Come avverrebbe l'attacco cinese a Taiwan?

Scopriamo insieme tutti i retroscena di una possibile annessione cinese dell'Isola di Formosa

Da diverso tempo si sente parlare della perenne tensione nel Pacifico, in particolar modo lungo lo stretto di Formosa fra la Repubblica Popolare Cinese (Cina) e la Repubblica di Cina (l’isola di Formosa nota a tutti come Taiwan).

Innanzitutto, iniziamo col dire in che occasioni la Cina attaccherebbe Taiwan.

Pechino su questa ipotesi è stato chiaro fin da subito. Li ha definiti i “cinque no”.

Dunque, dal governo cinese sappiamo che l’attacco a Taiwan avverrebbe nei seguenti casi:

- una formale dichiarazione di indipendenza di Taipei;

- un’alleanza militare di Taiwan con una potenza straniera o un intervento straniero negli affari interni dell’isola;

- l’acquisizione da parte di Taipei di armi nucleari o altre armi di distruzione di massa;

- la riluttanza a negoziare e trattare sulla base del principio “Una Cina”;

- disordini o rivolte interne a Taiwan;

Da qui si possono già evincere alcune strategie cinesi per acquisire l’Isola di Formosa. L’azione più prossima alla realtà potrebbe essere quella di generare caos e rivolte interne, sulla falsa riga di quanto già avvenuto ad Hong Kong. Con la differenza che questa volta sarebbe Pechino a provocare le sommosse, finanziandole sottobanco e giustificando così in futuro un suo possibile intervento militare.

Chiaramente occorre ricordare con forza che qualunque tentativo di annessione dell’isola comporterebbe una difesa stremata da parte degli Stati uniti, i quali, ancor più che in Ucraina, utilizzerebbero le armi migliori per garantire la resistenza all’attacco cinese.

Pechino da sempre sostiene la necessità della riunificazione dell’isola con la Cina continentale, in quanto Formosa si trova in quella Prima Catena di Isole che rappresenta la cintura difensiva (e di proiezione di forza/influenza) più prossima; pertanto, prevede di usare ogni mezzo possibile affinché questo avvenga, pur considerando che l’opzione militare avrebbe dei costi economici e politici enormemente alti, e per questo la considera come l’extrema ratio.

Ma fatte le dovute premesse geopolitiche, analizziamo come potrebbe avvenire un possibile attacco cinese di Taiwan.

La prima cosa da considerare è che un possibile attacco anfibio cinese non potrebbe avvenire se non prima di aver prevenuto possibili azioni in mare e nel cielo, finalizzate a contrastare la presenza statunitense e dei suoi alleati asiatici, bloccando oltremodo l’afflusso di qualsiasi rifornimento verso l’isola.

Dunque, le forze armate cinesi sfrutterebbero in primis la propria presenza militare negli arcipelaghi occupati del Mar Cinese Meridionale, per interdire la navigazione aerea e marittima da sud.

In secondo luogo, l’attività di inibizione aeronavale dovrebbe essere intrapresa negli accessi settentrionali, andando così a coprire tutto l’arcipelago delle Senkaku, spingendosi sino ad Okinawa, che con le sue installazioni militari statunitensi costituisce la minaccia principale per l’ipotetica operazione di sbarco cinese. Inoltre, sarebbe necessario coprire il settore marittimo a est di Taiwan, per contrastare l’attività navale avversaria in quella regione con i propri sottomarini lanciamissili Cruise, i quali, essendo a lungo raggio, ben si presterebbero ad una simile operazione.

L’insieme di questi tre passaggi comporterebbe un vero e proprio blocco aeronavale dell’Isola di Formosa, rendendola completamente circondata e inibita nelle sue azioni di contrasto. Nel lungo periodo ciò comporterebbe la capitolazione di Taiwan e questo vedrebbe l’intervento degli Stati Uniti e probabilmente della gran parte dei suoi alleati, compresi quelli europei, che cercherebbero di forzarlo. Questa opzione, effettuata singolarmente, sarebbe pertanto sconsigliata in quanto l’attuale superiorità navale degli alleati sarebbe decisiva nell’impedire la caduta dell’isola.

Alla Cina, per annettere l’isola manu militari, non resterebbe quindi che l’invasione vera e propria, che sarebbe preceduta dalla già spiegata attività di interdizione aeronavale, ma a cui seguirebbe un attacco missilistico massiccio su obiettivi militari, logistici e infrastrutturali di Taiwan, come ad esempio le basi aeree, dislocate per la maggior parte sulla costa occidentale. Pechino, da questo punto di vista, può contare su un vasto arsenale di missili balistici a corto e medio raggio e di missili da crociera navali e aviolanciati in grado di spazzare le difese isolane.

Nella fase preparatoria quasi sicuramente si assisterebbe a un attacco cibernetico per mettere fuori combattimento la rete telematica di Taipei creando confusione e ritardo nel sistema C3 (comando, controllo, comunicazione).

Dopo questo primo lancio, che sarebbe diretto primariamente verso i sistemi antiaerei e della difesa costiera di Taiwan, probabilmente assisteremmo a una campagna di bombardamenti aerei, ancora usando missili da crociera, ma anche bombe a caduta libera e missili antiradar per cercare di eliminare le batterie missilistiche mobili e quei posti di comando o primi concentramenti di uomini e mezzi, sfuggiti alla prima ondata di attacchi missilistici.

In questa fase troverebbero impiego anche le Forze Speciali, che arriverebbero sull’isola via mare, possibilmente sbarcate da sottomarini, per individuare gli obiettivi e compiere azioni di sabotaggio preparatorie per lo sbarco.

Una volta ottenuta la superiorità aerea, l’esercito cinese darebbe il via libera all’assalto anfibio che sarebbe immediatamente preceduto dal lancio di paracadutisti per mettere in sicurezza i fianchi delle teste di sbarco e occupare quegli snodi strategici per l’avanzata terrestre. Lo sbarco, molto probabilmente, avverrebbe sulla costa occidentale dell’isola, per questioni legate alla morfologia del territorio (è pianeggiante rispetto a quella orientale) e perché rappresenta la via più breve percorribile dalle unità navali.

L’aeroporto di Taipei molto probabilmente sarebbe il primo sito ad essere occupato, in modo da avere libero accesso alla capitale dell’isola. Il secondo sito ad essere occupato risiederebbe nella parte centro meridionale dell’isola, da dove le truppe cinesi potrebbero muoversi per conquistare il porto e far così affluire rinforzi in modo costante ed efficace.

In concomitanza con lo sbarco, le Forze armate cinesi cercherebbero di eliminare la minaccia delle isole taiwanesi che costellano lo specchio d’acqua dello Stretto e anche quegli atolli che Taipei controlla nel Mar Cinese Meridionale. La Cina popolare, per non disperdere le forze, potrebbe optare per un’azione di tipo aeronavale per mettere fuori uso le infrastrutture di quelle isole, in modo da garantirsi maggior equilibrio durante le operazioni d’attacco.

Tuttavia, occorre ricordare che questo sarebbe un ipotetico attacco teorico cinese. Le forze Usa con i suoi alleati, forti della loro superiorità aeronavale, farebbero di tutto per contrastare queste azioni mirate, e questo renderebbe fortemente dispendiosa l’intera operazione.

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Articolo pubblicato il 03/09/2022