Perché la futura crisi tedesca ci riguarda da vicino

La Germania rischia di essere il Paese più compromesso d'Europa, e insieme a loro ci siamo anche noi.

Mentre L’Unione Europea si dice pronta ad addestrare l’esercito di Kiev, la Germania va sempre più in crisi.

La vecchia “locomotiva d’Europa” questa volta si sta fermando. Non solo non riesce a stare dietro agli sviluppi del conflitto russo-ucraino, ma la vede completamente assente in Europa rispetto all’Era Merkel.

Abituata un tempo a dettare la linea politico-economica del Continente, oggi risulta fortemente ridimensionata. Il cancellierato di Scholz appare nei suoi primi mesi debole, ambiguo e fortemente compromesso con i vecchi legami tedeschi avuti con Mosca e Pechino.

Berlino viene così sconvolta dalla grande crisi energetica che investirà tutta Europa. La Germania si trova così schiacciata fra l’incudine energetica russa e il martello militare di Washington. Privata della sua potenza e sovranità dal 1945, oggi i tedeschi sembrano dover pagare il prezzo più alto di tutti i popoli europei.

La crisi tedesca coinvolge direttamente anche noi italiani, i quali, soprattutto nelle industrie del Nord, dipendiamo direttamente dall’economia tedesca. Non dimentichiamo che una grossa parte del nostro debito è legata ‘mani e piedi’ a Berlino, conseguenza di ciò, un possibile collasso economico tedesco porterebbe anche noi dietro la catastrofe.

Il nuovo cancelliere punta tutto sulla transizione energetica. Ma la riconversione “green” in salsa germanica non sta andando come sperato.

Al via un piano nazionale per il nucleare di ultimissima generazione e gas liquefatto, ma tutto questo potrebbe non bastare. Oltre all’aumento di Import dalla Norvegia, di cui già attualmente copre circa il 30% del fabbisogno energetico tedesco; dovrebbero aumentare anche le importazioni dal Canada e dall’Australia. Questo dovrebbe portare Berlino dall' avere una dipendenza russo-cinese ad una maggiore influenza energetica verso il Commonwealth britannico.

Questo forse ci spiega anche meglio le ragioni di un coinvolgimento così diretto del Regno Unito nella questione russo-ucraina. I risvolti di una possibile crisi europea giocherebbero a vantaggio della Corona inglese; la quale dopo la Brexit necessita di rilanciare la vecchia idea di egemonia imperiale con il rinnovato concetto di “Global Britain”. Postulato geopolitico fondamentale per chi fatica a stendo a tenere ancorate a sé le vecchie colonie e le nazioni gaeliche facenti parte di un Regno sempre meno unito.

Da parte sua la Francia, visto il vuoto lasciato dalla Germania, cerca di sopperire alla fine dell'Era Merkel per imporre una nuova Era Macron. Ma ad oggi con scarsi risultati. Parigi e l’Eliseo hanno cercato di imporsi come attori protagonisti ma fallendo miseramente. Lasciando spazio a paesi a limite della fiducia, Turchia fra tutte.

Macron cerca di imporre in fretta un suo piano alternativo per far fronte alla crisi energetica, sia per non morire russo-cinese sia per non regalare a Londra il beneficio di una futura crisi europea.

Bruxelles, con il supporto della NATO e di Parigi, punta a dare sostegno energetico alle economie dei Paesi membri UE.

La prima azione Ue consiste nell’intervenire con una mediazione per convincere gli scettici e quei paesi, come l’Ungheria, fortemente legati a Mosca.

La seconda azione consiste nello stabilire una riforma strutturale del mercato elettrico, in particolare rinnovare le regole comuni con cui si forma il prezzo; e in tal modo slegare le valutazioni degli idrocarburi per dare una spinta maggiore alle rinnovabili e al nucleare.

L’ultima azione sarebbe quella di applicare la proposta italiana non solo come forma di dazio verso le forniture russe, ma di fissare un tetto massimo generale al prezzo del gas acquistato da tutta Europa verso qualunque mercato.

Lo scopo è quello di far fronte ad un’inflazione da offerta che comprometterebbe la domanda complessiva europea, generando una stagflazione che non si vedeva dai tempi della crisi petrolifera degli anni 70’.

Tuttavia, come già affermato in precedenza, l’Ue appare debole e divisa al suo interno, costituendo così una confederazione di stati disunita e inconsistente sul piano geopolitico. Incapace di far fronte alla Storia recente, e militarmente esclusa dai fatti e dai processi più importanti di questo nuovo secolo.

Bruxelles sta così a guardare mentre i nordcoreani inviano lavoratori nelle Repubbliche autonome e filorusse del Donbass; appare indifferente mentre russi e cinesi, dopo esercitazioni congiunte da terra ne organizzano un’altra via mare nel Pacifico. La Commissione europea risulta impotente e incompetente dinanzi alle grandi sfide future. L’Europa non solo non riesce ad imporsi come nuovo attore globale, ma fatica persino a prender parte alle decisioni regionali di sua competenza. Delegando ai suoi singoli stati membri iniziative velleitarie e personalistiche, legate più agli interessi elettorali dei singoli presidenti che non ad una reale visione di insieme continentale. In tutto questo marasma generale Londra e Washington sono destinate a beneficiarne, i soli due grandi Imperi degli ultimi secoli in occidente, ristabilendo ancora una volta la loro rispettiva ‘Pax Britannica et Americana’.

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Articolo pubblicato il 31/08/2022