Qualche chiacchiera di troppo…

Le discutibili dichiarazioni della Presidente della Corte costituzionale

Ci eravamo ripromessi, qualche giorno fa, di non commentare la decisione della Corte costituzionale con cui è stata sancita di fatto la legittimità dell’obbligo vaccinale nel nostro paese. Volevamo attendere rispettosamente il testo della sentenza e, sopratutto, le motivazioni che avrebbero esplicitato il percorso logico-giuridico con cui si era pervenuti alla deliberazione.

Purtroppo siamo stati battuti sul tempo. Prima con un comunicato in cui l’ufficio stampa della Corte anticipava i termini della decisione, e poi da una disinvolta intervista che la Presidente Silvana Sciarra ha voluto concedere al Corriere della Sera del 9 dicembre scorso.

Così, di fronte a tali anticipazioni, ci sentiamo in diritto di proporre alcune considerazioni sulla base esclusiva di quanto detto ufficialmente dai protagonisti della decisione.

Innanzitutto va notato come entrambe le esternazioni siano abbastanza discutibili: il comunicato stampa in quanto contiene valutazioni di merito che dovevano essere meglio argomentate, sopratutto quando definisce “non irragionevoli, né sproporzionate” le scelte del legislatore in materia vaccinale, cosa che ha suscitato un certo sgomento; e poi l’intervista della Presidente Sciarra in quanto dilagante su una pluralità di argomenti e valutazioni ai confini della politica, cose  che certo non competono a chi presiede un altissimo organo di garanzia giurisdizionale.

 

Evidentemente anche i giuristi di alto rango indulgono talvolta alla narcisistica voluttà di esprimersi in campi che non gli appartengono, violando l’antico monito di un loro illustre predecessore come Alberico Gentili: “silete in munere alieno” -tacete su ciò che non vi riguarda- con cui il grande giurista marchigiano invitava ciascuno al rispetto delle altrui competenze.

 

La signora Sciarra, evidentemente consapevole di essere stata chiamata a decidere su una questione di grande rilievo anche politico, ci ha fatto dono di svariate sue opinioni in merito al futuro del diritto nella nostra nazione, opinioni peraltro non sempre condivisibili.

 

Intanto è necessario ribadire che la Corte, ai sensi dell’articolo 134, è chiamata semplicemente a giudicare sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello Stato e delle Regioni.

 

Valutare la ragionevolezza o la non ragionevolezza delle scelte legislative “sulla scorta dei risultati raggiunti dalla scienza”, come dichiarato dalla Presidente Sciarra, significa portare un giudizio che dovrebbe essere esclusivamente giuridico su un terreno, come quello scientifico, che costituisce, nel linguaggio di Gentili, appunto un’incursione “in munere alieno”, cioè su un terreno che richiede competenze che la Corte potrebbe anche non avere.

 

Che cosa significa, per un giurista, affidarsi alla scienza?

 

Significa essenzialmente scegliere fra le varie ipotesi scientifiche sul tappeto, quella che più gli aggrada. Non esiste “la Scienza”, esistono solo ipotesi scientifiche, congetture con le relative confutazioni, per usare un linguaggio popperiano. Scegliere la tesi vaccinale sulla base di un giudizio maggioritario, ignorando totalmente l’”altra scienza” dei Doshi, dei Ioannidis, dei Montagnier, dei Vanden Bossche, dei Mullis, dei Malone, solo per citare la crema della ricerca virologica internazionale, fra cui qualche premio Nobel sconosciuto a Palazzo della Consulta, vuol dire fare una scelta provinciale affidandosi solo alla piccola e burocratica ricerca nostrana.  

 

Non pretendiamo che la signora Sciarra conosca Feyerabend, Kuhn o Popper, e la lasciamo volentieri nella sua estatica convinzione che esista una Scienza unica e certificata da qualche comitato ministeriale o acclamata nei talk show serali dove burioneggiavano le virostar più note.

 

Ne riparleremo quando l’”altra scienza” -o anche solamente il tempo- proveranno la reale natura delle terapie genetiche imposte alla gente col ricatto, o quando qualche magistrato riconoscerà penalmente e civilmente le responsabilità di chi ci ha obbligati ad un trattamento sanitario sperimentale per nulla esente da pericolosità. Forse anche la signora Sciarra, allora, dovrà porsi delle domande.

 

Tralasciamo qualche modesta questione di opportunità, come la presenza nel Collegio di un giudice che aveva contribuito a scrivere le norme di cui poi ha dovuto giudicare la costituzionalità, cosa rilevata con vivacità dal professor Augusto Sinagra, messo subito a tacere da una Sciarra che, nell’intervista al Corriere, certifica senza esitazione come tutto, nella procedura di giudizio, sia stato esente da imperfezioni, fatto da attribuire ovviamente all’ “autorevolezza della Corte quale organo di garanzia, che afferma la sua indipendenza con motivazioni rigorose e coerenti coi propri precedenti”. Quando si dice avere fiducia in sé stessi...

 

Ma la Presidente dà il meglio di sé stessa quando esalta la sua personale dimensione europeista, dimensione che evidentemente trasferisce poi nell’attività della Corte.

 

Esalta anche l’attività della Corte di giustizia dell’UE. “Quando viene sollecitata”, dice la Sciarra, “la Corte di giustizia fornisce un’interpretazione uniforme del diritto europeo che si riverbera su tutti gli ordinamenti nazionali. E’ un dato importantissimo, perché dà un’ulteriore spinta unificante agli Stati membri dell’Unione”.

Che la nostra Corte costituzionale avesse un tale rispetto reverenziale verso la normativa europea, auspicandone una sempre maggior penetrazione nel nostro diritto, ci sorprende un poco, anche perché pensavamo che il suo compito fosse quello di dare attuazione ai principi della “nostra” Costituzione più che a quelli dell’Unione europea che, piaccia o no, rimane pur sempre uno stato straniero.

 

Ci sono in Europa paesi “recalcitranti” -dice la Sciarra- che dubitano della “vincolatività” delle sentenze della Corte di giustizia e questo, secondo la Presidente, “è un rischio molto grave”. Cosa evidente per chi ritiene che l’UE ormai possa e debba imporre coattivamente un diritto uniforme a paesi e tradizioni giuridiche differenti, ma non altrettanto evidente per molti altri. Anche qui la signora esprime un’opinione politica assolutamente non condivisa da molti, soprattutto quando pone in dubbio l’effettività dello stato di diritto in nazioni come la Polonia e l’Ungheria, senza spiegarci il perché. Forse perché il concetto di Stato di diritto richiederebbe qualche riflessione e qualche approfondimento in più, cose non proprio praticabili in una intervista giornalistica.

 

E infine la giurista si spinge a magnificare le necessità di bilancio intese come principi costituzionali -cosa anche qui del tutto discutibile- e addirittura esalta la bellezza di un bilancio europeo, con i suoi “valori comuni intorno ai quali dobbiamo stringerci”.

 

Trascuriamo altre esondazioni della signora Presidente, che fanno intuire -chissà perché- qualche recondita ambizione politica non appena avrà lasciato la carica. Cosa umanissima e certo non illecita, ma forse da tenere ben riservata, soprattutto nel momento in cui viene elaborata una sentenza i cui contenuti politici saranno sicuramente notevoli e faranno discutere molto, ben oltre le argomentazioni giuridiche che si vorranno addurre per giustificare molte cose difficilmente giustificabili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 14/12/2022