Analizziamo insieme le questioni profonde che determinarono il conflitto in Ucraina
Per comprendere come nasce la crisi ucraina occorre capire la storia del Paese in questi ultimi anni.
La nazione ucraina è stata governata da oligarchi che si sono arricchiti negli anni ’90, appropriandosi delle aziende e delle materie prime dell’ex paese sovietico. Il caso dell’ex Presidente Poroshenko è esemplare. Lui possiedeva tutte le fabbriche che producono armi. Dopo il golpe atlantista del 2014, destituendo un presidente legittimamente eletto (il filorusso Janukovyc), la politica interna di Poroshenko ha promosso la lingua ucraina, il nazionalismo, il capitalismo selvaggio, la decomunizzazione e il decentramento amministrativo; il tutto a discapito delle minoranze russofone del Paese. Nel 2018, Poroshenko ha contribuito inoltre a creare la Chiesa ortodossa autocefala ucraina, separando le chiese ucraine dal Patriarcato di Mosca. La sua presidenza è stata distillata in uno slogan di tre parole, impiegato sia dai sostenitori che dagli oppositori: "armiia, mova, vira" (ovvero: militare, lingua, fede).
Tuttavia, la sospensione della democrazia dal 2014 vede il fronte europeista ucraino diviso al suo interno fra fazioni nazionaliste, legate ad oligarchi rivali fra loro. A testimonianza di ciò vi sono le ultime “elezioni” tenutesi in Ucraina. Le quali hanno visto al terzo posto l’ex premier nazionalista Julija Tymoshenko, ridimensionata a causa dei suoi grossi “appetiti” sulle forniture di gas; mentre Poroshenko si è visto sostituire da Zelensky, per volontà di un altro oligarca, Igor Kolomoisky, imprenditore e politico con tripla cittadinanza (ucraina, israeliana, cipriota), considerato l’uomo più ricco dell’Ucraina. La causa del conflitto e delle divisioni vanno ricercate nella lotta tra i oligarchi per il controllo del paese.
Comprendere gli interessi di questi oligarchi risulta fondamentale per capire la politica ucraina al netto della propaganda occidentale.
Ma torniamo alla figura chiave che sta dietro il consenso dell’attuale “Presidente-attore”.
Kolomoisky è il proprietario della più importante banca dell’Ucraina, con sede a Cipro, paradiso fiscale per il riciclaggio del denaro sporco delle mafie. Infatti, la FBI ha iscritto Kolomoisky nel registro mondiale degli indagati. In questi anni ha finanziato 1.500 neonazisti, prevalentemente ultras, che sono alle sue dirette dipendenze. Li ha successivamente fatti addestrare e infine inquadrare nelle file delle Forze Armate regolari dell’Ucraina. Questo gruppo di criminali prese il nome di “Battaglione Azov”. Questo ebreo finanziatore di nazisti è stato presidente delle comunità ebraiche dell’Ucraina e per cinque anni presidente delle comunità ebraiche dell’Europa. Kolomoisky è di Odessa, ed è il mandante della triste vicenda nota come la “strage di Odessa”, la quale fu compiuta dal suo battaglione e dalla mafia locale massacrando 300 manifestanti russofoni che si erano rifugiati nella casa del sindacato. Tutto regolare e “democratico” agli occhi dell’occidente “liberal”.
Come sopradetto, quest’uomo decise di prendere il potere per il controllo dell’Ucraina, destituendo Poroshenko. Non lo fece direttamente, ma tramite una sua comparsa. Scelse un attore che veniva dalla minoranza russofila del Donbass e lo rese protagonista di una trasmissione televisiva che raccontava la vita di un professore di scuola che diventa presidente dell’Ucraina, fondando un partito che si chiama “Servitori del popolo”. Il successo fu immediato e strepitoso. Un anno prima delle elezioni presidenziali, la serie televisiva finisce e l’attore protagonista fondò un partito che chiamò realmente “Servitori del popolo”, proprio come la serie televisiva. Mise ai vertici del partito gli sceneggiatori della serie e ne divenne presidente. Kolomoisky finanziò la campagna elettorale e questo attore-comparsa venne eletto. Il suo nome è Volodymyr Zelensky. Tutto come da copione.
Dopo i primi anni di presidenza un po’ incerti, all’inizio del 2022 scoppiò il conflitto russo-ucraino. La stampa e i media occidentali non persero tempo a sostenere il presidente-attore ucraino. Il quale compariva il più possibile in ogni spazio a lui dedicato. Con l’avanzare del conflitto e dei successi russi il copione ben recitato dall’attore iniziò a non bastare più. A quanto pare la propaganda e le ‘fake news’ non sono bastate a fermare i missili russi.
Al netto delle false informazioni fornite dalle Comunità d’intelligence anglo-americane, l’attore-presidente ucraino si trova realmente in difficoltà. Sempre più isolato e drogato. Dal suo camerino pseudo-hollywoodiano appare sempre più stanco e con visibili occhiaie in volto. Vedremo gli sviluppi di questa tragi-commedia, interpretata magistralmente da Zelensky, fino all’epilogo finale. Dopodiché, il teatrino si chiuderà per sempre. E al posto dell’audience si registreranno migliaia di morti. Tutti sulla coscienza di un Occidente ipocrita e vigliacco, il quale è rimasto a guardare inerme in mezzo alle rovine della propria sconfitta.
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Articolo pubblicato il 19/07/2022