"I due secoli della Scuola di Cavalleria. Venaria Reale 1823: la nascita", a Venaria Reale (Torino)

Un convegno per il 200° anniversario della costituzione della Scuola di Cavalleria 1823-2023

A Venaria Reale (Torino), il 19 novembre 2022, alle ore 14:30 presso la Chiesa di Sant’Uberto, Piazza della Repubblica 4, si svolgerà il Convegno “I due secoli della Scuola di Cavalleria. Venaria Reale 1823: la nascita”.

Questo il Programma del Convegno:

Ore 14:30 - Introduzione ed indirizzo di saluto delle Autorità

Ore 15:00 - Cerimonia di conferimento della Cittadinanza Onoraria di Venaria Reale alla Scuola di Cavalleria

Ore 15:20 Ing. Giuseppe MARINELLO: “L’arte equestre tra patrimoni culturali immateriali e siti dell’UNESCO”

Ore 15:35 Dott. Mario GENNERO: “Otto Wagner: il primo istruttore della Scuola”

Ore 15:55 Prof. Domanico BERGERO: “La Regia Scuola Veterinaria e la Scuola di Cavalleria”

Ore 16:10 Gen. C.A.(c.a.) Francesco APICELLA: presentazione del Calendario storico Associazione Nazionale Arma di Cavalleria (ANAC) 2023

Ore 16:40 Gen. B. Claudio DEI: “La Scuola di cavalleria oggi, già domani”

Ore 17:00 Visita alla Corte Pagliere - ex cavallerizza Lamarmora.

Riteniamo di far cosa gradita ai Lettori di Civico20News col riportare questa sintesi storica delle vicende della Scuola di Cavalleria, che ci è stata fornita dalla Associazione Nazionale Arma di Cavalleria.

LA SCUOLA DI CAVALLERIA

Con Regio Viglietto firmato dal Re di Sardegna Carlo Felice, il 15 novembre 1823 venne fondata la Regia Scuola Militare di Equitazione in Venaria Reale, per istruire nell’equitazione i giovano allievi dei corpi di cavalleria, gli ufficiali di ogni Arma nonché le persone della corte reale, conferendo in tal modo unicità di metodo all’equitazione da loro praticata; nella realtà la Scuola fu poi frequentata solo da personale militare. Non ci si deve meravigliare che l’ordine di costituzione della Scuola fosse firmato direttamente dal Sovrano, poiché in uno Stato piccolo com’era il Regno di Sardegna tutte le disposizioni erano approvate o addirittura firmate, come in questo caso, dal Re.

La scelta della sede cadde sull’imponente opera del Castellamonte e dello Iuvarra per una serie di motivi: la grandiosità dei locali, la vicinanza alla capitale Torino, la disponibilità di una vasta piazza d’armi e di un grandissimo maneggio coperto.

Il primo Comandante della Scuola fu il Maggior Generale Pietro Saibante marchese di Sant’Uberto che rispondeva direttamente alla Segreteria (oggi diremmo Ministero) di Guerra. I frequentatori erano i neo Sottotenenti provenienti dall’Accademia di Torino ed i militari di truppa inviati dai reggimenti di cavalleria. Anche tutti i cavalli della nuova rimonta, al compimento del quinto anno di età erano inviati alla Scuola, dove permanevano sei mesi per essere addestrati ed essere poi assegnati ai reggimenti dove avrebbero prestato il loro servizio.

Nel 1825 il Re conferì la carica di “Capo Cavallerizzo”, vale a dire istruttore di equitazione, al prussiano Ottone Wagner che rimase a Venaria Reale per ben vent’anni (e poi ancora nel biennio 1860-61 a Pinerolo). Egli profuse tutte le proprie energie e capacità nell’adempimento del compito ed il suo insegnamento e metodo divennero legge, fornendo ottimi risultati come si dimostrò di lì a pochi anni.

Nel marzo del 1848, in previsione degli eventi bellici della Prima Guerra di indipendenza, il Re Carlo Alberto dispose lo scioglimento della Scuola ed il conseguente trasferimento di tutto il personale e dei cavalli ai reggimenti di cavalleria che si apprestavano ad entrare in guerra contro l’Austria: la dura decisione fu dettata dall’esigenza di sfruttare ogni risorsa disponibile, soprattutto in considerazione delle ridotte dimensioni della Cavalleria dell’Armata Sarda. Nella pur sfortunata campagna del 1848-1849 il comportamento delle unità di Cavalleria si dimostrò decisamene positivo negli scontri con la rinomata cavalleria austriaca, a testimonianza della validità della formazione impartita dalla Scuola, dove l’insegnamento dell’equitazione fu costantemente orientato verso l’impiego del cavallo a scopi militari.

Nelle operazioni militari si distinsero i primi allievi formatisi a Venaria Reale e tra essi furono decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare il Colonnello Maffei di Boglio Comandante di “Novara Cavalleria”, il Cap. Avogadro dei “Cavalleggeri di Monferrato” e diversi altri.

Ultimata la Prima Guerra di indipendenza, a fine 1848 l’Istituto venne ricostituito a Pinerolo con il nome di Scuola Militare di Cavalleria. La scelta di questa località fu dettata da diverse ragioni, tra cui la necessità di lasciare spazio a Venaria Reale ad altre realtà quali l’artiglieria e la Scuola di Veterinaria, il fatto che Pinerolo era sempre stata sede di reggimenti dell’Arma ed infine le condizioni climatiche favorevoli per l’abbondanza di acque e di foraggi e per la salubrità delle terre. Inoltre, dal 1845 si stava edificando, a spese della città, una nuova caserma con relativo maneggio.

L’organico della Scuola fu ampliato per fare fronte alle nuove esigenze. I corsi furono svolti a favore di tutto il personale di Cavalleria: Ufficiali, Sottufficiali (della durata di due anni) e militari di truppa. Una particolarità riguardava i trombettieri che frequentavano un corso addirittura biennale: in cavalleria il loro ruolo era fondamentale in quanto tutti gli ordini erano trasmessi con i segnali di tromba (il regolamento ne prevedeva una sessantina) e ad essi era richiesta una grande abilità non solo nell’uso dello strumento ma anche nella capacità di montare a cavallo in un ruolo che li affiancava sempre ai comandanti ai vari livelli.

Con la nascita del Regno d’Italia aumentarono gli effettivi dell’Esercito e di conseguenza i compiti della Scuola. Ormai era anche maturata la convinzione che l’equitazione di campagna dovesse tendere ad assumere un ruolo sempre più preminente su quella di maneggio. Ma è nel periodo tra la fine Ottocento e l’inizio Novecento che la Scuola visse il suo grande momento innovativo, addirittura rivoluzionario, che le consentì di assumere anche in Europa un ruolo di primo piano. È infatti in quegli anni che si realizzò la completa applicazione del sistema naturale studiato dal Cap. Federigo Caprilli, e venne formata una numerosa schiera di ottimi cavalieri e di valenti istruttori che giungerà fino alla Seconda Guerra Mondiale. Il metodo promosso da Caprilli consisteva nell’adattare il peso ed i movimenti del cavaliere in accordo con l’equilibrio del cavallo, ottenendo un insieme armonico che permetteva al binomio di ottenere le massime prestazioni con naturalezza. Il prestigio della Scuola crebbe a tal punto che nel 1900 fu necessario istituire un corso per soli ufficiali esteri. Nel 1910 venne realizzata la grandiosa cavallerizza, al tempo la più grande d’Europa, e fu altresì aperto il distaccamento di Tor di Quinto a Roma (tuttora sede del reggimento “Lancieri di Montebello”), dove si tenevano i corsi avanzati di campagna.

Dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale la Scuola continuò a funzionare garantendo i corsi, sebbene di durata ridotta. Nel periodo successivo la Scuola celebrò il suo primo centenario e continuò la sua opera di formazione sia nel campo dell’equitazione che in quello operativo e, non meno importante, in quello spirituale, distinguendosi per la rigida disciplina che accomunava tutti indipendentemente dal grado e che risulterà fondamentale per la saldezza dei reggimenti quando saranno chiamati a combattere in condizioni estreme, dalla Russia all’Africa. Il progresso però incalzava e nella prima metà degli anni Trenta anche la Cavalleria ricevette i primi carri armati, ancorché in numero limitato ed osteggiati dalle forti resistenze ad abbandonare il cavallo: fu così che la Scuola iniziò limitati corsi sui nuovi mezzi.

La quasi totalità della Cavalleria italiana entrò nella Seconda Guerra Mondiale montata a cavallo, ma già dopo un anno ci si rese conto della inadeguatezza e si cercò di accelerare i tempi della transizione. I reggimenti iniziarono ad essere trasformati con la sostituzione dei cavalli con le autoblindo ed i vari tipi di carri armati, anche se all’atto dell’armistizio i reggimenti dislocati in Francia e parte di quelli nei Balcani erano ancora montati. La trasformazione richiese un poderoso sforzo da parte della Scuola di Cavalleria, che dovette in poco tempo addestrare il numeroso personale destinato alle nuove unità blindate e corazzate. L’8 settembre 1943 tutto il personale venne catturato dai tedeschi ed inviato nei campi di prigionia in Germania dove vi morirà anche il Comandante della Scuola Gen. Barbò. Terminò così dopo quasi un secolo il glorioso periodo di Pinerolo, che forgiò intere generazioni di cavalieri, insegnando loro che la Cavalleria era si l’Arma nobile ed elegante ma anche quella votata al sacrificio nei momenti cruciali. Solo per ricordare alcuni dei più noti nomi che ne furono allievi, si citano l’asso Francesco Baracca, il premio Nobel Luigi Pirandello, il fondatore della FIAT Giovanni Agnelli ed i suoi nipoti Gianni e Umberto, l’industriale Pirelli, i registi Mario Monicelli, Luchino Visconti e Anton Giulio Majano.

L’amara conclusione della Seconda Guerra Mondiale determinò per la Cavalleria un momento di profonda crisi, poiché sembrò prevalere il concetto di abolire l’Arma, nella considerazione che il cavallo non era più “la prima arma del cavaliere”. Tuttavia, già nel 1946 la Scuola di Autoblindismo si stabilì nell’antica sede di Tor di Quinto, dove le vecchie scuderie furono trasformate in autorimesse e la mascalcia divenne un’officina. I mezzi sui quali ci si addestrava erano carri armati leggeri ed autoblindo residuati bellici lasciati dagli Alleati. A fine 1948 la Scuola fu ridenominata “di Cavalleria Blindata” legando così il nome tradizionale alla nuova conformazione, ma già nel 1951 venne disciolta per confluire nella Scuola Truppe Corazzate di Caserta, unico ente destinato alla preparazione di tutti coloro che utilizzavano mezzi corazzati e cioè Cavalieri, Carristi, Bersaglieri, Lagunari e aliquote dei Carabinieri e della Pubblica Sicurezza. A Caserta si tenevano i corsi per Ufficiali, Sottufficiali e Graduati, mentre alla dipendente Scuola Specializzati di Lecce si tenevano i corsi per i militari di truppa.

Nel 1993 la Scuola di Cavalleria ritrovò la propria autonomia presso la sede di Montelibretti (Roma), dove già esisteva la Scuola Militare di Equitazione, dando vita così ad un emblematico connubio tra la componente sportiva e quella operativa. Tale situazione non era però destinata a durare a causa della contrazione dell’Esercito susseguente alla sospensione della leva, ed a fine 1998 la Scuola di Cavalleria ebbe la sua sede definitiva a Lecce, ove confluì da Caserta anche la componente dei Carristi, divenuti nel frattempo una Specialità dell’Arma di Cavalleria.

Oggi, alla vigilia del duecentesimo anniversario della sua costituzione, la Scuola si articola in un Comando e in un reggimento addestrativo a cui è devoluto il compito di condurre la formazione e la specializzazione degli Allievi Marescialli e Sergenti nonché la qualificazione, l’aggiornamento e la specializzazione di Ufficiali, Sottufficiali, volontari in ferma prefissata ed in servizio permanente; il reggimento assicura inoltre l’indispensabile supporto logistico a tutte le attività. La Scuola ha anche il compito di elaborare la dottrina di impiego dell’Arma e di valutare sia le procedure tecnico tattiche sia i mezzi di nuova introduzione: a tal fine dispone a Torre Veneri, a pochi chilometri, di una propria area addestrativa che comprende anche un poligono. Non ultimo, la Scuola ha alle dipendenze un proprio Centro Ippico Militare dove viene praticata l’equitazione dal personale dipendente e dove vengono svolti concorsi ippici.

Alla Scuola è assegnato, in riconoscimento del suo ruolo formativo di “casa madre” e di custode delle tradizioni, lo Stendardo dell’Arma di Cavalleria decorato di:

- Medaglia d'Oro al Valor Militare con la motivazione "In quarantuno mesi di guerra diede mirabile esempio di abnegazione e di sacrificio, prodigandosi nei vari campi della cruenta lotta. Rinnovò, a cavallo, i fasti della sua più nobile tradizione; emulò, appiedata, fanti, artiglieri e bombardieri; fornì, pei duri cimenti dell'aria, piloti di rara perizia e di singolare eroismo". (maggio 1915 - novembre 1918).”

- Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia con la motivazione "In terra d'Africa, rinnovava le sue gloriose, secolari tradizioni, a cavallo, sui carri veloci, sugli automezzi; ammirevole sempre per audacia, seppe ovunque, fedele al suo motto, gittare l'anima oltre ogni ostacolo, dando alla Patria il fremito della travolgente vittoria". (guerra italo-etiopica, 3 ottobre 1935 - 5 maggio 1936)”.

Il motto della Scuola è “Con impeto e ferreo cuore oltre l’ostacolo” che coniuga l’antico spirito dei soldati a cavallo con quello moderno dei blindati e corazzati.

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Articolo pubblicato il 14/11/2022