Mosca. Il detto e non detto di Putin

Per il Governatore della Campania De Luca, il segretario della Nato Jens Stoltenberg, è un “Semianalfabeta di Ritorno”

C’era attesa per l discorso di Vladimir Putin in occasione della parata del 9 maggio, perché si attendevano ferali annunci, tra i quali la mobilitazione generale.

 

Non è accaduto, e non è la prima volta che il presidente russo utilizza questo tipo di suspense a proprio favore, ma il discorso non è stato meno privo di significato. Il non detto è stato più eloquente di tante frasi scontate.

 

Nel breve messaggio davanti ai ranghi serrati nella Piazza Rossa, si rivendica la giustezza dell’operazione speciale, collegandola ad altri momenti della storia russa. Il presidente Putin, ha citato Minin e Pozharsky, che cacciarono i polacchi dal Cremlino nel 1612, la battaglia di Borodino contro Napoleone, i numerosi sanguinosi episodi della Grande guerra patriottica (la Seconda guerra mondiale per i russi) combattuti sul territorio sovietico.

 

L’accostamento ai separatisti del Donbass e ai soldati russi in Ucraina è tracciato con grande nettezza, le truppe di oggi son messe sullo stesso piano dei guerrieri di Vladimiro il Grande e di Svjatoslav ai tempi della Rus’ kieviana, alle schiere del principe Potiomkin e ai fanti di Suvorov e del generale Alexey Brusilov, protagonista della Prima guerra mondiale, fino ad arrivare a Nikolaj Vatutin, Sidor Kovpak e Lyudmila Pavlychenko (gli ultimi due ucraini), che durante la Seconda guerra mondiale combatterono contro le forze dell’Asse sul territorio ucraino.

 

Vi è anche spazio per un breve “omaggio” ai combattenti delle forze alleate e partigiane in Europa, con un aneddoto sulla proibizione da parte della Casa Bianca di un viaggio di una delegazione dei veterani americani per prendere parte alla parata di Mosca.

 

Il risentimento verso l’Occidente, presentato come un unico insieme dominato dagli Stati Uniti d’America, è l’altro momento fondamentale del discorso di Putin. Il presidente ha di nuovo ricordato il rifiuto di Nato e Washington di dar una risposta alle richieste presentate da Mosca a fine 2021, dichiarando come gli Stati Uniti dal 1991 si siano impegnati in una politica d’umiliazione continua verso il mondo e verso la Russia.

 

L’Occidente è visto in preda al degrado morale, mentre la nazione russa, nel discorso del presidente, resta a difesa delle tradizioni millenarie.

 

La guerra continua, anche se chiamata operazione speciale. Quando e come verrà dichiarata una mobilitazione più larga, ad ora, non vi sono indizi. Salvo colpi di scena, la guerra continua con le modalità ad oggi conosciute, ma oltre a non annunciare  la mobilitazione generale, non si è fatto cenno al  ricorso alla guerra nucleare.

 

Putin è Putin, con le sue responsabilità ed i suoi misfatti se vogliamo soffermarci sulle vittime civili di questa guerra ed in primo luogo sui bambini uccisi.

I conflitti veri o strumentali si basano su equilibri di forza, su contatti e su strategie bi o multilaterali, che dovrebbero portare alla conciliazione, al riconoscimento di responsabilità per giungere alla pace.

 

Qui il quadro è maggiormente penoso, visto dal fronte occidentale, ove viviamo e lavoriamo, perchè non ci offre speranza e serenità.

Di questo stato di cose, se n’è fatto interprete ieri il governatore della Campania Vincenzo De Luca.

 

"primitivi tangheri", e poi "semianalfabeti", parole senza un freno dal governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca parlando della guerra in Ucraina, presso l'assemblea pubblica di Confindustria a Benevento. Il governatore dice di rimpiangere "Moro, Andreotti, i nostri grandi uomini di stato", che secondo De Luca "prima di aprire bocca conoscevano la storia dei paesi e non erano semianalfabeti di ritorno come il segretario della Nato (Jens Stoltenberg)", ha concluso De Luca.

 

Ma il governatore ce l'ha anche con i diplomatici statunitensi: "Siamo veramente alla pazzia: peccato che negli Stati Uniti non ci sia più Kissinger, neanche Brzezinski, cioè quei grandi diplomatici che avevano anzitutto senso della storia. Non questi primitivi tangheri, semianalfabeti che parlano senza misurare il peso delle parole che pronunciano".

Nel corso del suo intervento davanti ad una platea di industriali, il governatore invita a "cercare condizioni di equilibrio che evitino un conflitto mondiale", mettendo il focus sulle conseguenze economiche di un "conflitto che sta completamente destabilizzando l'economia". Oggi - continua De Luca - "abbiamo una inflazione che viaggia sul 6-7% ed un Pil al ribasso".

 

E sul tema dell'energia, lancia un invito anche al presidente Draghi, che parte oggi per  Washington  "Mi auguro che Draghi nel suo colloquio con Biden - dice il governatore della Campania - acquisisca almeno un principio: se dobbiamo essere tutti insieme nella tutela dell'Ucraina, lo dobbiamo essere anche nel riparto delle penalizzazioni".

 

De Luca snocciola dati, l'Italia "dipende per 30 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, altri Paesi no". E quindi, sostiene nel suo invito al governo, "dividiamoci anche le forniture di gas. Se qualcuno pensa che noi continuiamo la guerra in eterno e ci sono Paesi che se ne infischiano del problema energetico e noi e i tedeschi andiamo in ginocchio: questa - la conclusione del governatore - è un'ipotesi che non può essere retta".

 

Avremo modo nei prossimi giorni di renderci conto, se il viaggio di Draghi sarà contrassegnato dalla sudditanza o se, il nostro premier porterà a Biden la voce del Paese, sempre più contrario ad una guerra ad oltranza, portatrice di disagi, pericoli e povertà, almeno per l’Italia.


 

 

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Articolo pubblicato il 10/05/2022