva umana si scatena per simbiosi e si autoalimenta, non ha più limiti nel gesto, né freni inibitori dello spirito più nero.

Quando questa guerra finirà, dovremo tornare a patteggiare con la nostra etica ferita, con memorie dure da smaltire, con il senso della vita calpestato senza pietà e con un dogma cristiano sprofondato nell’oblio: “ama il prossimo tuo come te stesso”.

 “Contro la forza la ragion non vale” è un proverbio popolare che ci riporta con i piedi per terra. Questa guerra ha sancito le illusorie libertà degli Stati neutrali in faccia all’imperialismo delle potenze nucleari, ai pretesti geopolitici e ideologici che calpestano ogni regola e non ammettono repliche.

E quando questa guerra finirà, si spera presto, sarà nuovamente il turno degli intellettuali e degli opinionisti, ma solo quelli che avevano predetto la ragione dei vincitori. Sui libri di storia saranno riportati i motivi scatenanti, i fatti salienti, il numero dei caduti di entrambe le parti e i crimini di guerra commessi dai perdenti. Dati precisi, affinché gli studenti, gli storici, i filosofi, i presidenti e tutti gli esseri viventi sappiano giudicare i fatti di quei giorni, i nostri, e vergare nuovi trattati più obiettivi e aggiornati, così da garantire una guerra meno… violenta, si spera, finalmente.

Se invece le superpotenze avranno lanciato i vettori più potenti e micidiali, rinnegando i negoziati, forse gli ultimi, privilegiati spettatori saranno stati gli astronauti della stazione orbitale, con vista sul transito dei missili e sui funghi atomici che salgono fin oltre l’atmosfera. Ultime visioni di un’ultima guerra.

Paradosso e triste allegoria, olocausto dell’anima di un essere umano, portavoce di pace e bellezza del vivere, fugace ospite di un pianeta unico e vivente, architettato da un disegno ignoto, ma di certo non casuale, con il quale non è ammesso patteggiare, né pentirsi di un definitivo errore.

 

 

     Civico20News

Carlo Mariano Sartoris

         Redattore

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Articolo pubblicato il 24/04/2022