La Russia sta davvero perdendo?

Analizziamo insieme le ragioni del conflitto

Durante la riunione del G7 il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato che ci saranno presto nuovi aiuti militari all'Ucraina e il nono pacchetto di sanzioni contro la Russia verrà applicato a breve. Il ministro degli Esteri ucraino ha affermato che l'ipotesi di un blackout completo in seguito ai bombardamenti russi “è abbastanza realistica, ma la situazione instabile non spingerà gli ucraini a lasciare il Paese”.

Zelensky ha poi ammesso che senza l’aiuto dell’alleato occidentale il suo Paese non esisterebbe. Tutto questo agli occhi degli americanisti può apparire molto confortante. Tuttavia, appare fortemente contraddittorio.

Questa narrazione stride completamente con l’altra narrazione, ovvero quella di un Ucraina che sta vincendo la guerra ricacciando i russi fuori dal Donbass.

La visione eroica di unità ucraine che rimandano indietro i russi sembra assolutamente "realistica". Per i nostri mezzi d’informazione sembra che Putin stia per perdere, non si sa che cosa, ma ci dicono che è così!

Con buona pace del nostro mainstream, Putin e la Federazione russa stanno facendo tutto tranne che perdendo. Se il riferimento è alla guerra, occorre subito precisare che la Russia non ha mai annunciato ufficialmente una Guerra, né contro l’Ucraina né contro il suo popolo. Ha sempre parlato di operazione militare speciale, anche perché in caso ci fosse stata una guerra avrebbe avviato le procedure per una mobilitazione totale e molto probabilmente l’uso di armi nucleari prima tattiche e poi strategiche.

Tutto questo invece non è mai avvenuto. Putin dalla prima fase del conflitto ha sempre annunciato che l’obbiettivo non era quello di “invadere”, ma di avviare una operazione atta a destituire un governo illegittimo e fortemente ostile alla cultura, alla lingua e alla nazione russa. E questo in effetti lo ha ampiamente dimostrato. Da quando è stato destituito illegalmente Yanukovic (nel 2014), il governo di Kiev ha avviato una guerra contro il suo stesso popolo. Discriminando quella parte di Ucraina di lingua e cultura russa.

La Russia ha provato a più riprese la tutela di popolazioni affini a Mosca. Prima la Crimea, poi il Donbass e Kherson. L’est e il sud del Paese non si riconoscono più in un governo illegittimo che intende solo umiliarli e vessarli.

Se poi aggiungiamo il fatto che Zelensky intende aderire alla Nato e all’UE, questo esporrebbe ulteriormente in pericolo le minoranze russofone del paese.

Il Cremlino non poteva far altro che intervenire. E proprio per tutelare la popolazione, inizialmente ha condotto l’operazione militare speciale con ragazzi giovani e con milizie mercenarie atte a consolidare le retrovie.

Solo in una fase successiva il conflitto si è inasprito. E il merito non è certo di Putin. Semmai la maggior responsabilità ce l’hanno quei paesi Nato che continuano a foraggiare uno Stato già sconfitto in partenza. Un “polmone artificiale” già morto, tenuto in vita dalle armi dell’Occidente "libero e antifascista". Lo stesso che sostiene i gruppi neonazisti che hanno perpetrato crimini contro l’Umanità.

Ad oggi, la Russia controlla ancora il 25 % del territorio ucraino, e le zone occupate militarmente sono anche quelle più ricche.

Il Governo di Kiev dovrà affrontare il freddo e il gelo senza dare un riscaldamento adeguato alla propria popolazione; la quale, lo ricordiamo, è tenuta a forza dentro i propri confini per fare chissà quale opposizione o resistenza. La propaganda occidentale, dei Paesi ventriloqui di Washington, da mesi ci delizia con storie strappalacrime, di mamme che lasciano tutto per ritornare a combattere e di figli morti giovani come martiri della "libertà".

Peccato che in questa dolce propaganda manchi il fatto che il Governo di Kiev, oltre che illegittimo, è un governo in mano agli oligarchi e alla corruzione, e che di democratico non ha proprio nulla. Zelensky e i suoi predecessori si sono sempre preoccupati di mettere a tacere i partiti rappresentanti della parte russofona. Che ricordiamo, dal 25 dicembre del ’91, ha sempre costituito la metà degli elettori ucraini, oscillando in alternanza fra governi ucraini filoeuropeisti e altri legati a Mosca. Questo almeno fino al colpo di stato del 2014. Dove gli “Euromaidan” si sono scatenati, in una furia ipernazionalista e russofobica.

Ora, la situazione sta sfuggendo di mano. Zelensky è sempre meno credibile agli occhi dei suoi stessi alleati occidentali. Gli Usa in primis non vogliono una guerra nucleare con la Russia, né vorrebbero inimicarsi più di tanto la Cina, fortemente legata a Mosca e ai Paesi dei BRICS.

Nel frattempo, il mondo sta precipitando nel baratro, l’Impero americano si sta sgretolando al loro interno, e il monopolio del dollaro è messo in discussione dalle potenze emergenti. Nuovi conflitti sono alle porte e altri potrebbero nascere. In tutto questo, gli americani faticano sempre più a garantire la ‘Pax Mundi’ , ritagliatosi dopo le due guerre mondiali il ruolo di “sceriffo globale”. Tutto questo potrebbe finire, e il “distintivo” potrebbe cadere dalla “camicia a stelle e strisce”.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 15/12/2022