L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Giancarlo Guerreri: il Futuro come incognita

Un po’ come se ci trovassimo sull’orlo di un Buco Nero

Il filosofo Umberto Galimberti, in molte pubbliche occasioni, ha sottolineato il fatto che i giovani di oggi non abbiano una visione del proprio futuro, mettendo in evidenza il senso di vuoto e di mancanza di prospettiva che il tempo a venire sembra presentare alle nuove generazioni.

Potrebbe trattarsi di un effetto di questa crisi sempre più concreta e tangibile, tanto concreta da monopolizzare quasi tutti i discorsi e la narrazione dei mezzi di comunicazione.

Le generazioni precedenti, quelle dei nonni o dei padri dei giovani di oggi, erano in grado di pianificare con una certa percentuale di attendibilità quale sarebbe stata la loro vita futura. Il passato era noto, così come le regole e le logiche del presente sembravano appartenere a modelli di riferimento piuttosto consolidati e veritieri.

I titoli di studio erano altrettante garanzie di future occupazioni e il mercato del lavoro sapeva premiare o penalizzare le persone secondo dei criteri generalmente condivisi.

Esisteva un concetto molto concreto: la possibilità di proiettare la propria immaginazione in un tempo che apparteneva di fatto al futuro. Tale periodo,  con tutte le incertezze del caso, avrebbe potuto mantenere le promesse  e realizzare molte delle proprie aspettative.

Parafrasando Platone che sapeva di non sapere, attualmente l’unica certezza relativa al futuro, sembra essere la sua totale incertezza.

Un po’ come se ci trovassimo, ma questo non vale solo per i giovani, sull’orlo di un Buco Nero, in quella zona chiamata dai Fisici “Orizzonte degli eventi”, nella quale il tempo rallenta fino quasi a fermarsi, e oltre la quale nessuna legge fisica conosciuta sembra esistere.

La mancanza di prospettiva o di certezze crea un senso di vuoto, impedisce all’immaginazione di esprimere i voli del pensiero e a volte persino di creare pensieri.

Impedisce di leggere nella mano della zingara l’illusione di un mondo nuovo, con le nuove potenzialità e le nuove prospettive che dovrebbe offrire.

Questo senso di smarrimento, che come dice Galimberti interessa soprattutto i giovani, colpisce chiunque, giovani, meno giovani, vecchi, in altre parole tutti, senza alcuna distinzione. La certezza dell’incertezza genera la paura, la paura paralizza le menti, rendendo i loro possessori simili ad automi in cerca di padrone.

Leggiamo su Focus online: “Siamo entità in costante cambiamento e contemporaneamente cerchiamo di stabilire abitudini rassicuranti”.

Quanto sono vere queste parole.

L’ambiente, la società, la scuola e la famiglia ci costringono a modificare costantemente il “tiro”, costringendoci ad adeguarci a cambiamenti forse necessari ma sicuramente destabilizzanti.

La reazione è quella di cercare di riferimenti rassicuranti ai quali aggrapparci. Le vecchie abitudini stabiliscono un legame con quel passato confortante, che sembra opporsi all’incertezza del futuro.

Le misure di contenimento della pandemia Covid19 hanno modificato radicalmente molti comportamenti e molti rituali ai quali eravamo abituati.

La sospensione dei funerali, quella dei matrimoni e delle riunioni collettive hanno determinato una frattura tra il “prima” e il “dopo”, amputando per un lungo periodo rituali presenti da secoli o millenni.

Come reazione vennero proposti nuovi comportamenti, come il saluto con il gomito, con il pugno o le bandiere sui balconi. Si trattò, evidentemente, di patetici e ridicoli surrogati.

Non voglio entrare nel merito della necessità di tali restrizioni né su quello della scelta delle metodologie che le hanno attuate, ritengo che, come sempre, il tempo si rivelerà un galantuomo e che farà emergere verità più o meno scomode.

A corroborare l’idea di un discutibile valore delle comunicazioni ufficiali, potremmo osservare che gli organi “convenzionali” di diffusione delle notizie, offrono un palcoscenico deprimente con una sola voce solista, priva di qualsivoglia confronto o contradditorio.

Si rende quindi necessario prendere in considerazione quelle fonti alternative, definite volgarmente “complottiste” da un pensiero unico istituzionale, per verificarne l’attendibilità.

Ovviamente lo stesso processo di analisi dovrà essere applicato ai dati e alle interpretazioni ufficialmente fornite dagli organi ufficiali di stampa.

La cosiddetta “Verità” non conosce criteri democratici.

Se un determinato concetto viene sposato dalla maggioranza delle persone non significa assolutamente che, unicamente per questo motivo, debba essere considerato vero o giusto.

Quasi tutte le grandi scoperte scientifiche sono nate come delle teorie rivoluzionarie o complottiste.

Inizialmente sostenere che fosse la Terra a roteare intorno al Sole fu considerata un’eresia, come eretica fu la Teoria darwiniana dell’evoluzione o quella della Relatività Generale di Einstein.

Paradossalmente lo stesso Albert Einstein, creatore di questa straordinaria Visione del Mondo, si oppose con tutte le proprie forze all’idea di un Universo in espansione contestando l’ipotesi di Georges Lemaître, che basandosi proprio su una delle soluzioni dell'equazione della Relatività, ipotizzò che l'universo fosse in costante ampliamento.

Evidentemente quando le conclusioni risultano essere “troppo avanzate”, o troppo diverse dalla propria Weltanschauung, anche i più grandi geni fanno un passo indietro.

Quelle che oggi sono considerate ipotesi azzardate, partorite da menti disturbate, o criminali, in altre parole da coloro che oggi sono considerati con disprezzo i “complottisti”, in un particolare momento di quel futuro immerso nelle le nebbie dell’incertezza, potrebbero diventare delle autentiche verità.

Già risulta curioso che il termine “complottista” possa possedere due opposti significati:

Organizzatore di complotti.

 

Chi tende a interpretare ogni evento come un complotto o parte di un complotto.

 

Quindi dare del “complottista” a qualcuno non chiarisce a quale particolare definizione ci si riferisca. La lingua italiana a volte può causare qualche imprecisa interpretazione e bisogna fare molta attenzione ai termini e ai loro significati.

Oggi molte persone, provenienti da differenti formazioni culturali o da diversi ambienti sociali, avvertono che stia per accadere qualcosa d’insolito come una rapida espansione della Coscienza. Ovviamente stiamo parlando di salti di natura metafisica, dove il guardare si trasforma in Vedere e l’ascoltare in Sentire. Non è possibile descrivere con le parole l’autentico significato di queste differenze, ma è possibile affermare che moltissimi individui stiano vivendo questo tipo d’esperienza.

La necessità di affrontare il futuro con una mente strutturata diversa-mente, risulta essere di vitale importanza. I vecchi paradigmi, frutto di una visione esclusivamente tecnocratica basata sulle leggi dell’economia, stanno perdendo di significato poiché favoriscono, solo in apparenza, il benessere fisico e mentale dell’uomo.

Il “salto di consapevolezza” è alle porte ed è l’unica arma che possediamo per riproporre i valori etici di un umanesimo negato e bistrattato, fatto affogare nei liquami di una ipocrita visione della realtà, che vorrebbe trasformarlo in un inquietante trans-umanesimo.

 

   Giancarlo Guerreri

         Editorialista

 

 

 

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Articolo pubblicato il 16/10/2022