La legge di Bilancio del Governo Meloni; il "No Meloni Day "e l’avvicinamento a una data evocativa

Manifestazioni di protesta contro il centrodestra. Ricordi di Torino anni 70 e riflessioni sulla consapevolezza del dissenso

Premessa: il 18 dicembre 1990, L’Assemblea Generale ONU ha approvato la Convenzione dei diritti di tutti i lavoratori Migranti. Documento poi interpretato in modo più ampio. Inoltre: 18 dicembre 2022, 100º anniversario della Strage Di Torino del 1922” (concomitanza di date).

Amarcord del 18 dicembre 2001: “Modifiche alla finanziaria o sarà sciopero generale!” (Tratto da La Repubblica.it). Era il tempo del II governo Berlusconi, rimasto in carica dal 11 giugno 2001 al 23 aprile 2005, ovvero quasi quattro anni. A tutt’oggi la più lunga legislatura rimasta in carica in Italia, seguita dal Berlusconi IV, durato 1287 giorni. Governi di deologia liberale, prontamente contestati nelle piazze.

L’attuale fermento di Cgil, 5 stelle e PD, freschi & zoppicanti sconfitti disuniti si distingue per improvvisati controsensi, più che per correttivi di una certa creatività. Calenda invece, strizza l’occhio alla maggioranza. Scenari già visti.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha prestato giuramento il 22 ottobre, nell’arco di un mese L’Esecutivo della transizione politica, ha presentato una Manovra Finanziaria che non ha turbato né lo SPREAD, né l’andamento della borsa, raccogliendo il plauso delle piccole imprese, buone cose da Confindustria e da molti cittadini.

“Il” Premier si è mostrata flessibile verso suggerimenti alternativi, applicando correttivi insufficienti a moderare i toni. Invece, una parte della stampa è calata in politica con forza dissociante, e nuovamente: “Modifiche alla finanziaria o “forse” scenderemo in piazza!”. Reminiscenze ripetitive, di scarso giovamento per il Paese.

“È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” (Albert Einstein)

La libertà d’opinione e di manifestare sono sacri principi della Costituzione, su cui gravano logiche eccezioni. Il dubbio di chi scrive, torinese e liceale degli anni 70, si rinnova di tanto in tanto, indugiando sul senso e sugli obiettivi degli slogan in campo. Erano anni di picchetti alla Fiat, di “Prima Linea” e spari ai dirigenti, di scioperi, cortei & alcuni cori che ricordo ancora: “Agnelli, carogna, ritorna nella fogna! Agnelli, assassino, vai via da Torino!”. Non ne afferravo il senso e indagavo nel mio quartiere popolare, ricavando confuse risposte.

Senza alcuna servitù faziosa, ma per innata curiosità, in quegli anni di cortei spesso sfociati in violenza, mi chiedevo se studenti e operai, “eccentrici” complici della protesta, avessero una convergente perizia economico-industriale verso una grande azienda alle prese con la concorrenza globale. Azienda che dava lavoro a mezza Torino, consentendo di iscrivere al liceo anche i figli di famiglie più modeste…. Poi ne parlavo con mio padre che aveva vissuto ben 2 guerre mondiali. Con poche frasi coniugava dossi e paradossi della nostra storia.

Dunque, CGIL e Cisl confermeranno lo sciopero generale a Torino per i 100 anni dell’omonima strage? Il nuovo, vecchio popolo degli studenti ci sarà? Intanto ha anticipato i tempi il 18 novembre, coniando un suggestivo head line: il “No Meloni Day”!? Mentre la nuova manovra Finanziaria è il baricentro del dissenso, di nuovi, poetici slogan e improvvisate statistiche.

La manovra 2023 si svolge su 136 articoli spaziando dalla quota 103 alla pensione anticipata, alla flax tax, dalle misure di tema energetico a carburanti, bonus al 90%, fonti rinnovabili ecc, alla riduzione della pressione fiscale, a misure di sostegno a favore del contribuente, alla rottamazione di mini cartelle all'immigrazione, all’aggiornamento biennale di multe da pagare. Quindi, card per acquisto beni di prima necessità, ritorno di voucher per il lavoro occasionale, Iva al 5% per pappe e pannolini, esenzioni sui pagamenti inferiori a € 30 con il POS, zero contributi per chi assume chi ha RDC. E ancora, istituzione dei Fondi sovranità alimentare e innovazione in agricoltura, 2 miliardi per il fabbisogno sanitario e una ulteriore lista di provvedimenti che, dal ponte sullo stretto di Messina all’efficienza energetica delle carceri, ai fondi G7, e tant’altro, non riescono ad accontentare tutti. Come del resto accade ad ogni legislatura.

La coperta è corta, lo scenario più difficile che mai, l’eredità è passiva e la nuova manovra, definita iniqua dall’opposizione; bensì, coraggiosa & politica dall’esecutivo, segue il suo obiettivo “differente”, ardua da pesare a senso unico. Eppure, la protesta è già pronta per la piazza, mentre incravattati opinionisti fanno audience sulle TV.

Qui, la domanda dal libero pensiero ritorna: quanti “animatori” delle piazze, hanno competenza per valutare in modo autonomo sensi o pretesti delle proteste indette da un’opposizione che inciampa su se stessa, priva di originalità politica? Quanti dei richiamati a sfilare in coro, hanno padronanza dei 136 articoli "dell'iniqua"… riforma? La situazione è in divenire.

È un discorso che si inerpica tra antiche ideologie e moderni fenomeni epocali che stanno mandando a fondo il Mondo, mentre il talento della razza umana prosegue lo scempio di se stessa. Il Bel Paese rappresenta bene il concetto: la storia ci riporta che non abbiamo mai smesso di dividerci in opposte fazioni, pur di farci del male a vicenda.

Pensieri vaganti, ricordi di piazza Piazza Fontana, di Bologna, di Aldo moro  e tante storie. Tempi di una lotta di classe odor di naftalina; diapositive di governi d’altri sentimenti; nessun ricordo di un’opposizione liberale-studentesca mai scesa in piazza con caschi e bandiere d’altro colore. Una sola cosa in comune: basta una scintilla per far sbocciare il male.

Souvenir d'esempio: la campagna d’odio a carico di Berlusconi. Odio sfociato in un attentato del 13 dicembre 2009. A Milano, dopo un pacifico comizio, un esaltato quasi uccise il Presidente del Consiglio che sebbene ferito, uscì dall’auto a placare gli animi, ben sapendo che a quel tempo e a quel gesto potevano seguire sanguinosi scontri. Furono troppi a restar delusi.

In conclusione: già si respira un’ipotetica folata d’odio verso la prima donna Premier di uno Stato, per fortuna ancora democratico, non solo nel logo del PD. Un odio che rischia di salire se insinuato in modo capillare da chi è avvezzo alla rivoluzione, molto meno a un confronto veramente costruttivo e progressista. Ovviamente, spero d’essere presto smentito.

“Se in Italia, fare riforme di destra senza proteste in piazza è concesso solo ai governi di sinistra, allora ben vengano” (Giovanni Agnelli)

 

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Articolo pubblicato il 01/12/2022