La guerra in Ucraina e l'inutilità dell'ONU

La guerra in Ucraina ha confermato la totale impotenza delle Nazioni Unite. Prigioniere del potere di veto nelle mani di sole cinque nazioni.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, come era prevedibile, sul campo di battaglia e attorno ai tavoli della geopolitica aleggia un fantasma: l’Onu. Il più importante organismo sovranazionale, creato dopo la Seconda guerra mondiale, per avere un baricentro attorno al quale consolidare la pace e bloccare guerre anche locali, ha mostrato ancora una volta tutta la sua impotenza. Tanto che c’è da domandarsi se davvero, in queste condizioni, l’Onu possa ancora servire a qualcosa.

Ma facciamo un passo indietro nel tempo. Come nasce questa Istituzione?

 

UN PICCOLO INQUADRAMENTO STORICO

 

Dopo il fallimento della “Società delle Nazioni” e con la tragedia della Seconda guerra mondiale ancora in corso, si determinò l’esigenza di una nuova Organizzazione internazionale degli Stati in grado di operare efficacemente in materia di sicurezza internazionale; ma sin dalla sua origine la nuova istituzione rispecchiò la situazione che si andava determinando con la fine del conflitto bellico. Le basi della futura organizzazione furono poste infatti dai quattro alleati vincitori della Guerra: USA, Gran Bretagna, Repubblica di Cina (attuale Taiwan) e URSS (attuale Fed.Russa), e successivamente con la Francia, inizialmente esclusa.

Fu così che il 24 ottobre 1945, a San Francisco, nacquero le Nazioni Unite (ONU).

Queste 5 Nazioni ispiratrici dell’ONU, costituiranno al suo interno il massimo organo decisionale con diritto di Veto denominato Consiglio di Sicurezza.

Questo Consiglio serve a dirimere le controversie internazionali e a scongiurare futuri conflitti mondiali. Negli anni la Repubblica di Cina ha visto cedere il posto alla Repubblica Popolare Cinese (nel 1961); mentre, dopo la dissoluzione dell’URSS, la Repubblica Federale Russa prese il posto dell’Unione Sovietica (1991).

L’Onu è semplicisticamente (ed erroneamente) considerata come l’ambito principale del multilateralismo, ma la sua origine, la sua struttura, l’articolazione dei poteri decisionali smentiscono in maniera netta questo “luogo comune”. In realtà in essa si manifestano i rapporti di forza e gli interessi nazionali delle cinque potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale a discapito di tutti gli altri. Raramente attraverso intese, e molto più frequentemente attraverso boicottaggi e veti. Nei fatti è il luogo del “pentalateralismo”, o più correttamente del “trilateralismo” (Usa, Russia e Cina).

Ed è proprio da questo “trilateralismo” che nascono i problemi che affliggono l’Europa. Dopo le due Guerre Mondiali, l’egemonia del mondo fu spartita da potenze extraeuropee. E da allora nessuna Nazione europea è riuscita a tornare al suo antico splendore. Schiacciate da potenze extra continentali, le nazioni europee sono divenute negli anni l’oggetto del contendersi e del sacrificio. A ciò si aggiunge un unilateralismo egemonico statunitense che non vuole condividere la propria influenza con la Russia e la Cina. Da qui le origini delle ultime guerre. Dopo l’attentato dell’11 settembre 2001, ci fu l’occasione per avvicinare queste potenze in un rinnovato ordine mondiale unito contro il terrorismo islamico. Si raggiunse l’apice di questa idilliaca intesa l’anno dopo a Pratica di Mare. Quando il governo di centrodestra italiano sostenne per primo l’alleanza fra Usa e Russia, in funzione di una rinnovata pace mondiale atta a scongiurare qualunque tipo di guerra futura, fredda o calda che sia.

 

Purtroppo, questo sogno sfumò molto presto. Già nel 2004 gli Usa e la NATO espansero la loro egemonia verso est a discapito degli accordi intrapresi con Mosca. In quegli stessi anni, nonostante il vecchio patto di Varsavia si fosse sciolto già dal lontano 31 marzo 1991, l’Alleanza Atlantica il 29 marzo 2004 accolse i Paesi di: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia.

Questo incrinò i rapporti con la Russia, alimentando un’escalation fino all’attuale guerra in Ucraina. Ma l’Onu in tutto questo dov’era?

Come sopradetto, il diritto di veto del Consiglio di Sicurezza ONU attribuisce una posizione dominante ed egemone ai soli cinque membri permanenti rispetto a tutti gli altri Stati aderenti, istituzionalizzando in tal modo l’ineguaglianza giuridica fra Stati e fondando la legittimità delle azioni del Consiglio di Sicurezza sui soli rapporti di forza e sugli interessi nazionali dei ‘Big Five’.

Ci si potrebbe chiedere: e l’Assemblea delle Nazioni Unite?

L’Assemblea Generale dell’ONU può affrontare qualsiasi problema e può formulare raccomandazioni senza efficacia vincolante sia agli stati membri sia al Consiglio di sicurezza. Ergo, basta solo questo per capire come la definizione dell’Assemblea di “principale organo deliberativo, politico e rappresentativo delle Nazioni Unite” sia inverosimile.

 

QUANTO CI COSTA L’ONU?

 

Come tutti gli elefanti d’argilla, l’Onu è una macchina mastodontica che, tra sprechi e risorse gonfiate, ha costi enormi per gli stati che ne fanno parte. Il costo dell’Onu è attorno ai 50 miliardi di dollari, coperti per il 22 per cento dai finanziamenti degli Stati Uniti. Quanto all’Italia, versiamo ogni anno all’Onu e alle sue agenzie 747 milioni di dollari. C’è da chiedersi a questo punto se non siano in gran parte soldi sprecati.

 

Guerra in Ucraina: l’Organizzazione non sa che fare

 

L’aggressione russa ad uno Stato sovrano come l’Ucraina ha plasticamente dimostrato l’inutilità dell’ONU rispetto al suo principale mandato: in questo caso uno Stato con potere di veto è direttamente coinvolto e il Consiglio di Sicurezza è stato bloccato, giustappunto, dal veto dell’aggressore. Né si può essere, in subordine, granché contenti della presa di posizione dell’Assemblea Generale, di fatto un atto avente natura esclusivamente politica.

In questa tragica vicenda quattro membri permanenti – con il quinto osservatore cinese interessato e praticante la confuciana “obliquità strategica” – hanno deciso di confrontarsi direttamente evidenziando essi stessi l’inutilità dell’ONU.

L’inutilità dell’Onu, non solo nei casi di gravissimi conflitti, come quello in Ucraina, è uno dei più grandi buchi neri della globalizzazione. Abbiamo globalizzato mercati, valute, merci, lavoro, materie prime. Ma non si è fatto un millimetro in avanti per una 'governance' sovranazionale, senza la quale la globalizzazione sarà sempre zoppa ed esposta a macroscopiche ingiustizie. Anzi: la forza dell’Onu è diminuita, il suo ruolo è diventato sempre più marginale, e la paralisi, voluta in modo cosciente, è contenuta proprio nel meccanismo già descritto di funzionamento del Consiglio di Sicurezza, cuore della galassia delle Nazioni Unite.

Nel nostro tempo, in questo pianeta, a fenomeni globali si dovrebbe reagire con una reale e adeguata organizzazione di governance mondiale.

La persistenza di relazioni tra Stati secondo le prassi proprie dei secoli passati, invece, non lascia prefigurare una possibile modifica dell’Onu, sia per quanto riguarda la sua democratizzazione sia per quanto concerne la capacità decisionale e l’efficacia dell’azione. E la guerra in Ucraina, purtroppo, non ne è che la prova definitiva.

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Articolo pubblicato il 02/05/2022